Il compimento dell’opera dello Spirito Santo trova soltanto nella
libertà della creatura il suo campo d’azione indefinibile e questo ci conduce
al tema escatologico dell’apocatastasi
degli spiriti decaduti che Bulgakov propone nell’Addenda del libro La Sposa dell’Agnello. Considerando la questione
proposta da Origene e Gregorio di Nissa, egli riprende la concezione della
potenza universale del sacrificio redentivo di Cristo offerto alla libertà di
ogni essere vivente che riconosce la sua regalità. L’autore preferisce parlare
di compimento finale della salvezza, poiché per lui è impossibile supporre una
qualsiasi limitazione alla potenza del sacrificio redentivo, infatti la Parola di Dio ne dà una
testimonianza diretta e indubitabile: Nel
nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nel cielo, sulla terra e sottoterra
(Fil 2,10-11) e Dio sarà tutto in tutti (1Cor 15,28). Questo
attesta la questione generale concernente il significato che assume
l’incarnazione di Dio anche per il mondo angelico.
Nella propria impostura, Satana si pone incessantemente di fronte al
Cristo e ricerca in lui involontariamente la verifica di se stesso e la
comprensione e il raggiungimento della sua propria immagine. E l’odio e
l’invidia di questa sua impotente emulazione diventano sempre più il pungolo e
il tormento dell’amore; ciò continuerà fino a quando questa sofferenza non avrà
raggiunto la propria pienezza”
Questa sconfitta di Lucifero davanti al Cristo e alla Madre di Dio,
secondo Bulgakov, produrrà il pentimento, il ritorno di Satana alla vita.
Tommaso d’Aquino afferma nella Summa
Theolgiae che nell’inferno non c’è
vera eternità, ma piuttosto tempo. Il male ha a che fare con l’ambito del non
essere, il fatto che il Diavolo esprime assenza di relazioni stabili non si può
dire persona (essere per). Se il diavolo (da diaballo, dividere) dovesse essere separato, sarebbe lui a vincere,
perché la separazione era quello che volle fare peccando contro la luce. Egli
volle dividere l’essere in due, se così fosse sarebbe la sua vittoria. Quindi
necessariamente il Diavolo è destinato alla conversione, a vedere le sue
tenebre interiori sbaragliate dall’irrompere della forza della luce divina.
In questa prospettiva l’inferno rappresenta uno stadio in cui si
rimane legati, nella maniera più dolorosa, al tempo. Questa concezione
teologica considera la misericordia divina uguale alla giustizia nel senso che
Dio resta fedele a se stesso nel suo Essere datore di vita. Ciò che per noi
immersi nel tempo è separato, per l’Eterno non lo è. Il giudizio divino sarà
comunque finalizzato alla vita eterna[1],
perché Dio non conosce altro che dare la vita.
Ponendosi in questa prospettiva ci si trova d’accordo con i padri
della Chiesa: Clemente Alessandrino, Origene, Gregorio di Nissa e Massimo il
confessore, con Barth e Bonhoeffer (teologia protestante), con Bulgakov e Berdjaev
(teologia russa), con von Balthasar e Theilhard de Chardin (teologia cattolica)
e latri.
Tutti questi teologi hanno sentito che lo Spirito di Dio parlava in
una cosa precisa: la salvezza universale. E’ vero che l’imperatore Giustiniano
ha fatto si che la dottrina della Chiesa condannasse l’apocatastasi, ma è
ancora più vero che bisogna obbedire allo Spirito più che agli uomini.
[1] Nel
Nuovo Testamento si parla sempre di vita eterna e mai di morte eterna ma di
“seconda morte”. Il fuoco eterno menzionato in Mt 25 sta a significare il fuoco
dell’eternità di Dio che tormenta i diavoli e i suoi seguaci nei secoli.
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