lunedì 22 aprile 2013

Apocalisse 11,15-19


La settima tromba
15Il settimo angelo suonò la tromba e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano:
«Il regno del mondo
appartiene al Signore nostro e al suo Cristo:
egli regnerà nei secoli dei secoli».
16Allora i ventiquattro anziani, seduti sui loro seggi al cospetto di Dio, si prostrarono faccia a terra e adorarono Dio dicendo:
17«Noi ti rendiamo grazie,
Signore Dio onnipotente,
che sei e che eri,
18perché hai preso in mano la tua grande potenza
e hai instaurato il tuo regno.
Le genti fremettero,
ma è giunta la tua ira,
il tempo di giudicare i morti,
di dare la ricompensa
ai tuoi servi, i profeti, e ai santi,
e a quanti temono il tuo nome,
piccoli e grandi,
e di annientare coloro
che distruggono la terra».
19Allora si aprì il tempio di Dio che è nel cielo e apparve nel tempio l'arca della sua alleanza. Ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine.

v. 15 il settimo angelo suonò la tromba: Al Cap. 10,7 era stato predetto che al suono della settima tromba si sarebbe compiuto il mistero di Dio e per questo vediamo ora che i santi cominciano ad intonare due canti di trionfo. Il primo canto è un canto di lode e di adorazione: Dio e Cristo hanno assunto il mondo, cioè hanno ora una sovranità effettiva sul mondo, fino ad ora usurpata da Satana.
e nel cielo echeggiarono voci potenti che dicevano: “il regno del mondo appartiene al Signore nostro e al suo cristo: egli regnerà nei secoli dei secoli”
Viene proclamato il regno cosmico di Cristo. Nel racconto delle tentazioni (Mt 4,8 ss) è il diavolo che offre i regni del mondo, perché si proclama suo padrone. Egli infatti è chiamato il "principe del mondo"(Gv 14,30). Cristo con la sua vittoria, gli strappa il potere che ha sul mondo (che il demonio aveva usurpato) e afferma, realizza e rende piena la regalità di Dio e dell’Agnello sul mondo, qui sulla terra.  La  tromba (vv. 15-19) annunzia l’ultima catastrofe che distruggerà il regno di Satana e stabilirà definitivamente il regno di Gesù Cristo. La Chiesa dovrà ancora subire persecuzioni, ma la vittoria è cominciata e quando sarà terminata, un nuovo canto risuonerà sulle labbra dei santi (cfr. Ap 19,1 ss). C) Il regno di questo mondo, su cui imperversava Satana, è diventato regno del Signor nostro: vale a dire che sono vinti completamente il demonio e tutti i nemici di Dio, secondo la promessa (Sal 2,7).

v. 16 allora 124 vegliardi seduti sui loro troni al cospetto di Dio, si prostrarono faccia a terra e adorarono Dio dicendo: v. 17 "noi ti rendiamo grazie, signore Dio onnipotente, che sei e che eri, perché hai messo mano alla tua grande potenza, e hai instaurato il tuo regno: Alla proclamazione oggettiva della Signoria di Dio e dell’Agnello, risponde la preghiera di ringraziamento dei Vegliardi. Mentre in Ap 1,4.8 e Ap 4,8 si dice: "che sei, che eri e che vieni", ora nel versetto 17 non aggiungono più "che vieni" perché Dio è venuto, si è reso presente, la profezia si è compiuta."Hai instaurato il tuo regno" letteralmente significa: ti sei rimesso a regnare.  

v. 18 le genti fremettero: Nel libro del profeta Isaia si legge: "Solo nel Signore si trovano vittoria e potenza!. Verso di lui verranno coperti di vergogna, quanti fremevano d’ira contro di lui. Nel Signore saranno vittoriosi e si glorieranno tutti i credenti di Israele" (Is 45,24-25). B) "Fremettero" cioè si sono adirate, contro la Chiesa, (si vuoi indicare la collera delle nazioni) opponendosi allo stabilimento del tuo Regno.
ma è giunta l’ora della tua ira, il tempo di giudicare i morti: L’amore di Dio è diventato insipido per gli uomini, anche dopo la Croce di Cristo, e nel loro egoismo essi non sanno che farsene. Così è necessaria, solo come medicina, l’ira di Dio: solo essa può scuotere gli uomini insensibili, duri e idolatri.
il tempo di giudicare i morti:  Quali morti? La preghiera dei santi, esaudita da Dio, si riferisce a coloro che hanno sposato l’iniquità e hanno fatto il male sulla terra, e che sono ancora sulla terra. A nostro avviso sono questi i morti che devono essere giudicati e contro cui si afferma che è giunta l’ora dell’ira di Dio. Infatti subito dopo si chiede a Dio di "annientare coloro che distruggono la terra": il verbo usato da Giovanni "annientare" ("distruggere"), in greco "diaphtherio" ha un valore che implica effetti sul piano reale e anche fisico!
di dare la ricompensa ai tuoi servi, ai profeti e ai santi e a quanti temono il tuo nome, piccoli e grandi, e di annientare coloro che distruggono la terra.
I servi di Dio: 1) prima i profeti, 2) poi i santi; 3) infine quanti temono il nome di Dio.
piccoli e grandi:  a seconda della loro fedeltà ai doni di Dio
il tempo di distruggere coloro che distruggono la terra: coloro che hanno corrotto moralmente gli abitanti della terra, riempiendola di peccati e attirando così su di essa la rovina".La terra oggetto di distruzione dovrebbe essere quella d’Israele. I suoi distruttori/corruttori dovrebbero essere i gentili e i falsi giudei. In 1 Cor 3,17 leggiamo: "Se qualcuno distrugge il tempio di Dio, Dio lo distruggerà". Se si decide di annientare coloro che distruggono la terra, evidentemente la terra è ancora ben esistente e allora non siamo alla fine del mondo.

v. 19 allora si aprì il Tempio di Dio nel cielo e apparve nel santuario l’arca dell’alleanza.
L’attenzione si sposta sul tempio celeste. In Es 25 si ripete più volte che l’Arca e la tenda devono essere realizzate sul modello del prototipo celeste rivelato da Dio. Vengono menzionate solo l’Arca e la tenda perché esse esprimono, meglio di ogni altra parte del Tempio, le finalità del tempio: Dio vuole stringere un’alleanza con gli uomini, incontrarli, stare con loro.  L’Arca dell’Alleanza - per tanto tempo nascosta - diviene visibile. Essa era il simbolo del patto di Dio col suo popolo, della Sua perfetta ed intima comunione col suo popolo: ora essa è resa del tutto visibile. La sua ricomparsa - nel cielo - è segno innanzitutto che questo patto è ora restaurato tra Dio e gli uomini. Il nuovo patto di grazia è pienamente realizzato nei cuori e nella vita dei figli di Dio. L’apparizione dell’Arca dell’Alleanza nel tempio celeste indica che il tempo messianico della restaurazione è venuto. Infatti si legge in Atti:  “Venutisi a trovare insieme domandarono a Gesù:  Signore, è questo il tempo in cui ricostituirai il regno d’Israele?. Ma egli rispose: "Non spetta a voi conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta"» (Atti 1,6-7). L’era messianica sarà descritta nel millennio (Ap 20,4) e nella nuova Gerusalemme (Ap 21-22).
ne seguirono folgori, voci, scoppi di tuono, terremoto e una tempesta di grandine
L’Arca "ha un duplice aspetto, di salvezza per i fedeli e di distruzione per i distruttori della terra. Quest’ultima dimensione è sottolineata dall’ultimo elemento della serie, la "grandine grande" che abbiamo già incontrato in Ap 8,7. Per i cattivi questa stessa Arca è simbolo d’ira. Le folgori, le grida, i terremoti sono i segni precursori delle vendette e dei giudizi imminenti che Dio sta per far cadere su tutti gli empi. Mentre solo le folgori, le voci e gli scoppi di tuono, possono essere fenomeni che accompagnano le manifestazioni divine, qui, il terremoto e la tempesta di grandine fanno capire che non si tratta di una manifestazione...gioiosa. 

mercoledì 17 aprile 2013

Apocalisse 11,1-13


I due testimoni
1 Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: «Àlzati e misura il tempio di Dio e l'altare e il numero di quelli che in esso stanno adorando. 2Ma l'atrio, che è fuori dal tempio, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. 3Ma farò in modo che i miei due testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni». 4Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra.5Se qualcuno pensasse di fare loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di fare loro del male. 6Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. Essi hanno anche potere di cambiare l'acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli, tutte le volte che lo vorranno. 7E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall'abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. 8I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso. 9Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedono i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permettono che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro. 10Gli abitanti della terra fanno festa su di loro, si rallegrano e si scambiano doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
11Ma dopo tre giorni e mezzo un soffio di vita che veniva da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli. 12Allora udirono un grido possente dal cielo che diceva loro: «Salite quassù» e salirono al cielo in una nube, mentre i loro nemici li guardavano. 13In quello stesso momento ci fu un grande terremoto, che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti, presi da terrore, davano gloria al Dio del cielo. 14Il secondo «guai» è passato; ed ecco, viene subito il terzo «guai».

Visione della misurazione del santuario di Dio
Si tratta di un’azione simbolica il cui modello è già presente in Ez (cfr. Ez 40,3 ss) avvenuta in visione: il tempio di Gerusalemme, infatti, quando fu scritta l’Apocalisse, era stato già distrutto (29 agosto 70 d.C.). Il parallelismo con Ez 40,3 ss, emergere, però, anche le differenze con quel testo: a "misurare" non è più un angelo, ma il veggente stesso. Nel Cap. 10 gli è stato dato l’ordine di mangiare e di profetizzare. Avendo assimilato il piccolo libro ora è capace di entrare come attore nello svolgimento della storia della salvezza. Interviene, ora, dunque, in qualità di profeta.

v.1 poi mi fu data una canna simile ad una verga
Questa canna ha l’aspetto e la lunghezza di un bastone da viaggio. "Ezechiele e i veggenti che a lui si ispirano parlano soltanto di una "canna", mentre Giovanni qui sente il bisogno di specificare che essa è simile "ad un bastone". Forse vuoi dire che non si tratta soltanto di una misurazione protettiva della parte santa di Israele, ma che essa implica anche una dimensione di castigo per le genti pagane e/o infedeli".
e mi fu detto: “alzati e misura il santuario di Dio”
 Giovanni scrive l’Apocalisse nel 95 d.C. - A quale tempio si riferisce Giovanni, dal momento che quello di Gerusalemme, era stato distrutto 25 anni prima? Il testo greco ci aiuta a rispondere a questa domanda. Il termine usato da Giovanni in greco è naos che indica il santuario, ossia il Santo dei Santi, indica cioè la parte dell’edificio più santa che è il tempio propriamente detto. Non è usato il termine greco "ieron" che indica tutto l’edificio nella sua struttura muraria. Giovanni non si riferisce al tempio di Erode, distrutto proprio allora, ma al tempio che era stato stabilito da Salomone. Ma siccome quel tempio era stato distrutto, è evidente che qui ci si riferisce ad una rappresentazione simbolica del tempio di Gerusalemme, per poi riferirsi al vero tempio di Dio che è la Chiesa di Cristo e ai suoi veri credenti. Si tratta della Chiesa cristiana, definita simbolicamente: 1) sia come tempio riservato, 2) che come atrio consegnato ai pagani, 3) sia come città santa che come città calpestata dai pagani". Essa sta per essere provata dalla più terribile persecuzione (quella dell’Anticristo) e, come in Ezechiele i fedeli erano stati segnati col TAU e preservati, così ora Giovanni deve misurare coloro che adorano nel tempio, cioè i fedeli, che appartengono alla parte santa della Chiesa e formano il vero tempio o santuario di Dio. Giovanni è interessato a dire che la presenza di Dio (il tempio) e la vera Chiesa (l’altare) sopravvivranno alla distruzione di Gerusalemme. Dopo queste precisazioni si capisce meglio che in questo versetto "misurare" significa "preservare". Questa misurazione locale equivale, sostanzialmente, al contrassegno posto sulla fronte degli eletti in Ap 7,1-4: la Chiesa sarà preservata dal prevalere delle forze infernali (cfr. Mt 16,18) che lanciano contro di essa, gli infedeli.
e l’altare ed il numero di quelli che vi stanno adorando: L’altare qui menzionato deve essere l’altare degli olocausti, perché Giovanni deve contare quelli che vi adorano, cioè i veri servi fedeli di Cristo.

v. 2 ma l’atrio che è fuori del santuario lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balia dei pagani, i quali calpesteranno la città santa, per 42 mesi
Inizia qui la determinazione - che verrà spesso ripetuta - del tempo limitato di 3,5 anni che corrisponde sia al regno malvagio dell’Anticristo - 42 mesi durante i quali la Bestia che sale dal mare (l’Anticristo) avrà potere di agire - (Ap 13,5); sia alla missione dei due Testimoni di 1260 giorni (Ap 11,3), sia al tempo in cui la Donna, la Chiesa, 3 anni e mezzo (un tempo - due tempi e la metà di un tempo) starà nel deserto (Ap 12,6). Tutti questi spazi di tempo si riferiscono ad uno stesso periodo, ad un unico periodo di 3 anni e mezzo che comprende il regno dell’Anticristo, che muoverà contro la Chiesa la più terribile persecuzione che ci sia mai stata. La parte esterna della Chiesa è stata data in balia dei pagani che calpesteranno la città santa. Gerusalemme è simbolo della Chiesa, la quale sarà - nella sua parte esterna - devastata e pervertita in parte dall’Anticristo per 3 anni e mezzo.
Quindi per "il cortile fuori del tempio, dato in balia dei pagani" si intendono allora tutti coloro che, sebbene in apparenza appartengano alla Chiesa, non sono veri credenti e quindi si faranno coinvolgere in un movimento di apostasia (cfr. 2 Tess 2,3). La frase evoca la parola del vangelo"Gerusalemme sarà calpestata dai pagani fino a che non sia compiuto il tempo dei pagani" (Lc 21,24). I pagani calpesteranno la città santa: cioè ci sarà l’invasione e la profanazione del luogo santo, da cui però è preservato il vero e proprio santuario, i veri adoratori, i fedeli a Cristo. I veri credenti non saranno toccati da questo veleno (soprattutto da quello dell’Anticristo); i falsi credenti, invece, che sono nel "cortile esterno", abbandonata la fede, si uniranno ai persecutori, ai falsi profeti, all’Anticristo, accettandone la dottrina, lo stile di vita, e il loro destino di morte.

v. 3 ma farò in modo che i miei due testimoni:
I due testimoni sono presentati per mezzo dell’articolo determinativo, come esseri ben conosciuti, o già conosciuti. Essi appaiono all’improvviso con l’articolo determinativo, senza alcuna presentazione, appunto come se si trattasse di due realtà già conosciute o dall’autore o dal lettore del testo.   
vestiti di sacco: segno di penitenza, (cfr. Mt 3,4). Riteniamo che questi due testimoni siano due individui precisi, due personaggi storici.
compiano la loro missione di profeti per 1260 giorni: per tutto lo stesso tempo in cui regnerà l’Anticristo. Secondo alcuni commentatori questi due testimoni non sarebbero da identificare in due persone concrete, ma sarebbero il simbolo della Chiesa fedele, dei veri evangelizzatori che sono inviati "a due a due". Sempre secondo alcuni commentatori, 1260 giorni non corrisponderebbero a 3 anni e mezzo, ma corrisponderebbero — in modo simbolico — al periodo di tempo che va dall’Ascensione di Gesù al Giorno del Giudizio universale, cioè a tutto il tempo della Chiesa.

v. 4 questi sono i due olivi: Si allude a Zac 4,1-4 dove i due olivi stanno uno a destra e l’altro a sinistra del candeliere a sette braccia. Dei due olivi è detto: "Questi sono i due consacrati che assistono il dominatore della terra" (Zc 4, 4) e rappresentano il principe Zorobabele, il potere temporale, (che fu il condottiero del primo nucleo di ebrei reduci dall’esilio di Babilonia - cfr. Esdra 2,2) – e il Pontefice, il Sommo Sacerdote, Giosuè, il potere spirituale, cioè due persone concrete. Entrambi iniziarono i lavori di ricostruzione della Casa di Dio e poi Zorobabele riorganizzò la Festa dei Tabernacoli e portò a termine i lavori del Tempio. I due olivi simboleggiano che i due testimoni hanno l’unzione dello Spirito Santo, e che devono fornire l’olio della fede nelle lampade dei fedeli, perché essi possano sempre ardere davanti a Dio. Nell’Apocalisse i due Testimoni sono simboleggiati anche con due candelieri, per indicare che essi devono, come candelieri, appunto, far risplendere la luce delle divine verità.  
e le due lampade che stanno davanti al Signore della terra: questa espressione ricorda chiaramente l’espressione usata da Elia profeta. Elia il Tisbita disse ad Acab: "Per la vita del Signore Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io" (1 Re 17,1). "Di solito si vedono le analogie con Elia e Mosè, ma già gli antichi mostravano dubbi interpretativi in proposito, giacché i due testimoni paiono pienamente inseriti nell’economia del Nuovo Testamento, e quindi dovrebbero essere personaggi cristiani. Vi è chi vede in essi due personaggi biblici che si riteneva non fossero mai morti ma rapiti: Enoch ed Elia.
Nel corso del Seder pasquale ebraico, si bevono in successione quattro calici di vino, tradizionalmente legati ai quattro verbi presentì nel versetto dell’Esodo: "E Io vi farò uscire e vi libererò e vi redimerò e vi prenderò per me" (Es. 6,6-7). Esiste però anche un quinto calice detto di Elia, che si versa ma non si beve, in quanto si presenta come un segno escatologico che attesta la speranza nella venuta del precursore del Messia.

v. 5 se qualcuno pensasse di far loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici: Allude al fuoco che Elia fece scendere dal cielo (cfr: 2 Re 1,10); così deve perire chiunque pensi di far loro del male.
v. 6 essi hanno il potere di chiudere il cielo: Come fece Elia al tempo di Acab (cfr. 1 Re 17,1; Gc 5,17)
perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. essi hanno anche il potere di cambiare l’acqua in sangue: Come fece Mosé (cfr. Es 7,19-21; 8,2).
e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli tutte le volte che lo vorranno.
Come fece Mosé con l’Egitto percosso con le 10 piaghe. Dio quindi darà a tutti e due i "due Testimoni" lo stesso potere dei miracoli uguale a quello che ebbero Mosè in Egitto ed Elia al tempo di Acab. Solo che i due Testimoni hanno più potere perché potranno agire tutte le volte che lo vorranno. 

v. 7 e quando poi avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà
Si osservi che la testimonianza stessa non viene descritta. I versetti precedenti ricordano solo l’autorità dei due Testimoni. Non viene detto nulla di esplicito sul tipo di testimonianza e sui suoi risultati. Viene ora introdotto un nuovo personaggio, di cui fino ad ora non si è parlato La bestia è introdotta come una realtà conosciuta. Se questo capitolo ci mostra la Bestia dell’abisso, che agisce prima che sorga dal profondo del mare, possiamo dedurre che l’Apocalisse segue lo stesso procedimento caratteristico del vangelo di Giovanni: esso non c’informa sui principi profondi delle realtà se non dopo averle descritte nel loro svolgimento esteriore. Questa Bestia che viene dall’Abisso la ritroveremo in Ap 13 e in Ap 17. La sua ostilità ai Testimoni risuona in e da Dn 7,21: il corno della quarta bestia muove guerra ai santi e prevale su di essi. Ricordiamo che questa profezia, dalla quale Giovanni ha attinto la durata di tre anni è mezzo, annuncia la persecuzione religiosa condotta da Antioco contro i giudei fedeli. Nell’Apocalisse, la profezia di Daniele, è vista come l’annuncio della persecuzione contro i cristiani. Il nemico dei due testimoni, quindi, dovrebbe essere la dimensione o espressione umana di una potenza demoniaca. Questa Bestia che sale dal mare è chiaramente l’Anticristo descritto con molti particolari da San Paolo nella 2ª Lettera ai Tessalonicesi: l’uomo iniquo (in greco ó antropos tes amartias) quindi un  uomo concreto, in carne ed ossa, l’uomo storico, l’uomo come individuo storico unico e irripetibile. Che l’anticristo escatologico sarà un vero uomo lo pensano i padri Ireneo, Tertulliano, Origene, Crisostomo, Cirillo e Gerolamo.

v. 8 I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto, dove appunto il loro Signore fu crocifisso.
Ai cadaveri dei due testimoni, viene impedita e rifiutata la sepoltura. Per la tradizione orientale ciò esprime oltraggio (cfr. Sal 79,2s; Tb 1,18; 2,3 s) o il castigo supremo (cfr. Ger 8,2). La città si chiama Sodoma ed Egitto. Sodoma: simbolo dell’immoralità; Egitto: simbolo della persecuzione e della schiavitù dei figli di Dio. L’Egitto è il paese della schiavitù. Il libro della Sapienza (19,14 ss) condanna più severamente l’Egitto di Sodoma. La Gerusalemme terrena è denunciata quindi come il simbolo dell’anticristianesimo. Vuol indicare l’apostasia che ghermirà una gran parte dei cristiani prima dell’Anticristo e poi al tempo dell’Anticristo. Così con un giusto e ironico ritorno, la città santa, esecrata per la crocifissione del Salvatore, diventa il tipo delle potenze ostili, il simbolo della città di Satana, che comprende tutto il mondo. I loro cadaveri saranno esposti nella piazza grande di Gerusalemme. Questo cosa significa? Che questa Bestia che sale dall’Abisso, cioè l’Anticristo, evidentemente, o sta a Gerusalemme, oppure istituirà come sua sede Gerusalemme. "Il motivo per cui la "città santa" è destinata ad essere profanata dai gentili viene spiegato: essa è il luogo della vittoria della "bestia che sale dall’abisso", cioè il luogo del trionfo di una manifestazione satanica.

v. 9 uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permetteranno che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro.
Bisogna pensare che questo sarà possibile solo grazie ai mezzi televisivi di cui oggi si dispone, ma che non erano disponibili nel passato? Come Gesù del quarto Vangelo è attivo per tre anni, così i due testimoni sono attivi per tre anni e mezzo; come Gesù giace sepolto per tre giorni, così i due Testimoni giacciono insepolti per tre giorni e mezzo. L’odio contro i due Testimoni sarà cosi grande che in segno di ignominia, non si permetterà che venga data sepoltura ai loro cadaveri. Ancora una volta cade ogni interpretazione simbolica, ogni tentativo di parlare di presunte personalità collettive o corporative.

v. 10 gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
Quando si dice "abitanti della terra" non si vuole dire, certamente, tutti gli abitanti della terra, ma evidentemente solo coloro che sono seguaci di questa Bestia dell’Abisso, di questo mostro infernale, cioè solo coloro che seguiranno l’Anticristo, gli empi. Questi si rallegreranno, mentre i veri seguaci di Gesù, no, perché questi due erano veri testimoni di Gesù.

v. 11 ma dopo tre giorni e mezzo, un soffio di vita procedente da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli.
I due Testimoni risorgeranno dopo 3 giorni e mezzo. Dio risuscita i due Testimoni e i loro nemici sono presi da gran terrore. Le parole riecheggiano la pagina di Ezechiele (37,10) in cui le ossa secche tornano a vivere. Con queste parole si potrebbe alludere al rinnovamento della Chiesa dopo i periodi di persecuzione e l’aureola gloriosa che circonda i martiri. Per altri questa risurrezione indicherebbe solo che Dio farà sorgere un popolo nuovo. La riflessione sul testo fa cadere ancora una volta la spiegazione che i due Testimoni rappresenterebbero in modo simbolico gli evangelizzatori di tutti i tempi.

v. 12 allora udirono un grido possente dal cielo: "salite quassù" e salirono al cielo in una nube sotto gli sguardi dei loro nemici: I due Testimoni risorgono e vengono assunti in cielo: vanno direttamente in Paradiso, come tutti i martiri di Cristo (Ap 11,13).

v. 13 in quello stesso momento: Ossia nello stesso momento in cui salivano al cielo, cominciò a scoppiare l’ira di Dio; un gran terremoto distrusse la decima parte della città e uccise 7000 uomini. Si tratta di numeri simbolici o di altro? Nel momento in cui la missione dei due Testimoni finisce e sono portati al Cielo, subito dopo si manifesta, scoppia, l’ira di Dio sui cattivi. Ed ecco il grande terremoto.
ci fu un grande terremoto che fece crollare un decimo delle città: perirono in quel terremoto 7000 persone; i superstiti presi da terrore davano gloria al Dio del cielo

ci fu un grande terremoto: Il terremoto indica l’intervento decisivo di Dio, che il profeta  cristiano riconosce nell’evento pasquale di Cristo: anche Matteo collega la morte di Gesù al terremoto e alla risurrezione di molti santi (Mt. 27,51-53).
7000 persone: indicare la moltitudine (1000) di tutti coloro che - siccome sono ribelli a Dio sono destinati alla morte. Se queste "sette migliaia" davvero sono la decima parte di qualcosa, converrà ricordare che proprio 70.000 maschi sono i morti che Dio (o il suo angelo, di nome "Morte") causò in Israele per punire il tentativo di censimento organizzato da Davide (cfr. 2 Sam 24,15-16 e 1 Cron 21,14-15.
i superstiti presi da terrore davano gloria al Dio del cielo: In questi superstiti molti vedono l’annuncio della conversione generale d’Israele a Cristo, già predetta da San Paolo (Rom 11,25 ss).   









giovedì 11 aprile 2013

Apocalisse 10


Il giuramento dell'angelo
1 E vidi un altro angelo, possente, discendere dal cielo, avvolto in una nube; l'arcobaleno era sul suo capo e il suo volto era come il sole e le sue gambe come colonne di fuoco.2Nella mano teneva un piccolo libro aperto. Avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra, 3gridò a gran voce come leone che ruggisce. E quando ebbe gridato, i sette tuoni fecero udire la loro voce. 4Dopo che i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a scrivere, quando udii una voce dal cielo che diceva: «Metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo».
5Allora l'angelo, che avevo visto con un piede sul mare e un piede sulla terra, alzò la destra verso il cielo 6e giurò per Colui che vive nei secoli dei secoli, che ha creato cielo, terra, mare e quanto è in essi: «Non vi sarà più tempo! 7Nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba, allora si compirà il mistero di Dio, come egli aveva annunciato ai suoi servi, i profeti».
8Poi la voce che avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo: «Va', prendi il libro aperto dalla mano dell'angelo che sta in piedi sul mare e sulla terra». 9Allora mi avvicinai all'angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro. Ed egli mi disse: «Prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele». 10Presi quel piccolo libro dalla mano dell'angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele, ma come l'ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l'amarezza. 11Allora mi fu detto: «Devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni, lingue e re».


v. 1 vidi poi un altro angelo possente, discendere dal cielo
Questo angelo diverso da quello del Cap 5,2: è un angelo d’ordine superiore,(probabilmente un arcangelo) angelo forte, vigoroso, un ghibbor, uno degli eroi degli eserciti celesti, un intermediario delle rivelazioni divine.
avvolto in una nube: essa è come un veicolo degli esseri celesti (cfr. Ap 11,12; Ap 14,14-16). La nube è segno dello Spirito Santo che manifesta la presenza di Dio nella sua gloria. Nelle Apparizioni di Fatima, la Madonna all’inizio arriva in un grande globo di luce (che è come il suo veicolo) e poi appare sempre con una nuvola sotto i piedi.
la fronte cinta da un arcobaleno: L’arcobaleno indica che l’angelo è un messaggero di pace. L’importanza della missione di questo angelo è evidenziata dalla gloria che circonda la sua apparizione.  Con questo arcobaleno si vuole evidenziare la bontà e la misericordia di Dio, presenti nell’Angelo.
aveva la faccia come il sole: la descrizione è uguale a quella che descrive il volto dell’angelo della Risurrezione (Mt 28,3). Un volto splendente e abbagliante. La nube è il mistero velato, non sufficientemente aperto. Il sole è invece il mistero svelato, lucente, di uno splendore insopportabile.
e le gambe come colonne di fuoco: La gambe collegano l’angelo e la terra degli uomini. Esse ardono, come in un incendio. Hanno lo scopo di riversare il fuoco della Parola di Dio - senza attenuarla - sull’umanità. Indica inoltre che questo "fuoco" giudicherà tutti coloro che rifiuteranno la rivelazione divina.

v. 2 nella mano teneva un piccolo libro aperto: Il piccolo libro è aperto perché lo si possa leggere. Lo scopo della sua missione è indicato dal libricino. La piccolezza del rotolo e il fatto che esso è "aperto" mostra che vi sono contenute cose che Dio vuole far conoscere ai fedeli di tutte le età. Per alcuni si tratterebbe del Vangelo; per altri le rivelazioni dei 7 tuoni  che però Dio vuole sigillate e non fatte conoscere; per altri sarebbe solo la parte finale dell’Apocalisse, con maggiori particolari che riguardano le lotte della Chiesa e la vittoria dei credenti. Per come è fatta la descrizione noi optiamo per il semplice Vangelo.
avendo posto il piede destro sul mare e il sinistro sulla terra: il fatto di mettere un piede sulla terra e uno sul mare, significa, in modo simbolico, che il messaggio è destinato a tutta la terra, fatta di mare e di suolo solido; significa dunque che nessuna cosa della terra e del mare potrà sottrarsi al dominio di Cristo. Significa che il suo messaggio riguarda il mondo intero: il suo gesto è un simbolo per indicare un potere assoluto su tutte le parti dell’universo.

v. 3 gridò a gran voce come leone che ruggisce
 La voce dell’angelo apre la strada ai sette tuoni, che prima erano confinati nell’arcobaleno. Questa similitudine è un modo simbolico per affermare che quanto sta per accadere ha carattere di minaccia tremenda e severa. Mentre l’angelo ruggisce come un leone e si scatenano i tuoni, mostra che, alle sue spalle, c’è uno più potente di lui.
e quando ebbe gridato, i sette tuoni fecero udire la loro voce.
 I 7 tuoni figurano la voce di Dio che annuncia quanto deve avvenire ai nemici della sua Chiesa. Il tuono, nell’A.T., era sinonimo del modo di parlare di Dio: si pensi, per esempio, all’incontro tra Mosè e Dio sul Monte Sinai (Es 19,19: "Mosé parlava e Dio gli rispondeva come un tuono).

v. 4 dopo che i sette tuoni ebbero fatto udire la loro voce, io ero pronto a scrivere
Le loro parole hanno rivelato qualcosa perfettamente compresa da Giovanni, perché egli si prepara a scrivere. Quindi la voce dei 7 tuoni era articolata e le cose dette erano intelligibili. Sarebbe vano tentare di capire cosa conteneva questa rivelazione.
quando udii una voce dal cielo che mi disse: "metti sotto sigillo quello che hanno detto i sette tuoni e non scriverlo
Su questi 7 tuoni non si trova nulla in nessun commento. Gli autori preferiscono tutti o quasi tutti, soprassedere.

v. 5 allora l’angelo che avevo visto con un piede sul mare e un piede sulla terra, alzò la destra verso il cielo
Alzare la mano destra era il modo di giurare degli ebrei; era il segno ordinario con cui si invocava Dio a testimone della verità (cfr. Gen 14,22; Deut 32,40; Dan 12,7). Il giuramento di un angelo, in fondo, è sinonimo di "parola di Dio". Esso ha la stessa forza, la stessa validità definitiva. Il suo giuramento è l’espressione e la manifestazione della volontà di Dio.

v. 6 e giurò per colui che vive nei secoli dei secoli, che ha creato cielo, terra, mare e quanto è in essi: "non vi sarà più indugio!"
L’angelo giura per Dio stesso e precisamente per il Dio che ha creato il cielo, la terra, il mare e tutto il loro contenuto, per il Dio della creazione, da cui con la creazione ha origine anche il tempo. Il castigo non sarà più differito, ma verrà immediatamente. Questo non vuoi dire, però, che la scadenza è proprio imminente: prima della 7ª tromba, ci sarà il segno dei due testimoni. L’accento è posto sulla certezza della fine, non sulla sua prossimità.

v. 7 nei giorni in cui il settimo angelo farà udire la sua voce e suonerà la tromba allora si compirà il mistero di dio come egli ha annunziato ai suoi servi, i profeti.
Allora saranno realizzati i disegni di Dio relativi al ristabilimento del suo Regno e alla glorificazione della sua Chiesa (cfr. Ap 11,17 ss; 17,17) e la settima tromba sarà così, il segno dell’universale giudizio. Quando suonerà la settima tromba si compirà il mistero di Dio, evidentemente nella nostra storia, perché il mistero di Dio, in se stesso. è compiuto pienamente nella Morte, Risurrezione e Ascensione di Cristo. Ora quei giorni sono quelli degli eventi descritti dal Cap. 15 in poi.  "In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo consiglio ai Suoi servitori, i profeti" (Amos 3,7).

v. 8 poi la voce che avevo udito dal cielo mi parlò di nuovo: "va’, prendi il libro aperto dalla mano dell’angelo che sta ritto sul mare e sulla terra".
E possibile che contenesse le rivelazioni dei sette tuoni? Certamente no perché Dio ha detto di non scrivere! Era aperto e non sigillato. La voce dà un comando a Giovanni: egli deve prendere il libro dalla mano dell’angelo. Nonostante Giovanni sia coinvolto dall’estasi, Dio ha sempre rispetto della persona umana.

v. 9 allora mi avvicinai all’angelo e lo pregai di darmi il piccolo libro ed egli mi disse: "prendilo e divoralo; ti riempirà di amarezza le viscere, ma in bocca ti sarà dolce come il miele".
Viene comandato a Giovanni di mangiare il libro. Un ordine simile fu pure dato a Ezechiele (cfr. Ez. 2,8-9; 3,1; cfr. Sal 109,103). Il profeta mangia il volume: è un simbolismo per dire che egli lo assimila (lo deve assimilare bene, come si fa col cibo, per potere poi annunziare in modo autorevole quei contenuti), lo fa diventare il suo messaggio personale, "carne della sua carne". Giovanni deve rendere il contenuto del libro così familiare da farlo diventare il proprio contenuto. Deve fare esperienza di questo dolce-amaro. Tutta la verità divina contenuta nel libro deve essere posseduta in maniera intima e fatta propria. Ogni verità divina ha queste due proprietà tipiche: la dolcezza e l’amarezza. Dolce è la recezione del Signore e della sua Parola; amara è l’esigenza di vivere la via stretta e di far morire l’uomo vecchio. Questa è sempre la duplice valenza della parola di Dio, che è parola di giudizio e di salvezza, che è parola di purificazione finalizzata alla gioia.

v. 10  presi quel piccolo libro dalla mano dell’angelo e lo divorai; in bocca lo sentii dolce come il miele: Lo divora e lo trova dolce: simbolismo per indicare il fascino della dolcezza che produce la parola di Dio .

ma come l’ebbi inghiottito ne sentii nelle viscere tutta l’amarezza.
Uno può affermare con gioia il compito di soffrire, di seguire il Maestro per la stessa sua Via Crucis, ma quando poi comincia la sofferenza reale, tutto diventa più oscuro, difficile, amaro. Ma proprio così deve essere. Il discepolo non è da più del Maestro. Bisogna seguire il Maestro per la stessa sua strada, altrimenti non è vero che si crede in Lui! La predicazione autentica produce sempre la "croce" della contraddizione, della persecuzione, della ribellione contro il predicatore, del rifiuto, dell’ostinatezza, dell’indurimento dei cuori. Questa "amarezza", questa croce che si manifesta inevitabilmente nella vita dei veri discepoli di Gesù, è il segno e il sigillo della loro autenticità e fedeltà al Maestro.

v. 11 allora mi fu detto: "devi profetizzare ancora su molti popoli, nazioni e re": Tutta l’Apocalisse è impostata sull’universalità della sue profezie. Essa è destinata a tutta l’umanità. Il compito di Giovanni non ha per oggetto pochi individui, ma tutta l’umanità di tutti i tempi, fino alla fine. Giovanni deve comunicare il disegno di Dio (profetare le rivelazioni di Dio) relativo all’avvenire di tutta l’umanità, vale a dire anche di tanti popoli estranei al cristianesimo; profetizzerà su di essi, riguardo a loro, spesso contro di loro. Da questo punto in poi le profezie hanno un carattere spiccatamente universale. Infatti, i capitoli da 11 a 18 riguarderanno ancora di più tutte le nazioni.




giovedì 4 aprile 2013

Apocalisse 9


La quinta tromba
 1 Il quinto angelo suonò la tromba: vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso; 2egli aprì il pozzo dell'Abisso e dal pozzo salì un fumo come il fumo di una grande fornace, e oscurò il sole e l'atmosfera. 3Dal fumo uscirono cavallette, che si sparsero sulla terra, e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. 4E fu detto loro di non danneggiare l'erba della terra, né gli arbusti né gli alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. 5E fu concesso loro non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il loro tormento è come il tormento provocato dallo scorpione quando punge un uomo. 6In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte fuggirà da loro.
7Queste cavallette avevano l'aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d'oro e il loro aspetto era come quello degli uomini. 8Avevano capelli come capelli di donne e i loro denti erano come quelli dei leoni. 9Avevano il torace simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali era come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto. 10Avevano code come gli scorpioni e aculei. Nelle loro code c'era il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi. 11Il loro re era l'angelo dell'Abisso, che in ebraico si chiama Abaddon, in greco Sterminatore.
12Il primo «guai» è passato. Dopo queste cose, ecco, vengono ancora due «guai».
 La sesta tromba
13Il sesto angelo suonò la tromba: udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio. 14Diceva al sesto angelo, che aveva la tromba: «Libera i quattro angeli incatenati sul grande fiume Eufrate». 15Furono liberati i quattro angeli, pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno, al fine di sterminare un terzo dell'umanità. 16Il numero delle truppe di cavalleria era duecento milioni; ne intesi il numero. 17E così vidi nella visione i cavalli e i loro cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto, di zolfo; le teste dei cavalli erano come teste di leoni e dalla loro bocca uscivano fuoco, fumo e zolfo. 18Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che uscivano dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell'umanità. 19La potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code, perché le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse fanno del male.
20Il resto dell'umanità, che non fu uccisa a causa di questi flagelli, non si convertì dalle opere delle sue mani; non cessò di prestare culto ai demòni e agli idoli d'oro, d'argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare; 21e non si convertì dagli omicidi, né dalle stregonerie, né dalla prostituzione, né dalle ruberie.

v. 1 il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra: Qui si tratta di una potenza spirituale perché è detto che gli "fu data la chiave" Giovanni vede "un astro caduto dal cielo": non lo vede cadere, lo vede giù caduto. Nell’astro che cade dal cielo alcuni vedono un essere angelico, incaricato di aprire le porte dell’abisso.
gli fu data la chiave del pozzo dell’abisso: Cosa si intende per Abisso? L’inferno. Secondo Lc 8,31, i demoni, che si chiamano legione, supplicano di non essere rimandati nell’abisso. L’Abisso è il nome dato alla regione sotterranea dei demoni (cfr. Lc 8,31). In Ap 11,7 e Ap 17,8 si dice che la Bestia deve salire dall’Abisso. L’Abisso è una prigione provvisoria, fino al giudizio finale (Ap 20,14-15), destinato agli angeli decaduti; mentre il luogo definitivo di punizione per Satana e i suoi seguaci è lo "stagno di fuoco e di zolfo" (Ap 20,10.14-15).

v. 2 egli aprì il pozzo dell’abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace che oscurò il sole e l’atmosfera: Questo fumo è un modo simbolico per indicare tutte le legioni di demoni che sono liberati e che invadono il mondo, mirando ad oscurarlo di luce e di grazia per mettere in atto il loro piano e il loro programma.

v. 3 dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra.
Le cavallette" sono simbolo di demoni. Da tutto il contesto appare chiaro che non si tratta veramente di locuste, ma esse sono solo un simbolismo per descrivere le proprietà e le caratteristiche dei demoni che verranno lanciati sulla terra, per devastare e tormentare gli uomini. Escono da quel fumo, cioè dall’insieme della folla di demoni. Queste cavallette sono chiaramente simbolo di particolari demoni. Queste cavallette si trovano già nella celebre visione di Gioele, dove esse presentano già tratti mostruosi e demoniaci: hanno denti di leone, aspetto di cavalli e il loro volo è come un fragore di carri (cfr. Gl 1,6; 2,4 ss.). La piaga delle locuste è una delle più terribili ed è l’ottava piaga d’Egitto (cfr. Es 10,4-15) ma, a differenza di quelle locuste che divoravano solo la vegetazione, queste tormentano gli uomini.
e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra: gli scorpioni sono associati ai serpenti a motivo del loro veleno (cfr. Lc 10,19) e tutti e due sono presi come simboli delle forze del male. Anche nel Salmo 90 usato in ambiente esorcistico - aspidi, vipere, leoni e draghi sono solo animali simbolici per sottintendere coloro che operano facendo del male.

v. 4 e fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte.
Queste cavallette - a differenza di quelle vere, naturali - danneggiano solo gli uomini e non le piante e le erbe.  È evidente che una cavalletta fisica, cioè l’insetto naturale, non ha certamente gli occhi per distinguere se un uomo ha il sigillo di Dio oppure no! Chi invece ha questi occhi, con questa capacità è un demonio.

v. 5 però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo: Ad esse non fu concesso di uccidere gli uomini, ma solo di tormentarli per 5 mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. Secondo alcuni, 5 mesi vuol solo indicare un tempo di breve durata. Le locuste -generalmente - durano da maggio a settembre (proprio 5 mesi!), massimo fino a ottobre. Anche il flagello annunciato avrà breve durata. 5 mesi è il tempo completo di tutta la loro azione: per 5 mesi potranno sempre tormentare. Secondo altri commentatori tormenterebbero per 5 mesi di seguito; per altri, invece, una volta tormentato con la puntura, le sofferenze da loro inflitte durerebbero 5 mesi. La tortura inflitta sembrerebbe essere descritta come simile a quella dello scorpione, la cui puntura non è mortale, ma è dolorosissima.

v. 6 in quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà da loro: Cercheranno di morire, perché stanchi di soffrire atroci tormenti, ma il loro desiderio di morire non sarà appagato (cfr. Le 23,30; Giobbe 3,20-25; Ger 8,3; Osea 10,8; Ap 6,14) = N.d.R.).

v. 7 queste cavallette avevano l’aspetto di cavalli pronti per la guerra. sulla testa avevano corone che sembravano d’oro e il loro aspetto era come quello degli uomini: Queste corone d’oro fanno riferimento ad un autentico potere concesso da Dio agli angeli, potestà che rimane anche negli angeli caduti, per quanto ora essi se ne servano contro Dio e il suo piano di salvezza. Un cenno a questo uso distorto di questa potestà regale, si può evincere nelle parole di Giovanni che non dice che queste entità demoniache recano sul capo "corone d’oro", ma dice che sulle loro teste ci sono "come delle corone simili ad oro". La descrizione delle locuste richiama chiaramente il libro del Profeta Gioele. “Il loro aspetto è aspetto di cavalli, come destrieri che corrono. Come fragore di carri che balzano sulla cima dei monti" (Gl 2,1-5). Tutti questi simbolismi, con cui si dipinge l’aspetto di queste cavallette originali, è solo un modo allegorico per indicare le caratteristiche e i poteri che hanno questi spiriti maligni:
1) la loro determinazione a colpire;
2) la loro personalità spirituale;
3) il loro potere.
Essi sono stati fatti uscire dall’inferno perché, se noi ci comportiamo come demoni, il Signore ci corregge e ci punisce aprendo l’inferno e donandoci la compagnia di coloro ai quali noi somigliamo. Se ci comportiamo come angeli, il Signore ci dà la compagnia degli angeli.

v. 8 avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni:  Continuano i simbolismi per indicare le proprietà di questi spiriti maligni.
1) Queste cavallette hanno "capelli come di donna": forse per indicare il loro potere di sedurre, di suggestionare;
2) Hanno poi "denti come quelli dei leoni": per indicare la loro ferocia e la loro forza. Quanto ai denti di leone, provengono direttamente da Gl 1,6: "é venuta contro il mio paese una nazione potente, senza numero, che ha denti di leone, mascelle di leonessa".

v. 9 avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all’assalto.
Ventre simile a corazze di ferro: significa che sono forti, irrompono con decisione; significa che si tratta di guerrieri ben armati, sono determinati nell’assaltare gli uomini che devono tormentare. Questi due ultimi paragoni provengono certamente da Gl 2,5.

v. 10 avevano code come gli scorpioni, e aculei, nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi.
Nella Bibbia sempre si afferma che il diavolo ha il potere nella coda e colpisce con la coda (cfr. Ap 12,4). Quando di altri personaggi si afferma pure che hanno potere nella coda e colpiscono con quella, è sempre perché essi hanno parentela e affinità col mondo demoniaco.

v. 11 il loro re era l’angelo dell’abisso, che in ebraico si chiama Abaddon, in greco Sterminatore.
Il fatto che il loro re abbia un doppio nome, ebraico e greco, dimostra che Giovanni non sta parlando solo agli ebrei, ma si rivolge a tutti, intendendo quindi ebrei e pagani come la totalità di tutti i popoli. La scena di Ap 20,1-3 ci aiuta a capire chiaramente che questo re altro non è che Satana.

v. 12  il primo "guai" è passato,  rimangono ancora due "guai" dopo queste cose: la sesta tromba coincide con il secondo "guai", abbraccia il lungo brano che va da Ap 9,13 ad Ap 11,14. La 6ª tromba introduce un flagello più grave del precedente: le locuste tormentano, invece, la cosiddetta "cavalleria infernale" della 6ª tromba, uccide, ma fa morire solo 1/3 degli uomini. Lo squillo della tromba non scatena direttamente il flagello, ma fa levare dall’altare una voce che invita l’angelo delle trombe a mettere in azione gli strumenti di questo nuovo giudizio di Dio. A differenza dei precedenti questo flagello non ha corrispondente nelle piaghe d’Egitto; la sua gravità è grande. È un flagello legato solo agli avvenimenti degli ultimi tempi. Questo secondo guai, annunzia sicuramente una guerra che cumulerebbe in sé più flagelli (guerra, fame, peste, ferocia inaudita dei combattenti, definiti "bestie feroci"). Ap 6,7-8 (4° Sigillo), Ap 9,13-20 (6ª Tromba) e Ap 16,12-16 (6ª Coppa) si riferirebbero allo stesso avvenimento, allo stesso flagello, descritto sotto sfaccettature diverse.

v. 13 il sesto angelo suonò la tromba, allora udii una voce dai lati dell’altare d’oro che si trova dinanzi a Dio.
L’altare parla, si tratta di una personificazione che presenta il 6° flagello. Sono le preghiere dei santi che ottengono quello che hanno chiesto: sono effetto della preghiera dei martiri, il cui grido incalza la giustizia divina (Ap 6,10 ss). Il comando viene da Dio che ingiunge al 6° angelo di sciogliere i 4 angeli incatenati sul fiume Eufrate. Quindi i castighi che seguono sono volontà di Dio, sono voluti e permessi da Dio.

v. 14 e diceva al sesto angelo che aveva la tromba: sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufrate
I 4 angeli, atti a raggiungere l’intero universo sono sciolti per servire da strumenti dell’ira divina; questi erano prima "legati", impediti di nuocere, sull’Eufrate, frontiera del mondo romano-ellenistico da cui irrompevano sempre gli invasori. Secondo alcuni si tratta di angeli cattivi, (cfr. Ap 20,3; Tob 8,3) in quanto è detto che essi "sono legati" e perché solo essi possono accarezzare l’idea di immergere il genere umano nel bagno di sangue della guerra. Si dicono "legati", perché non possono far nulla, se Dio non lo permette loro. Secondo altri si tratta invece di angeli buoni, esecutori dei giudizi di Dio, i quali sono detti "legati", solo perché sino a questo momento erano impediti di infliggere agli uomini i castighi già preparati dalla divina giustizia. Erano cioè impediti dagli ordini superiori di Dio d’eseguire la loro missione fino al momento preciso stabilito da Dio. Questa strage supera in rigore la decima piaga d’Egitto, colpisce solo i non contrassegnati col sigillo di Dio (Ap 9,2), benché tale precisazione non sia ripetuta. I quattro angeli che si tengono pronti sull’Eufrate hanno il compito di mandare ad effetto i giudizi divini.

Il grande fiume Eufrate: Gli autori dell’A.T. così parlano dell’Eufrate: il fiume è come la frontiera teorica al di là della quale la terra perde il suo carattere di terra santa, scelta da Dio come dono per il suo popolo (cfr. Gen 2,14; 15,18; Es 23,31 nei LXX; Dt 1,7; 11,24; Gs 1,4, ecc.). Secondo Andrea, l’Eufrate[1] è il paese da cui viene l’Anticristo; secondo Beda esso è la potenza mondana. In ogni caso essi sono agenti del castigo divino. L’Eufrate segnava il limite settentrionale del paese assegnato da Dio a Israele, come l’Egitto ne era il limite meridionale. Dall’Eufrate calarono sulla Palestina le più terribili invasioni (gli Assiri e i Caldei).

v. 15 furono sciolti i 4 angeli pronti per l’ora, il giorno e il mese e l’anno per sterminare un terzo dell’umanità.
Gli angeli sono preparati "da sempre" per questo tempo e per questo compito. Sono stati dotati della loro potenza prima del tempo e collocati al loro posto, però né il tempo né lo spazio hanno minimamente modificato la loro disponibilità. Essendo fuori del tempo possono essere preparati da sempre per un determinato tempo.

v. 16  il numero delle truppe di cavalleria era 200 milioni; ne intesi il numero.
Prima era presente solo la potenza degli angeli, ora compare improvvisamente un esercito di 200 milioni di soldati. Ogni angelo ha a disposizione 50 milioni di cavalieri. E’un numero simbolico per significare un’immensa schiera. Inoltre un numero così alto mostra la gravità del castigo.

v. 17 così mi apparvero i cavalli e i cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto e di zolfo. le teste dei cavalli erano come le teste dei leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo.
Che siano queste le bestie feroci a cui fa riferimento il 4° sigillo? (cfr. Ap 6,7-8). Là era detto che aveva potere di sterminare la quarta parte della terra con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra. I cavalli e i cavalieri qui descritti hanno un carattere allegorico, simbolico. I tre colori del fuoco, del giacinto (viola cupo) e dello zolfo corrispondono alle tre materie, fuoco-fumo-zolfo che uscivano dalle bocche dei cavalli. Il fatto che esce anche lo zolfo è sufficiente ad affermare che si tratti di esseri diabolici che salgono dall’Abisso. Analogamente alle code delle cavallette infernali (v. 10), anche le code dei cavalli mordono e pungono, e anche più gravemente, essendo i serpenti più nocivi degli scorpioni. Nel Pastore di Erma c’è una visione in cui si vede un gigantesco mostro marino, figura della tribolazione ventura, dalle cui fauci escono cavallette infuocate (Visione 4,1,6) Fuoco e zolfo, infine, in quanto strumenti della punizione divina, sfuggono completamente al controllo satanico (Ap 20,10) e quindi ben si addicono ad angeli punitori fedeli a Dio.

v. 18 da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo, che usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell’umanità: Con questo triplice flagello essi uccidono un terzo dell’umanità, Il tutto ricorda la catastrofe di Sodoma e Gomorra, colpite da una pioggia di zolfo e di fuoco, da cui sale un fumo come di fornace (cfr. Gen 19,24-28).

v. 19 la potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code; le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse nuocciono: Questi "cavalli" feriscono anche con le loro code, che hanno forma di serpente oltre che con la loro testa e 5000 quindi come scorpioni giganteschi. Questo simbolismo, per indicare la capacità di procurare la morte attraverso discorsi velenosi, la coda, è tipico delle creature infernali. Questa potenza di morte assume i connotati del flagello della guerra.

v. 20-21 il resto dell’umanità che non perì a causa di questi flagelli, non rinunziò alle opere delle sue mani; non cessò di prestar culto ai demòni e agli idoli d’oro, d’argento, di bronzo, di pietra e di legno che non possono né vedere, né udire, né camminare e non si convertì dagli omicidi, né dalle stregonerie, né dalla prostituzione, né dalle ruberie: Lo scopo di questo flagello è medicinale, è ristabilire il primato di Dio. Coloro che sono scampati a tanti flagelli, invece di convertirsi e far penitenza, persistono nella loro idolatria e nella loro iniquità. I superstiti, invece di ravvedersi, si intestardiscono ancora più nel peccare. Giovanni precisa che la piaga ha lo scopo di richiamare l’umanità pagana dall’idolatria e dai vizi, che ad essa si accompagnano. Si tratta quindi di un invito alla penitenza, rivolto all’umanità infedele. Tutte le piaghe dell’Apocalisse vogliono essere innanzitutto un invito alla conversione e alla penitenza. Questa idea dei castighi come inviti di Dio alla conversione e alla penitenza già ricorre in Amos 84,6-11. Invece di avere un risultato medicinale, il resto degli uomini si indurisce nei propri peccati. La reazione è la stessa di quella degli egiziani: ostinazione e rifiuto. Le opere delle loro mani, da cui non vogliono convertirsi, sono gli idoli, come è indicato subito dopo (cfr. Deut 4,28; Is 2,8; At 7,41, ecc.). All’idolatria va congiunta una grande corruzione morale, non solo non abbandonarono gli idoli, ma non si convertono dai loro disordini morali. Si tratta forse dell’apostasia che precederà la venuta dell’Anticristo?





[1] Il fiume Eufrate, in certo modo frontiera del mondo biblico, era l’area geografica da cui venivano le invasioni che devastavano le terre d’Israele (cfr. Is 7,20; Ger 46,10). Spesso l’Eufrate rappresentava l’Assiria, Babilonia e, in genere, tutto il mondo cattivo: quindi è innanzitutto simbolo del mondo malvagio. Presso l’Eufrate si ammassavano gli invasori che irrompevano nell’impero romano (cfr. Ap 16,12) e specialmente la famosa cavalleria dei Parti. Il fiume Eufrate divideva la Palestina, dalle nazioni d’Oriente; perciò il suo prosciugamento vuole chiaramente indicare che la via resta più facilmente aperta alle invasioni e azioni di guerra, e nel nostro caso che è aperta perché tutti i poteri anticristiani muovano guerra alla Chiesa. I popoli dell’Oriente sarebbero aiuti per l’Anticristo. Potrebbe essere descritta una grande battaglia con la quale l’Anticristo conquista o consolida il suo impero mondiale. Dopo di che ci sarà la grande tribolazione di cui parla Gesù in Mt 24,21, con la feroce persecuzione contro i cristiani, oppure la grande tribolazione potrebbe coincidere con questa rovinosa guerra.