mercoledì 24 luglio 2013

Apocalisse 21

Cielo nuovo e terra nuova
1 E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più. 2E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo. 3Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
4E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
5E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e vere». 6E mi disse:
«Ecco, sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell'acqua della vita.
7Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.
8Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte».

v. 1  E vidi un cielo nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più: l’aggettivo nuovo kainos indica una novità non cronologica, ma qualitativa: si tratta di una cosa appena realizzata, di una realtà mai esistita prima. E’ nuovo il cosmo che viene inaugurato, avendo superato il potere del male, simboleggiato dal mare che “non c’è più”. Il tema del cielo nuovo e la terra nuova la troviamo nella profezia di Is 66,22.

v. 2 E vidi anche la città santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per il suo sposo: La città-sposa, immagine della comunione con Dio resa possibile dal mistero pasquale è la nuova Gerusalemme in opposizione a quella corrotta, infedele e adultera. Scende da cielo  perché proviene da Dio ed è opera sua, immagine del paradiso che deve essere accolto nell’umiltà con filiale gratitudine. L’immagine della sposa adorna per il suo sposo indica la Chiesa trionfante nella quale tutto è puro e santo. La nuova città viene descritta in due modi: come luogo spirituale preparato da Dio per i fedeli e come insieme degli abitanti che formano la sposa di Cristo,la nuova umanità consorte della divinità.

vv. 3-4 Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
4E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passat
e».
La voce potente indica l’importanza della rivelazione che proclama la dimora di Dio, la tenda di Dio con gli uomini, ricorda quella fabbricata da Mosè dentro la quale abitava Dio (Es 40,32). Saranno suoi popoli indica l’apertura universale dell’unico popolo alla moltitudine delle genti. Dio con loro, allude al Dio con noi, l’Emmanuele per indicare la realizzazione reciproca dell’alleanza tra Dio e l’umanità. La presenza di Dio sarà familiare tra i beati. Nella nuova condizione ci sarà assenza di morte e di ogni male, la vita di prima è passata, ora si vive la vera vita in condizioni assolutamente nuove.

vv. 5-6-7 E Colui che sedeva sul trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E soggiunse: «Scrivi, perché queste parole sono certe e vere». 6E mi disse:
«Ecco, sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell'acqua della vita.
7Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.
L’intervento creatore di Dio rinnova tutto l’universo grazie alla pasqua di Cristo. La prima e l’ultima lettera greca presenta Dio come colui che determina la causa iniziale e finale della storia. Giovanni usa il simbolo dell’acqua per indicare il dono escatologico dello Spirito Santo che ci rende partecipi della stessa vita di Dio. L’immagine è presa da Is.55,1 “voi tutti che avete sete venite all’acqua…” ed esprime il desiderio della ricerca di Dio e dell’infinito che può essere saziato solo dalla grazia di Cristo. Chi sarà vittorioso, espressione che abbiamo ritrovato nelle sette chiese, erediterà tutti i beni messianici promessi collegati alla beatitudine eterna.
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio: anche se siamo già figli di Dio, la stabilità e la perfezione di questo rapporto ci sarà solo in Paradiso. Ogni creatura sarà pienamente figlio così come Dio la pensato da sempre.

v. 8 Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte.
Da questo versetto si evince che verranno esclusi dalla felicità eterna tutti coloro la cui vita fu menzogna. Coloro che rifiutano la verità, cioè Gesù, e non danno ascolto alle sue parole hanno per padre il diavolo. Chi segue l’idolatria, cioè una filosofia pagana dell’esistenza sarà riservato lo stagno di fuoco e di zolfo, non posso ereditare i beni escatologici perché hanno rifiutato la rivelazione di Dio.

La città santa
9Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello». 10L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. 11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino. 12È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. 13A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. 14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono uguali. 17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo. 18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo. 19I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, 20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. 21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
22In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello
sono il suo tempio.
23La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l'Agnello.
24Le nazioni cammineranno alla sua luce,
e i re della terra a lei porteranno il loro splendore.
25Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno,
perché non vi sarà più notte.
26E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni.
27Non entrerà in essa nulla d'impuro,
né chi commette orrori o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.  

v. 9 Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello
Potrebbe essere lo stesso angelo del cap.17 che mostrò a Giovanni la rovina della meretrice, qui gli mostra la gloria della sposa dell’Agnello, la comunità dei beati in Paradiso.

vv. 10-11 L'angelo mi trasportò in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
In visione Giovanni vede un monte grande e alto, segno della teofania divina, su cui si trova la Gerusalemme celeste che proviene da Dio ed è abitata solo da coloro che hanno vissuto per la gloria di Dio. Lo splendore di Gerusalemme deriva dalla celebrazione profetica della nuova Gerusalemme descritta da Isaia 60. La pietra di diaspro cristallino avvicina la città alla luminosità stessa di Colui che siede sul trono.

vv. 12-14 È cinta da grandi e alte mura con dodici porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle dodici tribù dei figli d'Israele. 13A oriente tre porte, a settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. 14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
La grandezza e l’altezza delle mura della città esprimono sicurezza, protezione e separazione da tutto ciò che non è santo. Il numero 12 vuole esaltare la realtà perfetta del popolo di Dio che vive in pienezza il progetto di Dio. I 12 angeli come i cherubini dell’Eden, sono i custodi delle porte della città santa. La descrizione delle 12 porte, simile alla descrizione del profeta Ez 48,30-35 sta ad indicare che la comunità dei credenti si compone di uomini provenienti da tutte le parti della terra. Questa comunità si fonda sugli Apostoli e ai loro successori che custodiscono l’insegnamento di Gesù. Gli Apostoli sono insieme porta e fondamento di questa città.

vv. 15-18 Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono uguali. 17Ne misurò anche le mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli uomini adoperata dall'angelo. 18Le mura sono costruite con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.
Le misurazioni della città vengono proposte secondo criteri umani e, tuttavia, corrispondono ad una realtà angelica. I dodicimila stadi (12x1000) è la cifra d’Israele e degli apostoli moltiplicata per il simbolo della potenza divina operante nella storia. La forma a cibo richiama il Santo dei Santi, la parte più sacra del tempio. Il diaspro e l’oro puro esprimono la trasparenza divina, dappertutto e in tutto traspare la luce divina. I materiali del trono di Dio e della città sono gli stessi. La nuova Gerusalemme non è altro che il riflesso della vita divina.

vv. 19-21 I basamenti delle mura della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, 20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito, l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo di giacinto, il dodicesimo di ametista. 21E le dodici porte sono dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della città è di oro puro, come cristallo trasparente.
Il riferimento alle pietre preziose proviene dal profeta che annunciava la ricostruzione di Gerusalemme dopo l’esilio (Is 54,11-12). I nomi delle pietre richiama il pettorale del sommo sacerdote come simbolo sacro delle 12 tribù d’Israele, e quindi allude alla natura sacerdotale della città Le dodici perle richiama la realtà del paradiso, poiché la perla era il gioiello per antonomasia. La piazza della città è di oro puro per indicare che lì è indicata la massima ricchezza: l’albero della vita (cfr, Ap.22).

vv. 22-27 In essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello
sono il suo tempio.
23La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l'Agnello.
24Le nazioni cammineranno alla sua luce,
e i re della terra a lei porteranno il loro splendore.
25Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno,
perché non vi sarà più notte.
26E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni.
27Non entrerà in essa nulla d'impuro,
né chi commette orrori o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.
Non c’è più luogo sacro perché l’Agnello e il suo Dio sono il santuario e la lampada. La città è tutta illuminata dalla gloria di Dio. La gloria delle nazioni e la gloria divina rappresentano la possibilità della comunione tra Dio e l’umanità. Le porte sono sempre aperte come segno di accoglienza per tutte le nazioni che vorranno entrare nella comunione con Dio. Nella città non entrerà chi commette empietà o menzogna, come nel Santo dei Santi entrava solo il sommo sacerdote in uno stato di assoluta purità.
ma solo quelli che sono scritti nel libro della vita dell'Agnello: entrano nella Gerusalemme celeste solo i cristiani che hanno vissuto come l’Agnello, che hanno fatto propria la redenzione di Cristo, che hanno perseverato nelle prove e nelle stesse opere vissute da Gesù. Coloro che sono scritti nel libro della vita sono i giusti al Giudizio universale dopo la fine del mondo.


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