martedì 28 maggio 2013

Apocalisse 15-16

LE SETTE COPPE
Il canto di Mosè
1 E vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l'ira di Dio.
2Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco; coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome, stavano in piedi sul mare di cristallo. Hanno cetre divine e 3cantano il canto di Mosè, il servo di Dio, e il canto dell'Agnello:
«Grandi e mirabili sono le tue opere,
Signore Dio onnipotente;
giuste e vere le tue vie,
Re delle genti!
4O Signore, chi non temerà
e non darà gloria al tuo nome?
Poiché tu solo sei santo,
e tutte le genti verranno
e si prostreranno davanti a te,
perché i tuoi giudizi furono manifestati».
I sette flagelli
5E vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la tenda della Testimonianza; 6dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto con fasce d'oro. 7Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d'oro, colme dell'ira di Dio, che vive nei secoli dei secoli. 8Il tempio si riempì di fumo, che proveniva dalla gloria di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel tempio finché non fossero compiuti i sette flagelli dei sette angeli.
v. 1 E vidi nel cielo un altro segno, grande e meraviglioso: sette angeli che avevano sette flagelli; gli ultimi, poiché con essi è compiuta l'ira di Dio.
Con il segno dei sette angeli che versano le sette coppe si compie il furore divino, l’intervento decisivo che determina il superamento della cattiva relazione con Dio.Il termine castigo in greco pleghè indica un colpo violento, una piaga prodotta a causa del peccato. Gli angeli stanno per eseguire una bella lezione, il cosiddetto “castigo pedagogico”.Questi castighi sono legati allo schema delle piaghe d’Egitto, solo che  riguarderanno il mondo intero e saranno gli ultimi perché si concludono con l’annientamento dei nemici di Dio in modo definitivo.
v. 2 Vidi pure come un mare di cristallo misto a fuoco; coloro che avevano vinto la bestia, la sua immagine e il numero del suo nome, stavano in piedi sul mare di cristallo. 
 Il mare di cristallo: il mare simbolo del male, simile al cristallo come la volta del cielo, è stato vinto e reso solido. I vincitori (144000) infatti, possono stare in piedi sul mare, segno che sono risorti. Essi hanno vinto sulla Bestia attraverso il martirio.
Misto a fuoco: simbolo dello Spirito Santo che sta per purificare il mondo
v. 3 cantano il canto di Mosè, il servo di Dio, e il canto dell'Agnello:
«Grandi e mirabili sono le tue opere,
Signore Dio onnipotente;
giuste e vere le tue vie,
Re delle genti!
Cantavano il canto di Mosè e il cantico dell’Agnello…: L’uscita dei cristiani da Babilonia coincide con l’uscita degli ebrei dall’Egitto. Questo cantico unisce quello dell’Esodo a quello dell’Agnello, Re di tutta l’umanità.

v. 4  O Signore, chi non temerà
e non darà gloria al tuo nome?
Poiché tu solo sei santo,
e tutte le genti verranno
e si prostreranno davanti a te,
perché i tuoi giudizi furono manifestati
Tu solo sei santo: il termine usato per santo è hosios e non aghios, che mette in evidenza la moralità, le virtù. Tu solo sei esemplare nella virtù, moralmente retto. Dio sta per riportare la creazione alla giustizia originaria. I tuoi giusti giudizi si sono manifestati per esprimere il giusto rapporto che l’uomo deve avere con Dio.

v. 5 E vidi aprirsi nel cielo il tempio che contiene la tenda della Testimonianza
Il cielo si apre: indica un processo di rivelazione, viene stabilito un collegamento tra cielo e terra. In Giovanni c’è un collegamento tra l’Arca dell’Alleanza e l’inaugurazione del regno messianico con la venuta di Gesù. La Tenda della Testimonianza esprime l’incontro tra Dio e l’uomo.

v. 6 dal tempio uscirono i sette angeli che avevano i sette flagelli, vestiti di lino puro, splendente, e cinti al petto con fasce d'oro: Escono dal tempio per dire che gli Angeli sono l’emanazione diretta della volontà di Dio, sono vestiti di lino puro indica la veste sacerdotale, cinti al petto di cinture d’oro ricorda l’abito di Gesù, indicando la partecipazione all’ufficio sacerdotale e lo troviamo anche in Dn 10,5 infatti, era segno per qualificare gli amici del re.

v. 7 Uno dei quattro esseri viventi diede ai sette angeli sette coppe d'oro, colme dell'ira di Dio, che vive nei secoli dei secoli
le sette coppe d’oro: indica che sono divine, queste coppe provengono dal culto liturgico celeste. Sono vasi per l’aspersione che ricorda la festa giudaica della purificazione (Yom Kippur).Sette indica la completezza dell’intervento di Dio contro la corruzione del mondo.

v. 8 Il tempio si riempì di fumo, che proveniva dalla gloria di Dio e dalla sua potenza: nessuno poteva entrare nel tempio finché non fossero compiuti i sette flagelli dei sette angeli
Il tempio si riempì del fumo... è la classica immagine della teofania. Appare significativa l'espressione nessuno poteva entrare nel tempio finché non avessero termine i sette flagelli dei sette angeli. Siamo ormai alla conclusione. Poi si potrà nuovamente accedere al tempio e arrivare alla piena comunione con il Signore.Il fumo, come la nube indica la presenza di Dio nella sua maestà e potenza, ma anche nella sua ira. D’ora in poi non è possibile sfuggire al castigo divino e nessuna intercessione sarà più ammessa per impedire l’esecuzione dei castighi.

Capitolo 16
Le prime quattro coppe
1 E udii dal tempio una voce potente che diceva ai sette angeli: «Andate e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio».
2Partì il primo angelo e versò la sua coppa sopra la terra; e si formò una piaga cattiva e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua.
3Il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; e si formò del sangue come quello di un morto e morì ogni essere vivente che si trovava nel mare.
4Il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue. 5Allora udii l'angelo delle acque che diceva:
«Sei giusto, tu che sei e che eri,
tu, il Santo,
perché così hai giudicato.
6Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti;
tu hai dato loro sangue da bere:
ne sono degni!».
7E dall'altare udii una voce che diceva:
«Sì, Signore Dio onnipotente,
veri e giusti sono i tuoi giudizi!».
8Il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. 9E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di pentirsi per rendergli gloria.

Le altre coppe
10Il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia; e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore 11e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni.
12Il sesto angelo versò la sua coppa sopra il grande fiume Eufrate e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell'oriente. 13Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti impuri, simili a rane:14sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare i re di tutta la terra per la guerra del grande giorno di Dio, l'Onnipotente.
15Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne.
16E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn.
17Il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: «È cosa fatta!». 18Ne seguirono folgori, voci e tuoni e un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sulla terra. 19La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. 20Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono. 21Enormi chicchi di grandine, pesanti come talenti, caddero dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché davvero era un grande flagello.

v.1 E udii dal tempio una voce potente che diceva ai sette angeli: «Andate e versate sulla terra le sette coppe dell'ira di Dio
Il settenario delle trombe fa da modello al settenario delle coppe.
Gran voce per esprimere l’autorevolezza degli eventi ordinati. Le coppe dell’ira di Dio che vengono versate su coloro che abitano la terra sono flagelli di tipo medicinali in vista della conversione.

v. 2 Partì il primo angelo e versò la sua coppa sopra la terra; e si formò una piaga cattiva e maligna sugli uomini che recavano il marchio della bestia e si prostravano davanti alla sua statua
La prima coppa produce un effetto parziale in quanto la piaga "dolorosa e maligna" (che può essere una pestilenza) colpisce solo gli adoratori della bestia, proprio perché hanno disonorato il corpo con il marchio. Dov’è il marchio, li colpirà l’ulcera. Questo castigo lo troviamo anche in Dt 28,35, rappresenta il giudizio contro l’idolatria.

v. 3 Il secondo angelo versò la sua coppa nel mare; e si formò del sangue come quello di un morto e morì ogni essere vivente che si trovava nel mare.
Questa coppa è indirizzata in particolare contro la bestia, perché ne colpisce il regno, il mare. Infatti, la bestia era uscita proprio dal mare. La potenza di Roma, che si identifica con la bestia, si fondava proprio sul dominio dei mari, conquistato dopo aver sconfitto Cartagine. Anche ai nostri giorni chi domina il mare ha la supremazia sulle altre nazioni e la vittoria. Le acque diventano mortifere perché fanno riferimento agli spiriti maligni.

v.4 Il terzo angelo versò la sua coppa nei fiumi e nelle sorgenti delle acque, e diventarono sangue: la terza coppa riguarda gli esecutori umani della Bestia colpevoli dell’uccisione dei santi. Sangue nelle acque, a testimonianza di tutto il sangue che hanno voluto spargere e adesso Dio dà loro da bere sangue invece di acqua per esprimere la loro mortalità.

v.5 Allora udii l'angelo delle acque che diceva:
«Sei giusto, tu che sei e che eri,
tu, il Santo,
perché così hai giudicato.
L’angelo delle acque: Al tempo della stesura dell'Apocalisse era diffusa l'opinione che gli angeli presiedessero ai vari elementi (come l'acqua, il fuoco, la terra, eccetera).L’Angelo proclama il vero significato del flagello: la giustizia di Dio.
v. 6-7 Essi hanno versato il sangue di santi e di profeti;
tu hai dato loro sangue da bere:
ne sono degni!».
E dall'altare udii una voce che diceva:
«Sì, Signore Dio onnipotente,
veri e giusti sono i tuoi giudizi
Questa è la giustizia retributiva in senso stretto, in base alla quale la pena viene commisurata al reato commesso. Dio ci provoca alla conversione, ad avere consapevolezza del male commesso e, di conseguenza, a pentirci e a convertirci.

v. 8-9 Il quarto angelo versò la sua coppa sul sole e gli fu concesso di bruciare gli uomini con il fuoco. E gli uomini bruciarono per il terribile calore e bestemmiarono il nome di Dio che ha in suo potere tali flagelli, invece di pentirsi per rendergli gloria
Il sole, che è una delle creature bellissime di Dio, appare quasi come una potenza malefica perché  gli fu concesso il potere di bruciare gli uomini con il fuoco. Il sole inverte il suo ruolo e da benefico diventa malefico. E' quasi un ribaltamento della creazione. Anche in Malachia il giorno del Signore è caratterizzato anche dal sole che brucia i superbi (cfr. Ml 3). Ci troviamo di fronte, ( v. 9) al tema della conversione: gli uomini, invece di ravvedersi per rendergli omaggio, bestemmiano Dio perché manda il flagello. In sostanza questa è gente che non guarda le cose con gli occhi della fede e non si chiede il motivo del flagello e neppure se non debba cambiare la propria vita.

v.10-11 Il quinto angelo versò la sua coppa sul trono della bestia; e il suo regno fu avvolto dalle tenebre. Gli uomini si mordevano la lingua per il dolore 11e bestemmiarono il Dio del cielo a causa dei loro dolori e delle loro piaghe, invece di pentirsi delle loro azioni.
La quinta coppa riguarda il male, nella sua radice di corruzione, il trono della bestia è oscurato dall’intervento giudiziale di Dio. Ma, anche qui, gli uomini  continuano a bestemmiare il Signore anziché pentirsi delle loro azioni. Come l’Agnello siede sul trono, anche l’Anticristo siede sul trono di suo padre il Diavolo, il suo potere terreno subisce le conseguenze del flagello e gli uomini si mordevano la lingua segno di disperazione.

v. 12-13-14 Il sesto angelo versò la sua coppa sopra il grande fiume Eufrate e le sue acque furono prosciugate per preparare il passaggio ai re dell'oriente. Poi dalla bocca del drago e dalla bocca della bestia e dalla bocca del falso profeta vidi uscire tre spiriti impuri, simili a rane: sono infatti spiriti di demòni che operano prodigi e vanno a radunare i re di tutta la terra per la guerra del grande giorno di Dio, l'Onnipotente
Il sesto angelo, versando la sesta coppa sul fiume Eufrate, lo prosciuga. L'Eufrate costituiva il confine naturale dell'impero romano verso oriente ed impediva alle orde barbariche di sconfinare. Il prosciugamento delle sue acque sarebbe servito per preparare il passaggio ai re dell'oriente e quindi la battaglia dell’Anticristo (v. 12).I re dell’Anticristo vengono dall’Oriente, cioè dalla stessa parte da dove viene Cristo. Comincia ora a delinearsi il grande scontro finale. Questo prosciugamento assomiglia a quel del mar Rosso e fiume Giordano, ma è di segno opposto, in questo caso le truppe dell’Anticristo danno inizio alla battaglia. Per la prima volta compaiono insieme il drago, la bestia e il falso profeta, la triade satanica (v. 13). Con l'immagine delle rane viene richiamata una delle piaghe d'Egitto. Teniamo presente che era allora diffusa la convinzione che le rane avessero una particolare predisposizione ad incarnare gli spiriti immondi. Il fatto che escano dalla bocca è un’altra scimmiottatura dell’attività creativa di Dio.
Alla guerra del grande giorno di Dio Onnipotente: Dio permetterà che tutti i suoi nemici si radunino in un solo luogo per distruggerli in un solo colpo. L’espressione gran giorno proviene da Gioele e da altri profeti per esprimere il giorno grande e tremendo in cui Dio trionferà sul male e sull’iniquità e ripristinerà il suo regno.

v. 15 Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante e custodisce le sue vesti per non andare nudo e lasciar vedere le sue vergogne: L’immagine del ladro che ritroviamo nel Vangelo (Mt 24,43-44 e Lc 12,39-40) qui assume la forma della terza beatitudine sulla vigilanza, tipica di colui che è sempre pronto all'incontro con Dio realtà eterna. Beato chi custodisce l’abito nuziale, la vita di intima unione con Dio, per non andare nudo, a mani vuote senza la grazia di Dio. Colui che è privo della veste nuziale viene gettato "fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti.". Indossare la veste significa esse pronti per la grande festa del regno dei cieli.

v. 16 E i tre spiriti radunarono i re nel luogo che in ebraico si chiama Armaghedòn: Il luogo dello scontro finale è Harmaghedon che significa “monte di Meghiddo[1]” che in ebraico significa incontro. Questa città che si trova vicino al monte Carmelo, è posta ai margini della pianura di Esdrelon in Galilea. Questo significa che questa battaglia avverrà in un luogo dove Dio è presente ed essi incontreranno lì la sua potenza e la sua giustizia. Harmaghedon segnerà la fine dell’impero dell’Anticristo e la restaurazione delle condizioni paradisiache. Allora Meghiddo, luogo dello scontro in cui le potenze infernali daranno  il meglio di sè, diventa come un contraltare al monte Sion dove invece sono radunate le potenze dei vittoriosi (i centoquarantaquattromila).

v.17 Il settimo angelo versò la sua coppa nell'aria; e dal tempio, dalla parte del trono, uscì una voce potente che diceva: «È cosa fatta!». 
La settima coppa corrisponde alla settima tromba, in cui si celebra il compimento del mistero di Dio e l’avvento del regno messianico. La voce divina che proviene dal trono afferma che il progetto di Dio si è realizzato. Il fatto che viene versata nell’aria indica il luogo dell’incontro con Cristo Risorto.

18Ne seguirono folgori, voci e tuoni e un grande terremoto, di cui non vi era mai stato l'uguale da quando gli uomini vivono sulla terra. 19La grande città si squarciò in tre parti e crollarono le città delle nazioni. Dio si ricordò di Babilonia la grande, per darle da bere la coppa di vino della sua ira ardente. 20Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono.
Il grande terremoto giunge sempre alla fine dei settenari per indicare l’irruzione della novità della Pasqua di Cristo che annuncia morte e risurrezione; giudizio e salvezza.
Questo terremoto è più violento degli altri visti in precedenza in riferimento ai peccati commessi, il castigo medicinale sarà unico in quanto va a colpire Babilonia, la città dell’Anticristo. I danni che il terremoto provoca a Babilonia sono il preludio alla distruzione totale del vecchio mondo, infatti le città delle nazioni esprime la morte delle città pagane, capitali dei regni pagani alleati all’Anticristo. Bere la coppa di vino dell’ira è riferita agli adoratori della Bestia.
Ogni isola scomparve e i monti si dileguarono: la mano di Dio colpisce ciò che sembra più solido: le montagne e le isole. La loro scomparsa indica che il globo terrestre ritorna allo stato amorfo che precedeva l’opera creativa di Dio, per lasciare posto alla nuova creazione.

v.21 Enormi chicchi di grandine, pesanti come talenti, caddero dal cielo sopra gli uomini, e gli uomini bestemmiarono Dio a causa del flagello della grandine, poiché davvero era un grande flagello.
la grandine che scende dal cielo esprime il cielo divino che opera con la sua mano pesante. Gli uomini, nonostante questo grande flagello, bestemmiano Dio invece di pentirsi delle loro azioni. Questo ci ricorda l’ostinatezza del Faraone e degli egiziani nel riconoscere l’intervento di Dio. La sconfitta terrena dell’immoralità di Babilonia e la sua perdizione irrevocabile è monito per tutti gli uomini ancora viventi e giustizia per le tribolazioni dei martiri.









[1] Il sito è stato teatro di grandi battaglie, ma una in particolare ha segnato la tradizione biblica nel 609 a.C. vi morì in battaglia il re Giosia, mentre tentava di fermare l’esercito egiziano che stava andando in aiuto al re d’Assiria sul fiume Eufrate (2Re 23,29-30)

Nessun commento:

Posta un commento