mercoledì 22 maggio 2013

Apocalisse 14


 I redenti della terra
1 E vidi: ecco l'Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. 2E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. 3Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. 4Sono coloro che non si sono contaminati con donne; sono vergini, infatti, e seguono l'Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello. 5Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia.
Tre annunci
6E vidi un altro angelo che, volando nell'alto del cielo, recava un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo. 7Egli diceva a gran voce:
«Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l'ora del suo giudizio.
Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e le sorgenti delle acque».
8E un altro angelo, il secondo, lo seguì dicendo:
«È caduta, è caduta Babilonia la grande,
quella che ha fatto bere a tutte le nazioni
il vino della sua sfrenata prostituzione».
9E un altro angelo, il terzo, li seguì dicendo a gran voce: «Chiunque adora la bestia e la sua statua, e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, 10anch'egli berrà il vino dell'ira di Dio, che è versato puro nella coppa della sua ira, e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello. 11Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome». 12Qui sta la perseveranza dei santi, che custodiscono i comandamenti di Dio e la fede in Gesù.
13E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: d'ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì - dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono».
Mietitura e vendemmia
14E vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d'uomo: aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata. 15Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: «Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura». 16Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.
17Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch'egli una falce affilata.18Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature». 19L'angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. 20Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi.

v. 1 E vidi: ecco l'Agnello in piedi sul monte Sion, e insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo

l'Agnello in piedi sul monte Sion: l’agnello qui è ritto per esprimere la sua risurrezione, come un re circondato da tutto lo splendore. La posizione eretta ribadisce la posizione vitale del vincitore.  Il monte Sion è la sede del Messia, il luogo dove Gesù giudicherà tutti gli uomini. Secondo Gioele 3,5 il monte Sion è il luogo della salvezza escatologica, il luogo degli “scampati”, gli uomini che Dio risparmierà. Il recare scritto sulla fronte il nome di Cristo e il Padre  suo corrisponde al sigillo di Dio. Segno di appartenenza che esprime l’unione personale con Dio.
insieme a lui centoquarantaquattromila persone, che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo
I 144000 che abbiamo trovato nel cap.7 sono il vero popolo di Dio in mezzo alle tribolazioni. Sono coloro che hanno raggiunto la perfezione nell’aderire pienamente a tutta la rivelazione cristiana. Alcuni interpreti ritengono che i centoquarantaquattromila siano coloro che hanno abbracciato lo stato di verginità (interpretazione letterale), quelli che fin dall'inizio della Chiesa sono vissuti in tale stato di vita. Sono i salvati, primizia di tutto il popolo di Dio che seguono nella loro vita la dinamica dell’offerta di sé. Altri studiosi invece (interpretazione più valida), risalendo ai testi profetici che parlano dell'idolatria usando il termine prostituzione (vedere Osea), sostengono che ci troviamo di fronte al simbolo dell'idolatria.   

v. 2 E udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di cetra che si accompagnano nel canto con le loro cetre. v. 3 Essi cantano come un canto nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e agli anziani. E nessuno poteva comprendere quel canto se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra.

un fragore di grandi acque: deriva dalla descrizione profetica di Ez 1,24; 43,2)
forte tuono: richiama la voce di Dio, fenomeni tipici delle teofanie.

I centoquarantaquattromila sono gli unici che possono capire il cantico nuovo, ossia il cantico di lode all'Agnello vittorioso, quindi il cantico della resurrezione. Solo i redenti possono accogliere la rivelazione divina.

v. 4 Sono coloro che non si sono contaminati con donne; sono vergini, infatti, e seguono l'Agnello dovunque vada. Questi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l'Agnello. v. 5 Non fu trovata menzogna sulla loro bocca: sono senza macchia.
Le donne indicate nel brano sono da intendere come prostitute, come simboli degli idoli. Di conseguenza i centoquarantaquattromila sarebbero coloro che si sono mantenuti fedeli al Signore, che non hanno macchiato le loro vesti prostituendosi alle divinità, che non sono menzogneri - in senso biblico -. E' il caso di ricordare che essere menzogneri vuol dire l'opposto di essere puri di cuore, sinceri.
seguono l'Agnello dovunque vada: percorrono la stessa strada che Lui ha fatto giungendo fino al Golgota.
primizia: si riferisce alla pratica dell’offerta a Dio del primo raccolto o del primo nato. Con tale simbolo Paolo definisce il Cristo Risorto primizia dei risorti.

v. 6 E vidi un altro angelo che, volando nell'alto del cielo, recava un vangelo eterno da annunciare agli abitanti della terra e ad ogni nazione, tribù, lingua e popolo. 7Egli diceva a gran voce:
«Temete Dio e dategli gloria,
perché è giunta l'ora del suo giudizio.
Adorate colui che ha fatto il cielo e la terra,
il mare e le sorgenti delle acque».
Gli angeli annunziano l'ora del giudizio sull’impero del male dell’Anticristo. Notiamo la parola "vangelo" (buona novella). E' l'unica volta che nell'Apocalisse compare questo termine. La bella notizia è che Dio vuole salvare tutti gli uomini solo per mezzo di Gesù Cristo (il Vangelo del Regno che sarà annunciato in tutto il mondo cfr. Mt 24,14). L’ora del giudizio annunciato a gran voce è il temere Dio Creatore. La salvezza dell’uomo è nell’adorazione di Dio da cui deriva ogni bene: guarigione e liberazione da qualunque male.

v. 8 E un altro angelo, il secondo, lo seguì dicendo:
«È caduta, è caduta Babilonia la grande,
quella che ha fatto bere a tutte le nazioni
il vino della sua sfrenata prostituzione».
Babilonia la grande: simbolo della città dell’Anticristo dove risiede la corruzione e l’idolatria. Grande perché ha diffuso a livello mondiale il vino della sua prostituzione. Babilonia è la città prostituta per eccellenza, che simboleggia Roma, la quale - secondo Tacito - era ricettacolo di tutte le nefandezze. Questa metropoli era vista a quei tempi da un lato come caput mundi e dall'altro come un luogo estremamente corrotto. Roma al culmine della sua potenza e della sua espansione territoriale, secondo l'Apocalisse, era già sconfitta.

v. 9 E un altro angelo, il terzo, li seguì dicendo a gran voce: «Chiunque adora la bestia e la sua statua, e ne riceve il marchio sulla fronte o sulla mano, v. 10 anch'egli berrà il vino dell'ira di Dio, che è versato puro nella coppa della sua ira, e sarà torturato con fuoco e zolfo al cospetto degli angeli santi e dell'Agnello.
Il terzo angelo annuncia la punizione agli idolatri che seguono la bestia. Bere il calice dell’ira è un’espressione tipica dell’A.T per esprimere l’intervento di Dio nella storia (cfr. Is 51,17.22; Ez 23,32-34) a cui si aggiungono il fuoco e lo zolfo per sottolineare l’orrore del castigo (cfr. Gn 19,24-28). Al cospetto degli angeli santi indica il loro essere testimoni di questo castigo con cui celebrano la giustizia di Dio. Nel giudaismo si afferma che i giusti assisteranno al castigo degli empi.

v. 11 Il fumo del loro tormento salirà per i secoli dei secoli, e non avranno riposo né giorno né notte quanti adorano la bestia e la sua statua e chiunque riceve il marchio del suo nome: con questa espressione si vuole indicare il tormento eterno.

v. 12 Qui sta la perseveranza dei santi, che custodiscono i comandamenti di Dio e la fede in Gesù: al rifiuto di essere segnati dal marchio corrisponde la persecuzione dei fedeli dell’Anticristo; da ciò la necessità della loro perseveranza. In questo caso si evoca la costanza dei santi che vengono uccisi a causa della loro fede.

v. 13 E udii una voce dal cielo che diceva: «Scrivi: d'ora in poi, beati i morti che muoiono nel Signore. Sì - dice lo Spirito -, essi riposeranno dalle loro fatiche, perché le loro opere li seguono».
Ai santi che hanno rifiutato le tentazioni della Bestia è riservata la seconda delle sette beatitudini: chi muore nel Signore, passerà direttamente al suo regno, sono fin d’ora partecipi della prima risurrezione. "Riposeranno" va inteso nel senso che ci sarà per i santi il riposo dalla testimonianza faticosa (martirio). Infatti essi raggiungeranno il premio(il regno promesso) perché non saranno più tormentati dal nemico che voleva costringerli ad abiurare. Da questo punto di vista i santi hanno finito di faticare.

v. 14 E vidi: ecco una nube bianca, e sulla nube stava seduto uno simile a un Figlio d'uomo: aveva sul capo una corona d'oro e in mano una falce affilata
Ecco il cuore della struttura settenaria, compare il segno della trascendenza e della vita divina (la nuvola bianca) su cui, in atteggiamento di autorità (seduto) troneggia il Figlio dell’Uomo, il Messia annunciato che porta la vittoria (corona d’oro) e il giudizio sul mondo (falce affilata).

v. 15 Un altro angelo uscì dal tempio, gridando a gran voce a colui che era seduto sulla nube: “Getta la tua falce e mieti; è giunta l'ora di mietere, perché la messe della terra è matura”
Un angelo esce dal tempio per indicare le preghiere dei santi martiri che sollecitano Cristo ad agire. L’angelo invita a mietere, un chiaro riferimento alla zizzania (Mt. 13) che sarà bruciata al momento del raccolto dopo la sua separazione dal grano. Si tratta di una parabola decisamente apocalittica nel senso che ci parla del giudizio divino.Si può riconoscere l’influsso anche di Gl 4,13 che annuncia il giorno del giudizio divino.

v. 16 Allora colui che era seduto sulla nube lanciò la sua falce sulla terra e la terra fu mietuta.
L’ora del giudizio è giunto perché la terra è matura, la malvagità degli uomini è giunta al colmo ed è completo anche il numero degli eletti. Gesù qui raccoglie i buoni e lascia i cattivi che verranno mietuti.
v. 17 Allora un altro angelo uscì dal tempio che è nel cielo, tenendo anch'egli
una falce affilata. V. 18 Un altro angelo, che ha potere sul fuoco, venne dall'altare e gridò a gran voce a quello che aveva la falce affilata: «Getta la tua falce affilata e vendemmia i grappoli della vigna della terra, perché le sue uve sono mature». 
Questo secondo angelo che ha potere sul fuoco, ovvero colui che cura l’efficacia dei sacrifici, sia in senso ascendente perché arrivino fino a Dio, sia in senso discendente, perché portino ala benedizione agli uomini. Una descrizione del giudizio come vendemmia la ritroveremo in Ap. 19 ed esprime meglio la punizione dei malvagi. Infatti la visione della vendemmia e della pigiatura è descritta in Gl 4 in cui si assiste al massacro che Dio farà dei nemici d’Israele nella valle di Giosafat. La falce affilata indica un intervento forte e dirompente di Dio per colpire i malvagi.

v. 19 L'angelo lanciò la sua falce sulla terra, vendemmiò la vigna della terra e rovesciò l'uva nel grande tino dell'ira di Dio. V. 20 Il tino fu pigiato fuori della città e dal tino uscì sangue fino al morso dei cavalli, per una distanza di milleseicento stadi.
Il grande tino è il torchio dell’ira di Dio che richiama il calice dell’ira di Is. 51,17. E’ giustificabile vedere un riferimento alla passione di Gesù, nel torchio non ha pestato i suoi nemici, ma è stato Lui stesso schiacciato come vittima del male, bevendo il calice dell’ira divina al posto nostro. Fuori della città richiama il luogo del sacrificio di Cristo, luogo dove normalmente venivano uccisi i martiri e dove Gesù stesso è morto (il Calvario, infatti, era fuori dalla cinta muraria di Gerusalemme). Il suo sangue è un nuovo Mar Rosso che ferma la cavalleria infernale (cfr, Ap 9,1-12) ed estende i propri effetti salvifici all’estremità della terra.
milleseicento stadi: numero che rappresenta il prodotto di quaranta per quaranta. Conosciamo, ormai, la pregnanza simbolica di questo numero (i quarant'anni di Israele nel Sinai, i quaranta giorni trascorsi da Gesù nel deserto...) che ci richiama immediatamente un momento difficile e bello allo stesso tempo. Difficile, come camminare nel deserto e subire tutte le prove attraversate dal popolo d'Israele; bello perché Dio guida il suo popolo. Alcuni studiosi lo interpreta come il quadrato di 4 per 100 che designa simbolicamente la totalità della superficie terrestre.


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