venerdì 4 gennaio 2013

Apocalisse 3,14-22


Alla Chiesa di Laodicèa

14All'angelo della Chiesa che è a Laodicèa scrivi:
«Così parla l'Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio.15Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo! 16Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca. 17Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo. 18Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista. 19Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti. 20Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me. 21Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono.22Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese»

v. 14 All'angelo della Chiesa che è a Laodicèa: Laodicea era una città decisamente contemporanea, molto simile a quelle occidentali di oggi comandate dai banchieri e dal loro sistema economico da un lato, e dall'industria farmaceutica dall'altra. Ciò spingeva i Laodicesi a riporre la loro fede nell'economia e nella medicina. A Laodicea si curavano soprattutto le malattie degli occhi; gli oculisti applicavano un collirio a base di una polvere chiamata ``balsamo di Frigia''. Infine, caratteristica significativa, Laodicea era una città straordinariamente ricca, nota per le sue attività bancarie.

Così parla l'Amen, il Testimone degno di fede e veritiero, il Principio della creazione di Dio: Cristo si presenta con tre titoli: nel primo si sottolinea la sua caratteristica di stabilità, che adempie tutte le sue promesse; nel secondo la sua testimonianza sottolinea il suo carattere infallibile di verità, la cui testimonianza deve essere ricevuta e creduta dagli uomini interamente; nel terzo lo indica come principio dell’azione creatrice di Dio nell’opera della redenzione.

v.15 Conosco le tue opere: tu non sei né freddo né caldo. Magari tu fossi freddo o caldo: Gesù conosce le opere anche di quest'ultima comunità e non ne è affatto soddisfatto. I Laodicesi, infatti, sono tiepidi. Il Signore li avrebbe preferiti piuttosto freddi che in quel modo.
v.16 Ma poiché sei tiepido, non sei cioè né freddo né caldo, sto per vomitarti dalla mia bocca: Il problema di questa comunità è la mediocrità e l’incoerenza, che ha provocato un giudizio abbastanza negativo con un’espressione di rigetto collettivo. Tuttavia il Signore si esprime al futuro: Io ti vomiterò, lasciando intendere che prima di rigettarla definitivamente, egli vuole ancora usare i mezzi di grazia per strappare alla perdizione i pochi membri di questa chiesa che accetteranno l'avvertimento.

v. 17 Tu dici: Sono ricco, mi sono arricchito, non ho bisogno di nulla. Ma non sai di essere un infelice, un miserabile, un povero, cieco e nudo: I Laodicesi sono pienamente soddisfatti dei beni materiali che hanno. Loro sono ricchi, hanno più del necessario, vivono nel lusso e nell’opulenza, probabilmente sono anche molto impegnati, non hanno tempo per Dio. Il conseguimento dei beni materiali viene prima della sequela a Gesù. Essi si ritengono a posto, ma in realtà sono infelici, miseri, poveri, ciechi e nudi. . Le loro medicine potevano assicurar loro una miglior salute fisica, ma non spirituale. Similmente, pur essendo i produttori della celebre lana di Frigia, erano nudi. La nudità nella Bibbia è il simbolo del proprio peccato mostrato alla luce del sole, mentre la cecità è l’incapacità di vedere e di capire la volontà di Dio.

v. 18 Ti consiglio di comperare da me oro purificato dal fuoco per diventare ricco, e abiti bianchi per vestirti e perché non appaia la tua vergognosa nudità, e collirio per ungerti gli occhi e recuperare la vista: L’autosufficienza della Chiesa può essere superata solo con il riconoscimento della dipendenza da Cristo e con l’accoglienza dei suoi doni:
oro purificato: esprime l’autentica relazione con Dio
le vesti bianche: esprime la partecipazione al mistero della risurrezione
l’unzione col collirio: sta a significare l’intelligenza spirituale.

v. 19  Io, tutti quelli che amo, li rimprovero e li educo. Sii dunque zelante e convèrtiti: qui il Signore assicura alla comunità la sua presenza come un padre che cerca di educare i suoi figli con amore e con fermezza, allo stesso tempo. Egli vuole il meglio per ciascuno di noi.

v. 20 Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me.
L’espressione sto alla porta richiama la parabola evangelica dei servi che aspettano la venuta del padrone (cfr. Mc 13,33-37; Lc 12,35-38). Il bussare alla porta richiama l’immagine dell’innamorato che attende la sua amata(cfr. Ct 5,2) in questo modo viene descritto il desiderio che Cristo ha di incontrare personalmente ciascuno.  L’apertura della porta è la rimozione dell’ostacolo e coincide con l’ascolto della sua voce, della sua parola che ti invita alla comunione con Lui. Egli vuole cenare con noi, far mangiare di quel pane che non ci farà più avere fame e bere quell'acqua che ci disseterà per sempre. Qui si fa riferimento all’eucarestia come segno anticipatore del banchetto messianico escatologico.

v. 21 Il vincitore lo farò sedere con me, sul mio trono, come anche io ho vinto e siedo con il Padre mio sul suo trono: La promessa al vincitore è di carattere cristologico, il cristiano parteciperà alla stessa intronizzazione di Cristo alla destra del Padre. L’immagine che viene usata è quella del Salmo 110,1 applicata al Re Messia, risorto e asceso al trono. L’evocazione finale del trono prepara il passaggio alla seconda parte dell’opera, tutta centrata su quest’ultimo motivo.
 lo farò sedere con me, sul mio trono: questa espressione la ritroviamo in Lc 22,30: Io dispongo che … sediate su troni a giudicare le dodici tribù d’Israele.

Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese

Le sette chiese sono un modello un prototipo di sette comunità cristiane diverse, tutte presenti ai nostri giorni come ai tempi di Giovanni. Sono sette tipi di Cristiani: quello che ha perso il primo amore; quello che è sofferente e perseguitato; quello che è sceso a compromesso perché vive in un posto ostile al Cristianesimo; quello che si lascia comandare da chi si è sostituito a Gesù; quello che ha fama di essere un buon cristiano, ma che ha perso la fede; quello che, seppur abbia poche risorse, è rimasto fedele ed ha fatto la volontà di Dio; quello che ha anteposto i beni materiali, all’amore di Cristo. Per ciascuna di queste persone o comunità cristiana, il Signore ha una parola di incoraggiamento e di esortazione, un complimento ed un rimprovero, un ammonimento ed una promessa.



 

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