venerdì 21 dicembre 2012

Apocalisse 3


Apocalisse 3

Alla Chiesa di Sardi
1 All'angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi:
«Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. 2Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. 3Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te. 4Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. 5Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. 6Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese».

 v.1 All'angelo della Chiesa che è a Sardi:  La città di Sardi, una famosa metropoli dell’antichità in cui gli abitanti vivevano principalmente dell’industria della lana.
Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Qui si riferisce alla pienezza dello Spirito posseduta da Gesù, all’unico Spirito settiforme visto nella pienezza dei suoi doni, le sette stelle come abbiamo visto sono i sette vescovi. Il Cristo ci appare nella pienezza dei suoi poteri. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto: Il Signore nota che agli occhi degli uomini le opere di questa comunità sembrano vive, buone ma in realtà hanno perso la grazia e versano in cattive condizioni.
v.2 Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio: l’invito alla vigilanza indica che la comunità sonnecchia e rischia di morire se non saranno immediatamente aiutati. I cristiani di Sardi dicevano di aver fede, ma in realtà dimostravano il contrario con il loro modo di agire.

v. 3 Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te: . Il ricordo della prontezza ad ascoltare la Parola di Dio allude al suo primo annuncio. L’esortazione a svegliarsi da questo sonno di morte, da questo cristianesimo puramente esteriore, risuona come un forte comando. Verrò come un ladro è una chiara allusione a Mt. 24,43 in cui si fa riferimento alla venuta di Gesù. I cristiani di Sardi non aspettavano più il ritorno del Signore, altra evidenza di una fede carente. Erano troppo indaffarati dalle loro cose, dai problemi della vita di tutti i giorni. Gesù rischiava di prenderli alla sprovvista, come un ladro che ti entra in casa di notte, quando dormi o non ci sei.

v.4 Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni: Tuttavia anche per questa comunità non tutto è perduto, infatti vi sono alcuni che si sono dimostrati fedeli, non hanno macchiato le loro vesti, cioè non hanno tradito la nuova esistenza donata da Cristo. Essi parteciperanno un giorno alle nozze dell’Agnello.

v.5  Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli: “Le bianche vesti” indica la conformità al regno celeste, al mondo nuovo di Cristo. Quindi ricevere la veste bianca fa riferimento alla risurrezione di Cristo, di cui i fedeli sono partecipi. Coloro che hanno abbandonato l’idolatria si rivelano strettamente uniti alla vita di Cristo Risorto e questo dono ricevuto e da conservare fino allo splendore della gloria. Avere il proprio nome scritto nel libro della vita assicura la partecipazione ai beni messianici (cfr. Is.4,3) mentre la cattiva condotta comporta l’esclusione da questa comunione di vita. Il riconoscimento del nome davanti alla corte celeste richiama il detto di Gesù nei sinottici (cfr. Mt 10,32; Lc 12,8) e fa riferimento alla coerente testimonianza del discepolo che rimane saldo, senza rinnegare la propria fede.

Alla Chiesa di Filadèlfia
 7All'angelo della Chiesa che è a Filadèlfia scrivi:
"Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre. 8Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. 9Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. 10Poiché hai custodito il mio invito alla perseveranza, anch'io ti custodirò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. 11Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. 12Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo.13Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".

v.7 All'angelo della Chiesa che è a Filadèlfia: questa città che significa “amore dei fratelli”, era una città importante e, rispetto alle altre sei, di recente costruzione al centro di grandi vie di comunicazione, con una intensissima attività commerciale. Filadelfia era costruita in una zona fortemente sismica, tanto che nel 17 d.C. era stata quasi completamente distrutta da un terremoto. Venne poi interamente ricostruita dall’imperatore Tiberio. A Filadelfia c’era un tempio dedicato a Giano, protettore delle porte, il cui simbolo è la chiave.

Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre

Santo e Verace: sono attributi divini che Gesù utilizza per ribadire il proprio ruolo messianico. Santo indica la trascendenza divina e verace o veritiero indica il compito rivelatore del Cristo.
Colui che ha la chiave di Davide: l’immagine riprende l’oracolo di Isaia che proclamava l’investitura di un nuovo ministro (cfr. Is 22,22) ed evoca il potere assoluto e universale del Messia.
quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre: Gesù solo decide chi sarà accolto nel regno di Dio e chi invece ne resterà escluso.

v.8 Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome

ho aperto davanti a te una porta: Cristo, che ha la chiave di Davide, (cioè, la pienezza dei poteri del Messia), con la sua autorità ha aperto alla Chiesa di Filadelfia la porta della evangelizzazione, ha dato campo libero al suo apostolato. Questa apertura è un dono divino che viene concesso alla comunità per crescere nella missione di testimonianza e annuncio.
Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome: Quello che conta per Gesù è che in questa comunità è custodita la parola di Dio, cioè la loro forza sta nel rapporto costante con la Parola e la persona di Cristo.

v. 9 Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato

che dicono di essere Giudei: gli ebrei non avendo riconosciuto il Messia si sono posti automaticamente contro Dio.
li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato: Cristo convincerà gli ebrei che “il vero Israele” sono i cristiani, da Lui accolti con amore come popolo eletto.
sappiano che io ti ho amato: questa dichiarazione d’amore deriva dal testo di Is.43,4

v. 10 Poiché hai custodito il mio invito alla perseveranza, anch'io ti custodirò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. 
Nell’ora della prova (si allude, probabilmente, alla grande tribolazione del capitolo 7,14) questa comunità verrà preservata grazie alla sua fedeltà e costanza nell’osservanza della Parola di Dio, rimanendo come vergine casta pronta per le nozze con lo Sposo. In questo passo alcuni esegeti evangelici fanno riferimento al rapimento della Chiesa di cui parla l’apostolo Paolo nella sua prima lettera ai Tessalonicesi 4,15-17.

v. 11 Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona:
Gesù invita a perseverare nella fede e nelle opere buone. In questa lettera si può notare che non c’è nessun rimprovero.

v. 12 Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo

lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più: il premio promesso è di diventare una colonna del tempio, chiaro riferimento alla chiesa primitiva che attribuiva questo appellativo agli apostoli (Gal. 2,9; Ef. 2,19-22; 1 Pt. 2,5). Nella Chiesa celeste i cristiani fedeli saranno definitivamente saldi come le colonne di un tempio, e “non uscirà più” : come una colonna non può essere rimossa da un edificio ben solido, così i giusti che hanno ottenuto la vittoria finale non potranno essere estromessi.
Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo.
In questo versetto notiamo l'importanza del termine "nome" ripetuto ben tre volte. Nella concezione biblica il nome rimanda alla realtà espressa nel nome stesso: il nome rivela la persona. Incidere sul vincitore il nome fa ricordare i condottieri e i governanti che facevano erigere nel tempio colonne commemorative e su di esse scolpivano le proprie imprese con scritte e immagini eloquenti. In questo caso i fedeli saranno accolti nella Gerusalemme celeste in un posto di gloria davanti al trono di Dio, partecipando della vita nuova del Figlio dell’Uomo glorificato.
La Chiesa di Filadelfia diventa così il luogo per eccellenza della rivelazione, cioè delle scoperta profonda di questo "nome" che in realtà è la persona stessa di Dio che vive nel suo popolo fedele e che si oppone alla bestia la quale è colei che fa "blasfemìa", la bestemmia del nome di Dio. La nuova Gerusalemme, che è una realtà futura, si sta già realizzando; alla chiesa di Filadelfia viene dato il "nome" che anticipa la Gerusalemme nuova. E tutti coloro che nelle varie Chiese partecipano alla sorte di Cristo sono le colonne della Gerusalemme nuova.




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