venerdì 21 dicembre 2012

Apocalisse 3


Apocalisse 3

Alla Chiesa di Sardi
1 All'angelo della Chiesa che è a Sardi scrivi:
«Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto. 2Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio. 3Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te. 4Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni. 5Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli. 6Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese».

 v.1 All'angelo della Chiesa che è a Sardi:  La città di Sardi, una famosa metropoli dell’antichità in cui gli abitanti vivevano principalmente dell’industria della lana.
Così parla Colui che possiede i sette spiriti di Dio e le sette stelle: Qui si riferisce alla pienezza dello Spirito posseduta da Gesù, all’unico Spirito settiforme visto nella pienezza dei suoi doni, le sette stelle come abbiamo visto sono i sette vescovi. Il Cristo ci appare nella pienezza dei suoi poteri. Conosco le tue opere; ti si crede vivo, e sei morto: Il Signore nota che agli occhi degli uomini le opere di questa comunità sembrano vive, buone ma in realtà hanno perso la grazia e versano in cattive condizioni.
v.2 Sii vigilante, rinvigorisci ciò che rimane e sta per morire, perché non ho trovato perfette le tue opere davanti al mio Dio: l’invito alla vigilanza indica che la comunità sonnecchia e rischia di morire se non saranno immediatamente aiutati. I cristiani di Sardi dicevano di aver fede, ma in realtà dimostravano il contrario con il loro modo di agire.

v. 3 Ricorda dunque come hai ricevuto e ascoltato la Parola, custodiscila e convèrtiti perché, se non sarai vigilante, verrò come un ladro, senza che tu sappia a che ora io verrò da te: . Il ricordo della prontezza ad ascoltare la Parola di Dio allude al suo primo annuncio. L’esortazione a svegliarsi da questo sonno di morte, da questo cristianesimo puramente esteriore, risuona come un forte comando. Verrò come un ladro è una chiara allusione a Mt. 24,43 in cui si fa riferimento alla venuta di Gesù. I cristiani di Sardi non aspettavano più il ritorno del Signore, altra evidenza di una fede carente. Erano troppo indaffarati dalle loro cose, dai problemi della vita di tutti i giorni. Gesù rischiava di prenderli alla sprovvista, come un ladro che ti entra in casa di notte, quando dormi o non ci sei.

v.4 Tuttavia a Sardi vi sono alcuni che non hanno macchiato le loro vesti; essi cammineranno con me in vesti bianche, perché ne sono degni: Tuttavia anche per questa comunità non tutto è perduto, infatti vi sono alcuni che si sono dimostrati fedeli, non hanno macchiato le loro vesti, cioè non hanno tradito la nuova esistenza donata da Cristo. Essi parteciperanno un giorno alle nozze dell’Agnello.

v.5  Il vincitore sarà vestito di bianche vesti; non cancellerò il suo nome dal libro della vita, ma lo riconoscerò davanti al Padre mio e davanti ai suoi angeli: “Le bianche vesti” indica la conformità al regno celeste, al mondo nuovo di Cristo. Quindi ricevere la veste bianca fa riferimento alla risurrezione di Cristo, di cui i fedeli sono partecipi. Coloro che hanno abbandonato l’idolatria si rivelano strettamente uniti alla vita di Cristo Risorto e questo dono ricevuto e da conservare fino allo splendore della gloria. Avere il proprio nome scritto nel libro della vita assicura la partecipazione ai beni messianici (cfr. Is.4,3) mentre la cattiva condotta comporta l’esclusione da questa comunione di vita. Il riconoscimento del nome davanti alla corte celeste richiama il detto di Gesù nei sinottici (cfr. Mt 10,32; Lc 12,8) e fa riferimento alla coerente testimonianza del discepolo che rimane saldo, senza rinnegare la propria fede.

Alla Chiesa di Filadèlfia
 7All'angelo della Chiesa che è a Filadèlfia scrivi:
"Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre. 8Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome. 9Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato. 10Poiché hai custodito il mio invito alla perseveranza, anch'io ti custodirò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. 11Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona. 12Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo.13Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese".

v.7 All'angelo della Chiesa che è a Filadèlfia: questa città che significa “amore dei fratelli”, era una città importante e, rispetto alle altre sei, di recente costruzione al centro di grandi vie di comunicazione, con una intensissima attività commerciale. Filadelfia era costruita in una zona fortemente sismica, tanto che nel 17 d.C. era stata quasi completamente distrutta da un terremoto. Venne poi interamente ricostruita dall’imperatore Tiberio. A Filadelfia c’era un tempio dedicato a Giano, protettore delle porte, il cui simbolo è la chiave.

Così parla il Santo, il Veritiero, Colui che ha la chiave di Davide: quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre

Santo e Verace: sono attributi divini che Gesù utilizza per ribadire il proprio ruolo messianico. Santo indica la trascendenza divina e verace o veritiero indica il compito rivelatore del Cristo.
Colui che ha la chiave di Davide: l’immagine riprende l’oracolo di Isaia che proclamava l’investitura di un nuovo ministro (cfr. Is 22,22) ed evoca il potere assoluto e universale del Messia.
quando egli apre nessuno chiude e quando chiude nessuno apre: Gesù solo decide chi sarà accolto nel regno di Dio e chi invece ne resterà escluso.

v.8 Conosco le tue opere. Ecco, ho aperto davanti a te una porta che nessuno può chiudere. Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome

ho aperto davanti a te una porta: Cristo, che ha la chiave di Davide, (cioè, la pienezza dei poteri del Messia), con la sua autorità ha aperto alla Chiesa di Filadelfia la porta della evangelizzazione, ha dato campo libero al suo apostolato. Questa apertura è un dono divino che viene concesso alla comunità per crescere nella missione di testimonianza e annuncio.
Per quanto tu abbia poca forza, hai però custodito la mia parola e non hai rinnegato il mio nome: Quello che conta per Gesù è che in questa comunità è custodita la parola di Dio, cioè la loro forza sta nel rapporto costante con la Parola e la persona di Cristo.

v. 9 Ebbene, ti faccio dono di alcuni della sinagoga di Satana, che dicono di essere Giudei, ma mentiscono, perché non lo sono: li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato

che dicono di essere Giudei: gli ebrei non avendo riconosciuto il Messia si sono posti automaticamente contro Dio.
li farò venire perché si prostrino ai tuoi piedi e sappiano che io ti ho amato: Cristo convincerà gli ebrei che “il vero Israele” sono i cristiani, da Lui accolti con amore come popolo eletto.
sappiano che io ti ho amato: questa dichiarazione d’amore deriva dal testo di Is.43,4

v. 10 Poiché hai custodito il mio invito alla perseveranza, anch'io ti custodirò nell'ora della tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli abitanti della terra. 
Nell’ora della prova (si allude, probabilmente, alla grande tribolazione del capitolo 7,14) questa comunità verrà preservata grazie alla sua fedeltà e costanza nell’osservanza della Parola di Dio, rimanendo come vergine casta pronta per le nozze con lo Sposo. In questo passo alcuni esegeti evangelici fanno riferimento al rapimento della Chiesa di cui parla l’apostolo Paolo nella sua prima lettera ai Tessalonicesi 4,15-17.

v. 11 Vengo presto. Tieni saldo quello che hai, perché nessuno ti tolga la corona:
Gesù invita a perseverare nella fede e nelle opere buone. In questa lettera si può notare che non c’è nessun rimprovero.

v. 12 Il vincitore lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più. Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo

lo porrò come una colonna nel tempio del mio Dio e non ne uscirà mai più: il premio promesso è di diventare una colonna del tempio, chiaro riferimento alla chiesa primitiva che attribuiva questo appellativo agli apostoli (Gal. 2,9; Ef. 2,19-22; 1 Pt. 2,5). Nella Chiesa celeste i cristiani fedeli saranno definitivamente saldi come le colonne di un tempio, e “non uscirà più” : come una colonna non può essere rimossa da un edificio ben solido, così i giusti che hanno ottenuto la vittoria finale non potranno essere estromessi.
Inciderò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città del mio Dio, della nuova Gerusalemme che discende dal cielo, dal mio Dio, insieme al mio nome nuovo.
In questo versetto notiamo l'importanza del termine "nome" ripetuto ben tre volte. Nella concezione biblica il nome rimanda alla realtà espressa nel nome stesso: il nome rivela la persona. Incidere sul vincitore il nome fa ricordare i condottieri e i governanti che facevano erigere nel tempio colonne commemorative e su di esse scolpivano le proprie imprese con scritte e immagini eloquenti. In questo caso i fedeli saranno accolti nella Gerusalemme celeste in un posto di gloria davanti al trono di Dio, partecipando della vita nuova del Figlio dell’Uomo glorificato.
La Chiesa di Filadelfia diventa così il luogo per eccellenza della rivelazione, cioè delle scoperta profonda di questo "nome" che in realtà è la persona stessa di Dio che vive nel suo popolo fedele e che si oppone alla bestia la quale è colei che fa "blasfemìa", la bestemmia del nome di Dio. La nuova Gerusalemme, che è una realtà futura, si sta già realizzando; alla chiesa di Filadelfia viene dato il "nome" che anticipa la Gerusalemme nuova. E tutti coloro che nelle varie Chiese partecipano alla sorte di Cristo sono le colonne della Gerusalemme nuova.




mercoledì 12 dicembre 2012

Apocalisse 2,18-29


Alla Chiesa di Tiàtira

All'angelo della Chiesa che è a Tiàtira scrivi:
«Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente. 19Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime. 20Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Gezabele, la donna che si dichiara profetessa e seduce i miei servi, insegnando a darsi alla prostituzione e a mangiare carni immolate agli idoli. 21Io le ho dato tempo per convertirsi, ma lei non vuole convertirsi dalla sua prostituzione. 22Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si convertiranno dalle opere che ha loro insegnato. 23Colpirò a morte i suoi figli e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere. 24A quegli altri poi di Tiàtira che non seguono questa dottrina e che non hanno conosciuto le profondità di Satana - come le chiamano -, a voi io dico: non vi imporrò un altro peso, 25ma quello che possedete tenetelo saldo fino a quando verrò. 26Al vincitore che custodisce sino alla fine le mie opere darò autorità sopra le nazioni:27le governerà con scettro di ferro,come vasi di argilla si frantumeranno,
28con la stessa autorità che ho ricevuto dal Padre mio; e a lui darò la stella del mattino.29Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese».

v. 18 All'angelo della Chiesa che è a Tiàtira: la città era noto come laborioso centro artigiano e commerciale e non aveva nessun tempio dedicato all’imperatore. I pericoli che sovrastavano questa piccola comunità venivano piuttosto dall’interno.
Così parla il Figlio di Dio, Colui che ha gli occhi fiammeggianti come fuoco e i piedi simili a bronzo splendente: Gesù qui è presentato nella sua onniscienza e dai sui piedi di bronzo, cosa da ricondurre alla sua prontezza di giudizio. Infatti con i suoi piedi stritola i ribelli come vasi d’argilla.

v. 19 Conosco le tue opere, la carità, la fede, il servizio e la costanza e so che le tue ultime opere sono migliori delle prime: Il loro amore e la loro fede si dimostrano genuini nel servizio reciproco, a cui si aggiunge un imperturbabile spirito di sopportazione di fronte alle difficoltà.

v. 20 Ma ho da rimproverarti che lasci fare a Gezabele, la donna che si dichiara profetessa e seduce i miei servi, insegnando a darsi alla prostituzione e a mangiare carni immolate agli idoli: Gezabele è una pseudo-profetessa della setta dei Nicolaiti, il nome è simbolico è riconduce alla celebre regina pagana di Israele che perseguitava il profeta Elia e che indusse il marito Acab ai culti idolatrici (cfr 1Re 16,31; 2Re 9,22). C’è in questa comunità una certa tolleranza al male che rischia di compromettere la fedeltà della Chiesa.

v.21 Io le ho dato tempo per convertirsi, ma lei non vuole convertirsi dalla sua prostituzione: Ecco l’invito che è stato dato dal Signore per ravvedersi, ma la dilazione di tempo è trascorsa inutilmente.

v. 22 Ebbene, io getterò lei in un letto di dolore e coloro che commettono adulterio con lei in una grande tribolazione, se non si convertiranno dalle opere che ha loro insegnato: Ecco la conseguenza del peccato che porta in un letto di malattia perché si è contaminata con l’idolatria.
v. 23 colpirò a morte i suoi figli: i figli di coloro che hanno abbracciato la dottrina dei nicolaiti subiranno la stessa pena con cui Eliseo colpì i figli di Gezabele, cioè la morte violenta (cfr. 1Re 21,21; 2 Re 10,7).

e tutte le Chiese sapranno che io sono Colui che scruta gli affetti e i pensieri degli uomini, e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere: Il Cristo Risorto attribuisce a se stesso una tipica qualità divina che troviamo nell’A.T., cioè conoscere le profondità dell’animo umano: i reni sono intesi come sede della coscienza morale, mentre il cuore è l’organo del pensiero e della volontà.

v. 24 A quegli altri poi di Tiàtira che non seguono questa dottrina e che non hanno conosciuto le profondità di Satana come le chiamano -, a voi io dico: non vi imporrò un altro peso.
A quelli rimasti fedeli che rifiutano le pretese rivelazioni degli eretici, considerandole demoniache, è richiesto solo di perseverare in tale comportamento.
le profondità di Satana:  Secondo alcuni studiosi l'espressione potrebbe riferirsi all'esoterismo, cioè alla magia, oppure allo gnosticismo.
a voi io dico: non vi imporrò un altro peso: Allude probabilmente al decreto apostolico (Atti 15,28). Cristo non aggiunge nessun altro obbligo, all’infuori del divieto di idolatria e fornicazione.

v. 25 ma quello che possedete tenetelo saldo fino a quando verrò: qui si intende la Parusia oppure alla morte di ognuno.

vv. 26-27-28 Al vincitore che custodisce sino alla fine le mie opere darò autorità sopra le nazioni: le governerà con scettro di ferro, come vasi di argilla si frantumeranno, con la stessa autorità che ho ricevuto dal Padre mio; e a lui darò la stella del mattino
Al cristiano che resta fedele all’insegnamento apostolico vengono riconosciuti gli stessi titoli regali riferiti al Messia: le immagini dello scettro di ferro cfr. Salmo 2,8-9) e dei vasi di argilla per indicare che gli idolatri sono deboli come cocci. Il cristiano partecipa della stessa autorità universale: partecipa della sua risurrezione (simboleggiata dalla stella del mattino che troviamo in Nm 24,17 e anche nel testo dell’exultet: “lo trovi acceso la stella del mattino, quella stella che non conosce tramonto, Cristo tuo Figlio che  risuscitato dai morti fa risplendere sugli uomini la sua luce serena…) e condivide con Lui il compito di “pascolare le nazioni”. Un giorno il Padre darà il regno su tutte le nazioni al Figlio e quest’ultimo lo condividerà con quanti gli sono rimasti fedeli sino alla fine.

venerdì 7 dicembre 2012

Apocalisse 2,12-17


Alla Chiesa di Pèrgamo

All'angelo della Chiesa che è a Pèrgamo scrivi: “Così parla Colui che ha la spada affilata a due tagli. 13So che abiti dove Satana ha il suo trono; tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di Satana. 14Ma ho da rimproverarti alcune cose: presso di te hai seguaci della dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla prostituzione. 15Così pure, tu hai di quelli che seguono la dottrina dei nicolaìti. 16Convèrtiti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca. 17Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi lo riceve”.

v. 12 Pèrgamo: capitale ufficiale della provincia d’Asia, era famosa per il suo altare dedicato a Zeus, ma soprattutto per il tempio dedicato ad Augusto e Roma. In questa città c’era una biblioteca statale di duecentomila rotoli  (da cui il termine pergamena), l’atmosfera era tutta penetrata di religiosità pagana.
Colui che ha la spada affilata a due tagli: Cristo si presenta riprendendo il simbolo della spada per evocare un’immagine di forza e combattimento. Il giudizio su questa chiesa riguarda proprio il rapporto con la città, sede di un potere ritenuto satanico.

v. 13 So che abiti dove Satana ha il suo trono: ecco l’affermazione che esplicita che la città era particolarmente pagana con le sue manifestazioni idolatriche.
tuttavia tu tieni saldo il mio nome e non hai rinnegato la mia fede neppure al tempo in cui Antìpa, il mio fedele testimone, fu messo a morte nella vostra città, dimora di Satana: Antìpa probabilmente vescovo di Pergamo che fu martirizzato durante il regno di Domiziano, mantiene salda la fede e la costanza di questa comunità nonostante il contesto culturale ostile ai cristiani.

v. 14…ho da rimproverarti alcune cose: presso di te hai seguaci della dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balak a provocare la caduta dei figli d'Israele, spingendoli a mangiare carni immolate agli idoli e ad abbandonarsi alla prostituzione.
Da questo versetto si evince che non tutti hanno saputo custodirsi dalla seduzione pratica; una minoranza si è lasciata contagiare dalla prassi dei pagani. Secondo la dottrina di Balaam (cfr Nm 22) gli ebrei furono attirati all’idolatria in alcune feste impure in onore di Beelfegor,dio del sole (cfr. Nm 25,1-2) con l’aiuto delle figlie di Moab che avevano il compito di farli allontanare dalla vera fede, facendo mangiare loro carni di animali immolati. Anche S. Paolo affronta un’analoga questione (cfr 1Co 8). La prostituzione dal greco porneia era il comportamento di alcune donne che si concedevano agli altri gratuitamente.

v. 15 tu hai di quelli che seguono la dottrina dei nicolaìti: e poi ci sono quelli che seguono i comportamenti licenziosi dei nicolaiti.

v.16 Convèrtiti dunque; altrimenti verrò presto da te e combatterò contro di loro con la spada della mia bocca
Il vescovo e la sua comunità sono invitati a convertirsi e la Parola di Dio, simile ad una spada affilata, è lo strumento decisivo per il discernimento morale e spirituale.

v. 17 Al vincitore darò la manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale sta scritto un nome nuovo, che nessuno conosce all'infuori di chi lo riceve
 Il premio al vincitore di questa battaglia viene promesso con una doppia metafora:
la manna nascosta: secondo la tradizione rabbinica su 2 Maccabei 2,4ss. Geremia prima della distruzione del Tempio, nascose l’arca dell’alleanza conservandovi in essa la manna. Il cibo del cielo resterebbe nascosto fino al tempo finale, messa in serbo per l’eterno banchetto. Questa manna nascosta allude anche all’Eucarestia che resta nascosta nei nostri tabernacoli e che viene consumata già adesso in  contrapposizione ai banchetti idolatrici e come prefigurazione del banchetto celeste.
la pietruzza bianca: Gli antichi greci solevano scrivere su piccole pietre bianche per tre motivi:
1.     I nomi dei candidati alle elezioni.
2.     I nomi dei vincitori dei giochi olimpici o i nomi degli invitati alle cerimonie.
3.  Nei processi giudiziari, i giudici con una pietra bianca esprimevano la sentenza di assoluzione. Con questa metafora si annuncerebbe l’innocenza nel giudizio di Dio, e quindi i vincitori verranno dichiarati eletti cittadini del cielo.
Il nome nuovo esprime la creatura nuova e quindi richiama una relazione personale e amorosa con il Cristo Risorto, possibile solo per chi lo accoglie. Gesù da un nome nuovo a chi è chiamato a seguirlo adesso e nella vita eterna (vedi la vocazione di Pietro cfr. Mt 16,18).

venerdì 30 novembre 2012

Tempo di Avvento


“A mezzanotte si levò un grido:
Ecco lo sposo, uscitegli incontro!” (Mt 25,6)

Ecco, lo Sposo – che amiamo ma non possiamo vedere – viene come un ladro nel mezzo della notte per sorprenderci. Vegliamo dunque per poterlo ricevere e beato colui che Egli troverà vigilante.
Attesa, attenzione, vigilanza sono i termini tipici del vo­cabolario dell'Avvento e in­dicano che tutta la vita del­l'uomo è tensione verso qualcuno, uno slancio verso un’altro che deve venire, che il segreto della nostra vita è oltre noi. Allora è sempre tempo d'Av­vento, sempre tempo di ab­breviare distanze, di vivere con attenzione. Sempre tem­po di adottare strategie di ri­sveglio della mente e del cuore, in modo da non ar­rendersi al preteso primato del male e della notte, in mo­do da non dissipare bellez­za, e non peccare mai con­tro la speranza di un bene migliore.

L’attesa
L'attesa del Signore porta il cristiano a disciplinare il proprio desiderio, a imparare a desiderare, a frapporre una distanza tra sé e gli oggetti desiderati, a passare da un atteggiamento di consumo a uno di condivisione e di comunione, a un atteggiamento eucaristico. L'attesa del Signore genera nel credente anzitutto la gratitudine, il rendimento di grazie e la dilatazione del cuore che si unisce e dà voce all' attesa della creazione tutta: «La creazione attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio [...] e nutre la speranza di essere liberata dalla schiavitù della corruzione» (Romani 8,19-21). È la creazione tutta che attende cieli e terra nuovi, che attende trasfigurazione, che attende il Regno. L'attesa della venuta del Signore da parte dei cristiani diviene così invocazione di salvezza universale, espressione di una fede cosmica che consoffre con ogni uomo e con ogni creatura. Ma se queste sono le valenze dell' attesa del Signore, se questa è una precisa responsabilità dei cristiani, dobbiamo lasciarci interpellare dall' accorato e provocante appello lanciato a suo tempo da Teilhard de Chardin: «Cristiani, incaricati, dopo Israele, di custodire sempre viva la fiamma bruciante del desiderio, che cosa ne abbiamo fatto dell' attesa?».

 Buon cammino d'Avvento!


lunedì 26 novembre 2012

Apocalisse 2,1-11


GIOVANNI ALLE SETTE CHIESE DELL'ASIA MINORE
In queste sette lettere troviamo un unico grande messaggio articolato in sette parti. Esse sono costruite con lo stesso schema:
v Cristo si presenta come Colui che è e che ha
v Viene presentato un giudizio sulla singola chiesa positivo e negativo
v Esortazione particolare (ricorda, non temere, ravvediti..)
v Esortazione generale: Chi ha orecchi intenda…
v Promessa di un dono in prospettiva escatologica (a chi vince daro’…)

Alla Chiesa di Efeso
1 All'angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi:
“Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro. 2Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi. 3Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti.4Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. 5Ricorda dunque da dove sei caduto, convèrtiti e compi le opere di prima. Se invece non ti convertirai, verrò da te e toglierò il tuo candelabro dal suo posto. 6Tuttavia hai questo di buono: tu detesti le opere dei nicolaìti, che anch'io detesto. 7Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Al vincitore darò da mangiare dall'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio”.


v.1 All'angelo della Chiesa che è a Èfeso scrivi:
“Così parla Colui che tiene le sette stelle nella sua destra e cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro. 

All’angelo della Chiesa: al vescovo della chiesa, il vescovo rappresenta tutta la chiesa. Egli ha il compito di annunciare il messaggio del Vangelo a tutta la comunità e sorvegliare su di essa.
 Efeso: la città più importante della provincia romana d’Asia, custodiva il Tempio della dea Artemide ed era conosciuta per la diffusione dei culti magici. Secondo la tradizione antica fu la sede dell’apostolo Giovanni e della sua comunità. La città fu tormentato da deviazioni sincretiste che confondevano tradizioni giudaiche, credenze cristiane e usanze pagane. Efeso è la comunità fondata da Paolo (Atti 19) e Timoteo la curò per suo incarico(1Tim. 1,3).

Colui che tiene le sette stelle nella sua destra: il Risorto è colui che opera con forza e costituisce il centro di questa chiesa che la protegge con la sua potenza (destra).
cammina in mezzo ai sette candelabri d'oro: Gesù è il principio dinamico (cammina in mezzo) della loro vita. Questo camminare del Cristo in mezzo evoca la passeggiata di Dio nel giardino dell’Eden mentre Adamo ed Eva si nascondono.

v. 2 Conosco le tue opere, la tua fatica e la tua perseveranza, per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi.

Conosco le tue opere: Il Signore conosce la vita di questa comunità, in particolare del suo responsabile.
la tua fatica e perseveranza per cui non puoi sopportare i cattivi. Hai messo alla prova quelli che si dicono apostoli e non lo sono, e li hai trovati bugiardi: la comunità giovannea sperimenta la resistenza alla divisione interna e alla falsità di alcuni apostoli. Giovanni esorta la comunità a non cedere alle tentazioni del sincretismo religioso. L’insegnamento di Cristo era divenuto una sorta di Platonismo per le masse.

v. 3 Sei perseverante e hai molto sopportato per il mio nome, senza stancarti: la capacità di perseveranza e sopportazione degli Efesini è dovuta dalla potenza del nome di Gesù, dall’amore verso Gesù.
Ho però da rimproverarti di avere abbandonato il tuo primo amore. v. 5 Ricorda dunque da dove sei caduto,
Tuttavia l’amore che ora sperimentano non è più come prima, la comunità non mantiene vivo in sé quello spirito che tutto anima, non si nota più quell’intensità dei primi tempi che rende visibile la propria unione con il Signore. Sembra che siano penetrati nel suo interno la vanità e il desiderio di affermarsi. Questo tradimento genera una caduta profonda, il termine caduto in greco viene dalla radice pepto che significa fallito,sconfitto,caduto in errore, esprime un corpo caduto quando è stato ucciso.
convèrtiti e compi le opere di prima: convertiti da greco metanoia cambia il tuo pensiero, al tua mentalità e ritornerai operare come in principio di modo che le tue azioni siano di nuovo espressione del mio amore.
Se invece non ti convertirai, verrò da te e toglierò il tuo candelabro dal suo posto: Se la comunità non si converte Cristo verrà per il giudizio tagliandola fuori dalla comunione liturgica. Efeso perderà il rango di metropoli religiosa.
Questi versetti richiamano la caduta originale, la prima tappa della storia umana: la perdita dell’amore originale e la colpa dell’umanità.

v. 6 Tuttavia hai questo di buono: tu detesti le opere dei nicolaìti, che anch'io detesto. 
Dopo l’ammonimento segue subito un incoraggiamento, il Signore disprezza l’opera dei nicolaiti che mangiavano le carni immolate agli idoli e praticavano la prostituzione. Sembra che questi cristiani erano scesi a compromesso con le abitudini religiose del mondo greco-romano.

v. 7 Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese: si richiama l’attenzione e si sottolinea l’indispensabile partecipazione dell’ascoltatore che deve intendere e interpretare i segni che gli vengono presentati. Lo Spirito santo interpella e muove la comunità ad ascoltare la sua parola e a riconoscere l’opera di Cristo.
Al vincitore darò da mangiare dall'albero della vita, che sta nel paradiso di Dio
La vita cristiana è una lotta, chi la sa affrontare avrà il premio che è la vita eterna, colui che accoglie la vittoria di Cristo sul peccato e collabora alla sua opera può entrare nell’amicizia piena con Dio e quindi avrà libero acceso all’albero della vita simboleggiato dal giardino (Ap.22,2).

Alla Chiesa di Smirne

All'angelo della Chiesa che è a Smirne scrivi: «Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita. 9Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - eppure sei ricco - e la bestemmia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma sono sinagoga di Satana. 10Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita. 11Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte».

v.8 All'angelo della Chiesa che è a Smirne scrivi: la città di Smirne, l’antica capitale della Lidia, fiorente città commerciale di mare, situata a 80 Km più a nord di Efeso, era sede di una importante colonia giudaica; conobbe casi di violenta ostilità contro i cristiani come è descritto nel martirio di san Policarpo[1]
Così parla il Primo e l'Ultimo, che era morto ed è tornato alla vita: Il Cristo si presenta con gli stessi attributi usati al capitolo 1 nel quale si evidenzia la realtà della vita attraverso la morte.

v. 9 Conosco la tua tribolazione, la tua povertà - eppure sei ricco - e la bestemmia da parte di quelli che si proclamano Giudei e non lo sono, ma sono sinagoga di Satana.
La Chiesa si presenta in una situazione di povertà e sofferenza, ma questo stato di indigenza materiale nasconde una preziosa ricchezza spirituale. Sembra che la comunità si sia scontrata con la forte comunità giudaica e ne stia sopportando gravi conseguenze. Con la pretesa di difendere le tradizioni giudaiche, alcuni sono diventati strumenti di Satana(in ebraico l’oppositore, in greco calunniatore, falso accusatore) in opinione contraria al Cristo.

v. 10 Non temere ciò che stai per soffrire: ecco, il diavolo sta per gettare alcuni di voi in carcere per mettervi alla prova, e avrete una tribolazione per dieci giorni. Sii fedele fino alla morte e ti darò la corona della vita.
Qui si evoca la seconda tappa della storia della salvezza, l’esperienza dell’esodo. In questo caso sono i giudei che si fanno oppressori dei cristiani, tuttavia la breve durata della persecuzione (10 giorni) e la fede dei seguaci di Cristo fino al punto di rischiare la morte, fa sperare al dono della vita eterna che incorona i vincitori fedeli.

v.11 Chi ha orecchi, ascolti ciò che lo Spirito dice alle Chiese. Il vincitore non sarà colpito dalla seconda morte: il cristiano che rimane fedele, capace di seguire il Cristo con costanza e coerenza sfuggirà alla “seconda morte”[2].






[1] Da questo documento sappiamo che San Policarpo fu vescovo della città di Smirne della seconda metà del II secolo.
[2] Formula ricorrente nelle traduzioni aramaiche della Scrittura che vuole esprimere l’esclusione dalla risurrezione e la condanna a una pena eterna.