giovedì 4 aprile 2013

Apocalisse 9


La quinta tromba
 1 Il quinto angelo suonò la tromba: vidi un astro caduto dal cielo sulla terra. Gli fu data la chiave del pozzo dell'Abisso; 2egli aprì il pozzo dell'Abisso e dal pozzo salì un fumo come il fumo di una grande fornace, e oscurò il sole e l'atmosfera. 3Dal fumo uscirono cavallette, che si sparsero sulla terra, e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra. 4E fu detto loro di non danneggiare l'erba della terra, né gli arbusti né gli alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte. 5E fu concesso loro non di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il loro tormento è come il tormento provocato dallo scorpione quando punge un uomo. 6In quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte fuggirà da loro.
7Queste cavallette avevano l'aspetto di cavalli pronti per la guerra. Sulla testa avevano corone che sembravano d'oro e il loro aspetto era come quello degli uomini. 8Avevano capelli come capelli di donne e i loro denti erano come quelli dei leoni. 9Avevano il torace simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali era come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all'assalto. 10Avevano code come gli scorpioni e aculei. Nelle loro code c'era il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi. 11Il loro re era l'angelo dell'Abisso, che in ebraico si chiama Abaddon, in greco Sterminatore.
12Il primo «guai» è passato. Dopo queste cose, ecco, vengono ancora due «guai».
 La sesta tromba
13Il sesto angelo suonò la tromba: udii una voce dai lati dell'altare d'oro che si trova dinanzi a Dio. 14Diceva al sesto angelo, che aveva la tromba: «Libera i quattro angeli incatenati sul grande fiume Eufrate». 15Furono liberati i quattro angeli, pronti per l'ora, il giorno, il mese e l'anno, al fine di sterminare un terzo dell'umanità. 16Il numero delle truppe di cavalleria era duecento milioni; ne intesi il numero. 17E così vidi nella visione i cavalli e i loro cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto, di zolfo; le teste dei cavalli erano come teste di leoni e dalla loro bocca uscivano fuoco, fumo e zolfo. 18Da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo che uscivano dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell'umanità. 19La potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code, perché le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse fanno del male.
20Il resto dell'umanità, che non fu uccisa a causa di questi flagelli, non si convertì dalle opere delle sue mani; non cessò di prestare culto ai demòni e agli idoli d'oro, d'argento, di bronzo, di pietra e di legno, che non possono né vedere, né udire, né camminare; 21e non si convertì dagli omicidi, né dalle stregonerie, né dalla prostituzione, né dalle ruberie.

v. 1 il quinto angelo suonò la tromba e vidi un astro caduto dal cielo sulla terra: Qui si tratta di una potenza spirituale perché è detto che gli "fu data la chiave" Giovanni vede "un astro caduto dal cielo": non lo vede cadere, lo vede giù caduto. Nell’astro che cade dal cielo alcuni vedono un essere angelico, incaricato di aprire le porte dell’abisso.
gli fu data la chiave del pozzo dell’abisso: Cosa si intende per Abisso? L’inferno. Secondo Lc 8,31, i demoni, che si chiamano legione, supplicano di non essere rimandati nell’abisso. L’Abisso è il nome dato alla regione sotterranea dei demoni (cfr. Lc 8,31). In Ap 11,7 e Ap 17,8 si dice che la Bestia deve salire dall’Abisso. L’Abisso è una prigione provvisoria, fino al giudizio finale (Ap 20,14-15), destinato agli angeli decaduti; mentre il luogo definitivo di punizione per Satana e i suoi seguaci è lo "stagno di fuoco e di zolfo" (Ap 20,10.14-15).

v. 2 egli aprì il pozzo dell’abisso e salì dal pozzo un fumo come il fumo di una grande fornace che oscurò il sole e l’atmosfera: Questo fumo è un modo simbolico per indicare tutte le legioni di demoni che sono liberati e che invadono il mondo, mirando ad oscurarlo di luce e di grazia per mettere in atto il loro piano e il loro programma.

v. 3 dal fumo uscirono cavallette che si sparsero sulla terra e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra.
Le cavallette" sono simbolo di demoni. Da tutto il contesto appare chiaro che non si tratta veramente di locuste, ma esse sono solo un simbolismo per descrivere le proprietà e le caratteristiche dei demoni che verranno lanciati sulla terra, per devastare e tormentare gli uomini. Escono da quel fumo, cioè dall’insieme della folla di demoni. Queste cavallette sono chiaramente simbolo di particolari demoni. Queste cavallette si trovano già nella celebre visione di Gioele, dove esse presentano già tratti mostruosi e demoniaci: hanno denti di leone, aspetto di cavalli e il loro volo è come un fragore di carri (cfr. Gl 1,6; 2,4 ss.). La piaga delle locuste è una delle più terribili ed è l’ottava piaga d’Egitto (cfr. Es 10,4-15) ma, a differenza di quelle locuste che divoravano solo la vegetazione, queste tormentano gli uomini.
e fu dato loro un potere pari a quello degli scorpioni della terra: gli scorpioni sono associati ai serpenti a motivo del loro veleno (cfr. Lc 10,19) e tutti e due sono presi come simboli delle forze del male. Anche nel Salmo 90 usato in ambiente esorcistico - aspidi, vipere, leoni e draghi sono solo animali simbolici per sottintendere coloro che operano facendo del male.

v. 4 e fu detto loro di non danneggiare né erba né arbusti né alberi, ma soltanto gli uomini che non avessero il sigillo di Dio sulla fronte.
Queste cavallette - a differenza di quelle vere, naturali - danneggiano solo gli uomini e non le piante e le erbe.  È evidente che una cavalletta fisica, cioè l’insetto naturale, non ha certamente gli occhi per distinguere se un uomo ha il sigillo di Dio oppure no! Chi invece ha questi occhi, con questa capacità è un demonio.

v. 5 però non fu concesso loro di ucciderli, ma di tormentarli per cinque mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo: Ad esse non fu concesso di uccidere gli uomini, ma solo di tormentarli per 5 mesi, e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo. Secondo alcuni, 5 mesi vuol solo indicare un tempo di breve durata. Le locuste -generalmente - durano da maggio a settembre (proprio 5 mesi!), massimo fino a ottobre. Anche il flagello annunciato avrà breve durata. 5 mesi è il tempo completo di tutta la loro azione: per 5 mesi potranno sempre tormentare. Secondo altri commentatori tormenterebbero per 5 mesi di seguito; per altri, invece, una volta tormentato con la puntura, le sofferenze da loro inflitte durerebbero 5 mesi. La tortura inflitta sembrerebbe essere descritta come simile a quella dello scorpione, la cui puntura non è mortale, ma è dolorosissima.

v. 6 in quei giorni gli uomini cercheranno la morte, ma non la troveranno; brameranno morire, ma la morte li fuggirà da loro: Cercheranno di morire, perché stanchi di soffrire atroci tormenti, ma il loro desiderio di morire non sarà appagato (cfr. Le 23,30; Giobbe 3,20-25; Ger 8,3; Osea 10,8; Ap 6,14) = N.d.R.).

v. 7 queste cavallette avevano l’aspetto di cavalli pronti per la guerra. sulla testa avevano corone che sembravano d’oro e il loro aspetto era come quello degli uomini: Queste corone d’oro fanno riferimento ad un autentico potere concesso da Dio agli angeli, potestà che rimane anche negli angeli caduti, per quanto ora essi se ne servano contro Dio e il suo piano di salvezza. Un cenno a questo uso distorto di questa potestà regale, si può evincere nelle parole di Giovanni che non dice che queste entità demoniache recano sul capo "corone d’oro", ma dice che sulle loro teste ci sono "come delle corone simili ad oro". La descrizione delle locuste richiama chiaramente il libro del Profeta Gioele. “Il loro aspetto è aspetto di cavalli, come destrieri che corrono. Come fragore di carri che balzano sulla cima dei monti" (Gl 2,1-5). Tutti questi simbolismi, con cui si dipinge l’aspetto di queste cavallette originali, è solo un modo allegorico per indicare le caratteristiche e i poteri che hanno questi spiriti maligni:
1) la loro determinazione a colpire;
2) la loro personalità spirituale;
3) il loro potere.
Essi sono stati fatti uscire dall’inferno perché, se noi ci comportiamo come demoni, il Signore ci corregge e ci punisce aprendo l’inferno e donandoci la compagnia di coloro ai quali noi somigliamo. Se ci comportiamo come angeli, il Signore ci dà la compagnia degli angeli.

v. 8 avevano capelli, come capelli di donne, ma i loro denti erano come quelli dei leoni:  Continuano i simbolismi per indicare le proprietà di questi spiriti maligni.
1) Queste cavallette hanno "capelli come di donna": forse per indicare il loro potere di sedurre, di suggestionare;
2) Hanno poi "denti come quelli dei leoni": per indicare la loro ferocia e la loro forza. Quanto ai denti di leone, provengono direttamente da Gl 1,6: "é venuta contro il mio paese una nazione potente, senza numero, che ha denti di leone, mascelle di leonessa".

v. 9 avevano il ventre simile a corazze di ferro e il rombo delle loro ali come rombo di carri trainati da molti cavalli lanciati all’assalto.
Ventre simile a corazze di ferro: significa che sono forti, irrompono con decisione; significa che si tratta di guerrieri ben armati, sono determinati nell’assaltare gli uomini che devono tormentare. Questi due ultimi paragoni provengono certamente da Gl 2,5.

v. 10 avevano code come gli scorpioni, e aculei, nelle loro code il potere di far soffrire gli uomini per cinque mesi.
Nella Bibbia sempre si afferma che il diavolo ha il potere nella coda e colpisce con la coda (cfr. Ap 12,4). Quando di altri personaggi si afferma pure che hanno potere nella coda e colpiscono con quella, è sempre perché essi hanno parentela e affinità col mondo demoniaco.

v. 11 il loro re era l’angelo dell’abisso, che in ebraico si chiama Abaddon, in greco Sterminatore.
Il fatto che il loro re abbia un doppio nome, ebraico e greco, dimostra che Giovanni non sta parlando solo agli ebrei, ma si rivolge a tutti, intendendo quindi ebrei e pagani come la totalità di tutti i popoli. La scena di Ap 20,1-3 ci aiuta a capire chiaramente che questo re altro non è che Satana.

v. 12  il primo "guai" è passato,  rimangono ancora due "guai" dopo queste cose: la sesta tromba coincide con il secondo "guai", abbraccia il lungo brano che va da Ap 9,13 ad Ap 11,14. La 6ª tromba introduce un flagello più grave del precedente: le locuste tormentano, invece, la cosiddetta "cavalleria infernale" della 6ª tromba, uccide, ma fa morire solo 1/3 degli uomini. Lo squillo della tromba non scatena direttamente il flagello, ma fa levare dall’altare una voce che invita l’angelo delle trombe a mettere in azione gli strumenti di questo nuovo giudizio di Dio. A differenza dei precedenti questo flagello non ha corrispondente nelle piaghe d’Egitto; la sua gravità è grande. È un flagello legato solo agli avvenimenti degli ultimi tempi. Questo secondo guai, annunzia sicuramente una guerra che cumulerebbe in sé più flagelli (guerra, fame, peste, ferocia inaudita dei combattenti, definiti "bestie feroci"). Ap 6,7-8 (4° Sigillo), Ap 9,13-20 (6ª Tromba) e Ap 16,12-16 (6ª Coppa) si riferirebbero allo stesso avvenimento, allo stesso flagello, descritto sotto sfaccettature diverse.

v. 13 il sesto angelo suonò la tromba, allora udii una voce dai lati dell’altare d’oro che si trova dinanzi a Dio.
L’altare parla, si tratta di una personificazione che presenta il 6° flagello. Sono le preghiere dei santi che ottengono quello che hanno chiesto: sono effetto della preghiera dei martiri, il cui grido incalza la giustizia divina (Ap 6,10 ss). Il comando viene da Dio che ingiunge al 6° angelo di sciogliere i 4 angeli incatenati sul fiume Eufrate. Quindi i castighi che seguono sono volontà di Dio, sono voluti e permessi da Dio.

v. 14 e diceva al sesto angelo che aveva la tromba: sciogli i quattro angeli incatenati sul gran fiume Eufrate
I 4 angeli, atti a raggiungere l’intero universo sono sciolti per servire da strumenti dell’ira divina; questi erano prima "legati", impediti di nuocere, sull’Eufrate, frontiera del mondo romano-ellenistico da cui irrompevano sempre gli invasori. Secondo alcuni si tratta di angeli cattivi, (cfr. Ap 20,3; Tob 8,3) in quanto è detto che essi "sono legati" e perché solo essi possono accarezzare l’idea di immergere il genere umano nel bagno di sangue della guerra. Si dicono "legati", perché non possono far nulla, se Dio non lo permette loro. Secondo altri si tratta invece di angeli buoni, esecutori dei giudizi di Dio, i quali sono detti "legati", solo perché sino a questo momento erano impediti di infliggere agli uomini i castighi già preparati dalla divina giustizia. Erano cioè impediti dagli ordini superiori di Dio d’eseguire la loro missione fino al momento preciso stabilito da Dio. Questa strage supera in rigore la decima piaga d’Egitto, colpisce solo i non contrassegnati col sigillo di Dio (Ap 9,2), benché tale precisazione non sia ripetuta. I quattro angeli che si tengono pronti sull’Eufrate hanno il compito di mandare ad effetto i giudizi divini.

Il grande fiume Eufrate: Gli autori dell’A.T. così parlano dell’Eufrate: il fiume è come la frontiera teorica al di là della quale la terra perde il suo carattere di terra santa, scelta da Dio come dono per il suo popolo (cfr. Gen 2,14; 15,18; Es 23,31 nei LXX; Dt 1,7; 11,24; Gs 1,4, ecc.). Secondo Andrea, l’Eufrate[1] è il paese da cui viene l’Anticristo; secondo Beda esso è la potenza mondana. In ogni caso essi sono agenti del castigo divino. L’Eufrate segnava il limite settentrionale del paese assegnato da Dio a Israele, come l’Egitto ne era il limite meridionale. Dall’Eufrate calarono sulla Palestina le più terribili invasioni (gli Assiri e i Caldei).

v. 15 furono sciolti i 4 angeli pronti per l’ora, il giorno e il mese e l’anno per sterminare un terzo dell’umanità.
Gli angeli sono preparati "da sempre" per questo tempo e per questo compito. Sono stati dotati della loro potenza prima del tempo e collocati al loro posto, però né il tempo né lo spazio hanno minimamente modificato la loro disponibilità. Essendo fuori del tempo possono essere preparati da sempre per un determinato tempo.

v. 16  il numero delle truppe di cavalleria era 200 milioni; ne intesi il numero.
Prima era presente solo la potenza degli angeli, ora compare improvvisamente un esercito di 200 milioni di soldati. Ogni angelo ha a disposizione 50 milioni di cavalieri. E’un numero simbolico per significare un’immensa schiera. Inoltre un numero così alto mostra la gravità del castigo.

v. 17 così mi apparvero i cavalli e i cavalieri: questi avevano corazze di fuoco, di giacinto e di zolfo. le teste dei cavalli erano come le teste dei leoni e dalla loro bocca usciva fuoco, fumo e zolfo.
Che siano queste le bestie feroci a cui fa riferimento il 4° sigillo? (cfr. Ap 6,7-8). Là era detto che aveva potere di sterminare la quarta parte della terra con la spada, con la fame, con la peste e con le fiere della terra. I cavalli e i cavalieri qui descritti hanno un carattere allegorico, simbolico. I tre colori del fuoco, del giacinto (viola cupo) e dello zolfo corrispondono alle tre materie, fuoco-fumo-zolfo che uscivano dalle bocche dei cavalli. Il fatto che esce anche lo zolfo è sufficiente ad affermare che si tratti di esseri diabolici che salgono dall’Abisso. Analogamente alle code delle cavallette infernali (v. 10), anche le code dei cavalli mordono e pungono, e anche più gravemente, essendo i serpenti più nocivi degli scorpioni. Nel Pastore di Erma c’è una visione in cui si vede un gigantesco mostro marino, figura della tribolazione ventura, dalle cui fauci escono cavallette infuocate (Visione 4,1,6) Fuoco e zolfo, infine, in quanto strumenti della punizione divina, sfuggono completamente al controllo satanico (Ap 20,10) e quindi ben si addicono ad angeli punitori fedeli a Dio.

v. 18 da questo triplice flagello, dal fuoco, dal fumo e dallo zolfo, che usciva dalla loro bocca, fu ucciso un terzo dell’umanità: Con questo triplice flagello essi uccidono un terzo dell’umanità, Il tutto ricorda la catastrofe di Sodoma e Gomorra, colpite da una pioggia di zolfo e di fuoco, da cui sale un fumo come di fornace (cfr. Gen 19,24-28).

v. 19 la potenza dei cavalli infatti sta nella loro bocca e nelle loro code; le loro code sono simili a serpenti, hanno teste e con esse nuocciono: Questi "cavalli" feriscono anche con le loro code, che hanno forma di serpente oltre che con la loro testa e 5000 quindi come scorpioni giganteschi. Questo simbolismo, per indicare la capacità di procurare la morte attraverso discorsi velenosi, la coda, è tipico delle creature infernali. Questa potenza di morte assume i connotati del flagello della guerra.

v. 20-21 il resto dell’umanità che non perì a causa di questi flagelli, non rinunziò alle opere delle sue mani; non cessò di prestar culto ai demòni e agli idoli d’oro, d’argento, di bronzo, di pietra e di legno che non possono né vedere, né udire, né camminare e non si convertì dagli omicidi, né dalle stregonerie, né dalla prostituzione, né dalle ruberie: Lo scopo di questo flagello è medicinale, è ristabilire il primato di Dio. Coloro che sono scampati a tanti flagelli, invece di convertirsi e far penitenza, persistono nella loro idolatria e nella loro iniquità. I superstiti, invece di ravvedersi, si intestardiscono ancora più nel peccare. Giovanni precisa che la piaga ha lo scopo di richiamare l’umanità pagana dall’idolatria e dai vizi, che ad essa si accompagnano. Si tratta quindi di un invito alla penitenza, rivolto all’umanità infedele. Tutte le piaghe dell’Apocalisse vogliono essere innanzitutto un invito alla conversione e alla penitenza. Questa idea dei castighi come inviti di Dio alla conversione e alla penitenza già ricorre in Amos 84,6-11. Invece di avere un risultato medicinale, il resto degli uomini si indurisce nei propri peccati. La reazione è la stessa di quella degli egiziani: ostinazione e rifiuto. Le opere delle loro mani, da cui non vogliono convertirsi, sono gli idoli, come è indicato subito dopo (cfr. Deut 4,28; Is 2,8; At 7,41, ecc.). All’idolatria va congiunta una grande corruzione morale, non solo non abbandonarono gli idoli, ma non si convertono dai loro disordini morali. Si tratta forse dell’apostasia che precederà la venuta dell’Anticristo?





[1] Il fiume Eufrate, in certo modo frontiera del mondo biblico, era l’area geografica da cui venivano le invasioni che devastavano le terre d’Israele (cfr. Is 7,20; Ger 46,10). Spesso l’Eufrate rappresentava l’Assiria, Babilonia e, in genere, tutto il mondo cattivo: quindi è innanzitutto simbolo del mondo malvagio. Presso l’Eufrate si ammassavano gli invasori che irrompevano nell’impero romano (cfr. Ap 16,12) e specialmente la famosa cavalleria dei Parti. Il fiume Eufrate divideva la Palestina, dalle nazioni d’Oriente; perciò il suo prosciugamento vuole chiaramente indicare che la via resta più facilmente aperta alle invasioni e azioni di guerra, e nel nostro caso che è aperta perché tutti i poteri anticristiani muovano guerra alla Chiesa. I popoli dell’Oriente sarebbero aiuti per l’Anticristo. Potrebbe essere descritta una grande battaglia con la quale l’Anticristo conquista o consolida il suo impero mondiale. Dopo di che ci sarà la grande tribolazione di cui parla Gesù in Mt 24,21, con la feroce persecuzione contro i cristiani, oppure la grande tribolazione potrebbe coincidere con questa rovinosa guerra.


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