mercoledì 17 aprile 2013

Apocalisse 11,1-13


I due testimoni
1 Poi mi fu data una canna simile a una verga e mi fu detto: «Àlzati e misura il tempio di Dio e l'altare e il numero di quelli che in esso stanno adorando. 2Ma l'atrio, che è fuori dal tempio, lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balìa dei pagani, i quali calpesteranno la città santa per quarantadue mesi. 3Ma farò in modo che i miei due testimoni, vestiti di sacco, compiano la loro missione di profeti per milleduecentosessanta giorni». 4Questi sono i due olivi e i due candelabri che stanno davanti al Signore della terra.5Se qualcuno pensasse di fare loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici. Così deve perire chiunque pensi di fare loro del male. 6Essi hanno il potere di chiudere il cielo, perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. Essi hanno anche potere di cambiare l'acqua in sangue e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli, tutte le volte che lo vorranno. 7E quando avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall'abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà. 8I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sòdoma ed Egitto, dove anche il loro Signore fu crocifisso. 9Uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedono i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permettono che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro. 10Gli abitanti della terra fanno festa su di loro, si rallegrano e si scambiano doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
11Ma dopo tre giorni e mezzo un soffio di vita che veniva da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli. 12Allora udirono un grido possente dal cielo che diceva loro: «Salite quassù» e salirono al cielo in una nube, mentre i loro nemici li guardavano. 13In quello stesso momento ci fu un grande terremoto, che fece crollare un decimo della città: perirono in quel terremoto settemila persone; i superstiti, presi da terrore, davano gloria al Dio del cielo. 14Il secondo «guai» è passato; ed ecco, viene subito il terzo «guai».

Visione della misurazione del santuario di Dio
Si tratta di un’azione simbolica il cui modello è già presente in Ez (cfr. Ez 40,3 ss) avvenuta in visione: il tempio di Gerusalemme, infatti, quando fu scritta l’Apocalisse, era stato già distrutto (29 agosto 70 d.C.). Il parallelismo con Ez 40,3 ss, emergere, però, anche le differenze con quel testo: a "misurare" non è più un angelo, ma il veggente stesso. Nel Cap. 10 gli è stato dato l’ordine di mangiare e di profetizzare. Avendo assimilato il piccolo libro ora è capace di entrare come attore nello svolgimento della storia della salvezza. Interviene, ora, dunque, in qualità di profeta.

v.1 poi mi fu data una canna simile ad una verga
Questa canna ha l’aspetto e la lunghezza di un bastone da viaggio. "Ezechiele e i veggenti che a lui si ispirano parlano soltanto di una "canna", mentre Giovanni qui sente il bisogno di specificare che essa è simile "ad un bastone". Forse vuoi dire che non si tratta soltanto di una misurazione protettiva della parte santa di Israele, ma che essa implica anche una dimensione di castigo per le genti pagane e/o infedeli".
e mi fu detto: “alzati e misura il santuario di Dio”
 Giovanni scrive l’Apocalisse nel 95 d.C. - A quale tempio si riferisce Giovanni, dal momento che quello di Gerusalemme, era stato distrutto 25 anni prima? Il testo greco ci aiuta a rispondere a questa domanda. Il termine usato da Giovanni in greco è naos che indica il santuario, ossia il Santo dei Santi, indica cioè la parte dell’edificio più santa che è il tempio propriamente detto. Non è usato il termine greco "ieron" che indica tutto l’edificio nella sua struttura muraria. Giovanni non si riferisce al tempio di Erode, distrutto proprio allora, ma al tempio che era stato stabilito da Salomone. Ma siccome quel tempio era stato distrutto, è evidente che qui ci si riferisce ad una rappresentazione simbolica del tempio di Gerusalemme, per poi riferirsi al vero tempio di Dio che è la Chiesa di Cristo e ai suoi veri credenti. Si tratta della Chiesa cristiana, definita simbolicamente: 1) sia come tempio riservato, 2) che come atrio consegnato ai pagani, 3) sia come città santa che come città calpestata dai pagani". Essa sta per essere provata dalla più terribile persecuzione (quella dell’Anticristo) e, come in Ezechiele i fedeli erano stati segnati col TAU e preservati, così ora Giovanni deve misurare coloro che adorano nel tempio, cioè i fedeli, che appartengono alla parte santa della Chiesa e formano il vero tempio o santuario di Dio. Giovanni è interessato a dire che la presenza di Dio (il tempio) e la vera Chiesa (l’altare) sopravvivranno alla distruzione di Gerusalemme. Dopo queste precisazioni si capisce meglio che in questo versetto "misurare" significa "preservare". Questa misurazione locale equivale, sostanzialmente, al contrassegno posto sulla fronte degli eletti in Ap 7,1-4: la Chiesa sarà preservata dal prevalere delle forze infernali (cfr. Mt 16,18) che lanciano contro di essa, gli infedeli.
e l’altare ed il numero di quelli che vi stanno adorando: L’altare qui menzionato deve essere l’altare degli olocausti, perché Giovanni deve contare quelli che vi adorano, cioè i veri servi fedeli di Cristo.

v. 2 ma l’atrio che è fuori del santuario lascialo da parte e non lo misurare, perché è stato dato in balia dei pagani, i quali calpesteranno la città santa, per 42 mesi
Inizia qui la determinazione - che verrà spesso ripetuta - del tempo limitato di 3,5 anni che corrisponde sia al regno malvagio dell’Anticristo - 42 mesi durante i quali la Bestia che sale dal mare (l’Anticristo) avrà potere di agire - (Ap 13,5); sia alla missione dei due Testimoni di 1260 giorni (Ap 11,3), sia al tempo in cui la Donna, la Chiesa, 3 anni e mezzo (un tempo - due tempi e la metà di un tempo) starà nel deserto (Ap 12,6). Tutti questi spazi di tempo si riferiscono ad uno stesso periodo, ad un unico periodo di 3 anni e mezzo che comprende il regno dell’Anticristo, che muoverà contro la Chiesa la più terribile persecuzione che ci sia mai stata. La parte esterna della Chiesa è stata data in balia dei pagani che calpesteranno la città santa. Gerusalemme è simbolo della Chiesa, la quale sarà - nella sua parte esterna - devastata e pervertita in parte dall’Anticristo per 3 anni e mezzo.
Quindi per "il cortile fuori del tempio, dato in balia dei pagani" si intendono allora tutti coloro che, sebbene in apparenza appartengano alla Chiesa, non sono veri credenti e quindi si faranno coinvolgere in un movimento di apostasia (cfr. 2 Tess 2,3). La frase evoca la parola del vangelo"Gerusalemme sarà calpestata dai pagani fino a che non sia compiuto il tempo dei pagani" (Lc 21,24). I pagani calpesteranno la città santa: cioè ci sarà l’invasione e la profanazione del luogo santo, da cui però è preservato il vero e proprio santuario, i veri adoratori, i fedeli a Cristo. I veri credenti non saranno toccati da questo veleno (soprattutto da quello dell’Anticristo); i falsi credenti, invece, che sono nel "cortile esterno", abbandonata la fede, si uniranno ai persecutori, ai falsi profeti, all’Anticristo, accettandone la dottrina, lo stile di vita, e il loro destino di morte.

v. 3 ma farò in modo che i miei due testimoni:
I due testimoni sono presentati per mezzo dell’articolo determinativo, come esseri ben conosciuti, o già conosciuti. Essi appaiono all’improvviso con l’articolo determinativo, senza alcuna presentazione, appunto come se si trattasse di due realtà già conosciute o dall’autore o dal lettore del testo.   
vestiti di sacco: segno di penitenza, (cfr. Mt 3,4). Riteniamo che questi due testimoni siano due individui precisi, due personaggi storici.
compiano la loro missione di profeti per 1260 giorni: per tutto lo stesso tempo in cui regnerà l’Anticristo. Secondo alcuni commentatori questi due testimoni non sarebbero da identificare in due persone concrete, ma sarebbero il simbolo della Chiesa fedele, dei veri evangelizzatori che sono inviati "a due a due". Sempre secondo alcuni commentatori, 1260 giorni non corrisponderebbero a 3 anni e mezzo, ma corrisponderebbero — in modo simbolico — al periodo di tempo che va dall’Ascensione di Gesù al Giorno del Giudizio universale, cioè a tutto il tempo della Chiesa.

v. 4 questi sono i due olivi: Si allude a Zac 4,1-4 dove i due olivi stanno uno a destra e l’altro a sinistra del candeliere a sette braccia. Dei due olivi è detto: "Questi sono i due consacrati che assistono il dominatore della terra" (Zc 4, 4) e rappresentano il principe Zorobabele, il potere temporale, (che fu il condottiero del primo nucleo di ebrei reduci dall’esilio di Babilonia - cfr. Esdra 2,2) – e il Pontefice, il Sommo Sacerdote, Giosuè, il potere spirituale, cioè due persone concrete. Entrambi iniziarono i lavori di ricostruzione della Casa di Dio e poi Zorobabele riorganizzò la Festa dei Tabernacoli e portò a termine i lavori del Tempio. I due olivi simboleggiano che i due testimoni hanno l’unzione dello Spirito Santo, e che devono fornire l’olio della fede nelle lampade dei fedeli, perché essi possano sempre ardere davanti a Dio. Nell’Apocalisse i due Testimoni sono simboleggiati anche con due candelieri, per indicare che essi devono, come candelieri, appunto, far risplendere la luce delle divine verità.  
e le due lampade che stanno davanti al Signore della terra: questa espressione ricorda chiaramente l’espressione usata da Elia profeta. Elia il Tisbita disse ad Acab: "Per la vita del Signore Dio di Israele, alla cui presenza io sto, in questi anni non ci sarà né rugiada né pioggia, se non quando lo dirò io" (1 Re 17,1). "Di solito si vedono le analogie con Elia e Mosè, ma già gli antichi mostravano dubbi interpretativi in proposito, giacché i due testimoni paiono pienamente inseriti nell’economia del Nuovo Testamento, e quindi dovrebbero essere personaggi cristiani. Vi è chi vede in essi due personaggi biblici che si riteneva non fossero mai morti ma rapiti: Enoch ed Elia.
Nel corso del Seder pasquale ebraico, si bevono in successione quattro calici di vino, tradizionalmente legati ai quattro verbi presentì nel versetto dell’Esodo: "E Io vi farò uscire e vi libererò e vi redimerò e vi prenderò per me" (Es. 6,6-7). Esiste però anche un quinto calice detto di Elia, che si versa ma non si beve, in quanto si presenta come un segno escatologico che attesta la speranza nella venuta del precursore del Messia.

v. 5 se qualcuno pensasse di far loro del male, uscirà dalla loro bocca un fuoco che divorerà i loro nemici: Allude al fuoco che Elia fece scendere dal cielo (cfr: 2 Re 1,10); così deve perire chiunque pensi di far loro del male.
v. 6 essi hanno il potere di chiudere il cielo: Come fece Elia al tempo di Acab (cfr. 1 Re 17,1; Gc 5,17)
perché non cada pioggia nei giorni del loro ministero profetico. essi hanno anche il potere di cambiare l’acqua in sangue: Come fece Mosé (cfr. Es 7,19-21; 8,2).
e di colpire la terra con ogni sorta di flagelli tutte le volte che lo vorranno.
Come fece Mosé con l’Egitto percosso con le 10 piaghe. Dio quindi darà a tutti e due i "due Testimoni" lo stesso potere dei miracoli uguale a quello che ebbero Mosè in Egitto ed Elia al tempo di Acab. Solo che i due Testimoni hanno più potere perché potranno agire tutte le volte che lo vorranno. 

v. 7 e quando poi avranno compiuto la loro testimonianza, la bestia che sale dall’abisso farà guerra contro di loro, li vincerà e li ucciderà
Si osservi che la testimonianza stessa non viene descritta. I versetti precedenti ricordano solo l’autorità dei due Testimoni. Non viene detto nulla di esplicito sul tipo di testimonianza e sui suoi risultati. Viene ora introdotto un nuovo personaggio, di cui fino ad ora non si è parlato La bestia è introdotta come una realtà conosciuta. Se questo capitolo ci mostra la Bestia dell’abisso, che agisce prima che sorga dal profondo del mare, possiamo dedurre che l’Apocalisse segue lo stesso procedimento caratteristico del vangelo di Giovanni: esso non c’informa sui principi profondi delle realtà se non dopo averle descritte nel loro svolgimento esteriore. Questa Bestia che viene dall’Abisso la ritroveremo in Ap 13 e in Ap 17. La sua ostilità ai Testimoni risuona in e da Dn 7,21: il corno della quarta bestia muove guerra ai santi e prevale su di essi. Ricordiamo che questa profezia, dalla quale Giovanni ha attinto la durata di tre anni è mezzo, annuncia la persecuzione religiosa condotta da Antioco contro i giudei fedeli. Nell’Apocalisse, la profezia di Daniele, è vista come l’annuncio della persecuzione contro i cristiani. Il nemico dei due testimoni, quindi, dovrebbe essere la dimensione o espressione umana di una potenza demoniaca. Questa Bestia che sale dal mare è chiaramente l’Anticristo descritto con molti particolari da San Paolo nella 2ª Lettera ai Tessalonicesi: l’uomo iniquo (in greco ó antropos tes amartias) quindi un  uomo concreto, in carne ed ossa, l’uomo storico, l’uomo come individuo storico unico e irripetibile. Che l’anticristo escatologico sarà un vero uomo lo pensano i padri Ireneo, Tertulliano, Origene, Crisostomo, Cirillo e Gerolamo.

v. 8 I loro cadaveri rimarranno esposti sulla piazza della grande città, che simbolicamente si chiama Sodoma ed Egitto, dove appunto il loro Signore fu crocifisso.
Ai cadaveri dei due testimoni, viene impedita e rifiutata la sepoltura. Per la tradizione orientale ciò esprime oltraggio (cfr. Sal 79,2s; Tb 1,18; 2,3 s) o il castigo supremo (cfr. Ger 8,2). La città si chiama Sodoma ed Egitto. Sodoma: simbolo dell’immoralità; Egitto: simbolo della persecuzione e della schiavitù dei figli di Dio. L’Egitto è il paese della schiavitù. Il libro della Sapienza (19,14 ss) condanna più severamente l’Egitto di Sodoma. La Gerusalemme terrena è denunciata quindi come il simbolo dell’anticristianesimo. Vuol indicare l’apostasia che ghermirà una gran parte dei cristiani prima dell’Anticristo e poi al tempo dell’Anticristo. Così con un giusto e ironico ritorno, la città santa, esecrata per la crocifissione del Salvatore, diventa il tipo delle potenze ostili, il simbolo della città di Satana, che comprende tutto il mondo. I loro cadaveri saranno esposti nella piazza grande di Gerusalemme. Questo cosa significa? Che questa Bestia che sale dall’Abisso, cioè l’Anticristo, evidentemente, o sta a Gerusalemme, oppure istituirà come sua sede Gerusalemme. "Il motivo per cui la "città santa" è destinata ad essere profanata dai gentili viene spiegato: essa è il luogo della vittoria della "bestia che sale dall’abisso", cioè il luogo del trionfo di una manifestazione satanica.

v. 9 uomini di ogni popolo, tribù, lingua e nazione vedranno i loro cadaveri per tre giorni e mezzo e non permetteranno che i loro cadaveri vengano deposti in un sepolcro.
Bisogna pensare che questo sarà possibile solo grazie ai mezzi televisivi di cui oggi si dispone, ma che non erano disponibili nel passato? Come Gesù del quarto Vangelo è attivo per tre anni, così i due testimoni sono attivi per tre anni e mezzo; come Gesù giace sepolto per tre giorni, così i due Testimoni giacciono insepolti per tre giorni e mezzo. L’odio contro i due Testimoni sarà cosi grande che in segno di ignominia, non si permetterà che venga data sepoltura ai loro cadaveri. Ancora una volta cade ogni interpretazione simbolica, ogni tentativo di parlare di presunte personalità collettive o corporative.

v. 10 gli abitanti della terra faranno festa su di loro, si rallegreranno e si scambieranno doni, perché questi due profeti erano il tormento degli abitanti della terra.
Quando si dice "abitanti della terra" non si vuole dire, certamente, tutti gli abitanti della terra, ma evidentemente solo coloro che sono seguaci di questa Bestia dell’Abisso, di questo mostro infernale, cioè solo coloro che seguiranno l’Anticristo, gli empi. Questi si rallegreranno, mentre i veri seguaci di Gesù, no, perché questi due erano veri testimoni di Gesù.

v. 11 ma dopo tre giorni e mezzo, un soffio di vita procedente da Dio entrò in essi e si alzarono in piedi, con grande terrore di quelli che stavano a guardarli.
I due Testimoni risorgeranno dopo 3 giorni e mezzo. Dio risuscita i due Testimoni e i loro nemici sono presi da gran terrore. Le parole riecheggiano la pagina di Ezechiele (37,10) in cui le ossa secche tornano a vivere. Con queste parole si potrebbe alludere al rinnovamento della Chiesa dopo i periodi di persecuzione e l’aureola gloriosa che circonda i martiri. Per altri questa risurrezione indicherebbe solo che Dio farà sorgere un popolo nuovo. La riflessione sul testo fa cadere ancora una volta la spiegazione che i due Testimoni rappresenterebbero in modo simbolico gli evangelizzatori di tutti i tempi.

v. 12 allora udirono un grido possente dal cielo: "salite quassù" e salirono al cielo in una nube sotto gli sguardi dei loro nemici: I due Testimoni risorgono e vengono assunti in cielo: vanno direttamente in Paradiso, come tutti i martiri di Cristo (Ap 11,13).

v. 13 in quello stesso momento: Ossia nello stesso momento in cui salivano al cielo, cominciò a scoppiare l’ira di Dio; un gran terremoto distrusse la decima parte della città e uccise 7000 uomini. Si tratta di numeri simbolici o di altro? Nel momento in cui la missione dei due Testimoni finisce e sono portati al Cielo, subito dopo si manifesta, scoppia, l’ira di Dio sui cattivi. Ed ecco il grande terremoto.
ci fu un grande terremoto che fece crollare un decimo delle città: perirono in quel terremoto 7000 persone; i superstiti presi da terrore davano gloria al Dio del cielo

ci fu un grande terremoto: Il terremoto indica l’intervento decisivo di Dio, che il profeta  cristiano riconosce nell’evento pasquale di Cristo: anche Matteo collega la morte di Gesù al terremoto e alla risurrezione di molti santi (Mt. 27,51-53).
7000 persone: indicare la moltitudine (1000) di tutti coloro che - siccome sono ribelli a Dio sono destinati alla morte. Se queste "sette migliaia" davvero sono la decima parte di qualcosa, converrà ricordare che proprio 70.000 maschi sono i morti che Dio (o il suo angelo, di nome "Morte") causò in Israele per punire il tentativo di censimento organizzato da Davide (cfr. 2 Sam 24,15-16 e 1 Cron 21,14-15.
i superstiti presi da terrore davano gloria al Dio del cielo: In questi superstiti molti vedono l’annuncio della conversione generale d’Israele a Cristo, già predetta da San Paolo (Rom 11,25 ss).   









Nessun commento:

Posta un commento