Cielo nuovo e terra nuova
1 E vidi un cielo
nuovo e una terra nuova: il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e
il mare non c'era più. 2E vidi anche la città santa, la
Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa adorna per
il suo sposo. 3Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e diceva:
«Ecco la tenda di Dio
con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
4E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
5E Colui che sedeva sul
trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E soggiunse: «Scrivi,
perché queste parole sono certe e vere». 6E mi disse:
«Ecco, sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell'acqua della vita.
7Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.
8Ma per i vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i
maghi, gli idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di
fuoco e di zolfo. Questa è la seconda morte».
v.
1 E vidi un cielo nuovo e una terra nuova:
il cielo e la terra di prima infatti erano scomparsi e il mare non c'era più: l’aggettivo
nuovo kainos indica una novità non
cronologica, ma qualitativa: si tratta di una cosa appena realizzata, di una
realtà mai esistita prima. E’ nuovo il cosmo che viene inaugurato, avendo
superato il potere del male, simboleggiato dal mare che “non c’è più”. Il tema
del cielo nuovo e la terra nuova la troviamo nella profezia di Is 66,22.
v.
2 E vidi anche la città
santa, la Gerusalemme nuova, scendere dal cielo, da Dio, pronta come una sposa
adorna per il suo sposo: La città-sposa, immagine della
comunione con Dio resa possibile dal mistero pasquale è la nuova Gerusalemme in opposizione a quella corrotta, infedele e
adultera. Scende da cielo perché proviene da Dio ed è opera sua,
immagine del paradiso che deve essere accolto nell’umiltà con filiale
gratitudine. L’immagine della sposa
adorna per il suo sposo indica la Chiesa trionfante nella quale tutto è
puro e santo. La nuova città viene descritta in due modi: come luogo spirituale
preparato da Dio per i fedeli e come insieme degli abitanti che formano la
sposa di Cristo,la nuova umanità consorte della divinità.
vv. 3-4 Udii allora una voce potente, che veniva dal trono e
diceva:
«Ecco la tenda di Dio con gli uomini!
Egli abiterà con loro
ed essi saranno suoi popoli
ed egli sarà il Dio con loro, il loro Dio.
4E asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
e non vi sarà più la morte
né lutto né lamento né affanno,
perché le cose di prima sono passate».
La voce potente indica l’importanza della rivelazione che proclama la
dimora di Dio, la tenda di Dio con gli uomini, ricorda quella fabbricata da
Mosè dentro la quale abitava Dio (Es 40,32). Saranno suoi popoli indica
l’apertura universale dell’unico popolo alla moltitudine delle genti. Dio con
loro, allude al Dio con noi, l’Emmanuele per indicare la realizzazione
reciproca dell’alleanza tra Dio e l’umanità. La presenza di Dio sarà familiare
tra i beati. Nella nuova condizione ci sarà assenza di morte e di ogni male, la
vita di prima è passata, ora si vive la vera vita in condizioni assolutamente
nuove.
vv. 5-6-7 E Colui che sedeva sul
trono disse: «Ecco, io faccio nuove tutte le cose». E soggiunse: «Scrivi,
perché queste parole sono certe e vere». 6E mi disse:
«Ecco, sono compiute!
Io sono l'Alfa e l'Omèga,
il Principio e la Fine.
A colui che ha sete
io darò gratuitamente da bere
alla fonte dell'acqua della vita.
7Chi sarà vincitore erediterà questi beni;
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio.
L’intervento creatore
di Dio rinnova tutto l’universo grazie alla pasqua di Cristo. La prima e
l’ultima lettera greca presenta Dio come colui che determina la causa iniziale
e finale della storia. Giovanni usa il simbolo dell’acqua per indicare il dono
escatologico dello Spirito Santo che ci rende partecipi della stessa vita di
Dio. L’immagine è presa da Is.55,1 “voi tutti che avete sete venite all’acqua…”
ed esprime il desiderio della ricerca di Dio e dell’infinito che può essere
saziato solo dalla grazia di Cristo. Chi sarà vittorioso, espressione che
abbiamo ritrovato nelle sette chiese, erediterà tutti i beni messianici
promessi collegati alla beatitudine eterna.
io sarò suo Dio ed egli sarà mio figlio: anche se siamo già figli di Dio, la stabilità e
la perfezione di questo rapporto ci sarà solo in Paradiso. Ogni creatura sarà pienamente
figlio così come Dio la pensato da sempre.
v.
8 Ma per i
vili e gli increduli, gli abietti e gli omicidi, gli immorali, i maghi, gli
idolatri e per tutti i mentitori è riservato lo stagno ardente di fuoco e di
zolfo. Questa è la seconda morte.
Da questo
versetto si evince che verranno esclusi dalla felicità eterna tutti coloro la
cui vita fu menzogna. Coloro che rifiutano la verità, cioè Gesù, e non danno
ascolto alle sue parole hanno per padre il diavolo. Chi segue l’idolatria, cioè
una filosofia pagana dell’esistenza sarà riservato lo stagno di fuoco e di
zolfo, non posso ereditare i beni escatologici perché hanno rifiutato la
rivelazione di Dio.
La città santa
9Poi venne uno dei
sette angeli, che hanno le sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi
parlò: «Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello». 10L'angelo mi trasportò
in spirito su di un monte grande e alto, e mi mostrò la città santa,
Gerusalemme, che scende dal cielo, da Dio, risplendente della gloria di
Dio. 11Il suo splendore è simile a quello di una gemma preziosissima, come pietra
di diaspro cristallino. 12È cinta da grandi e alte mura con dodici
porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle
dodici tribù dei figli d'Israele. 13A oriente tre porte, a settentrione tre
porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. 14Le mura della città
poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici nomi dei dodici
apostoli dell'Agnello.
15Colui che mi parlava aveva come misura una canna d'oro per misurare la
città, le sue porte e le sue mura. 16La città è a forma di quadrato: la sua
lunghezza è uguale alla larghezza. L'angelo misurò la città con la canna: sono
dodicimila stadi; la lunghezza, la larghezza e l'altezza sono uguali. 17Ne misurò anche le
mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli
uomini adoperata dall'angelo. 18Le mura sono costruite con diaspro e la
città è di oro puro, simile a terso cristallo. 19I basamenti delle mura
della città sono adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è
di diaspro, il secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di
smeraldo, 20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito,
l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo
di giacinto, il dodicesimo di ametista. 21E le dodici porte sono
dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della
città è di oro puro, come cristallo trasparente.
22In essa non vidi alcun
tempio:
il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello
sono il suo tempio.
23La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l'Agnello.
24Le nazioni cammineranno alla sua luce,
e i re della terra a lei porteranno il loro splendore.
25Le sue porte non si chiuderanno mai durante il giorno,
perché non vi sarà più notte.
26E porteranno a lei la gloria e l'onore delle nazioni.
27Non entrerà in essa nulla d'impuro,
né chi commette orrori o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.
v. 9 Poi venne uno dei sette angeli, che hanno le
sette coppe piene degli ultimi sette flagelli, e mi parlò: Vieni, ti mostrerò la promessa sposa, la sposa dell'Agnello
Potrebbe essere lo
stesso angelo del cap.17 che mostrò a Giovanni la rovina della meretrice, qui
gli mostra la gloria della sposa dell’Agnello, la comunità dei beati in
Paradiso.
vv. 10-11 L'angelo mi trasportò in spirito su di un
monte grande e alto, e mi mostrò la città santa, Gerusalemme, che scende dal
cielo, da Dio, risplendente della gloria di Dio. Il suo splendore è simile
a quello di una gemma preziosissima, come pietra di diaspro cristallino.
In visione Giovanni
vede un monte grande e alto, segno della teofania divina, su cui si trova la
Gerusalemme celeste che proviene da Dio ed è abitata solo da coloro che hanno
vissuto per la gloria di Dio. Lo splendore di Gerusalemme deriva dalla
celebrazione profetica della nuova Gerusalemme descritta da Isaia 60. La pietra
di diaspro cristallino avvicina la città alla luminosità stessa di Colui che
siede sul trono.
vv. 12-14 È cinta da grandi e alte mura con dodici
porte: sopra queste porte stanno dodici angeli e nomi scritti, i nomi delle
dodici tribù dei figli d'Israele. 13A oriente tre porte, a
settentrione tre porte, a mezzogiorno tre porte e a occidente tre porte. 14Le mura della città poggiano su dodici basamenti, sopra i quali sono i dodici
nomi dei dodici apostoli dell'Agnello.
La grandezza e
l’altezza delle mura della città esprimono sicurezza, protezione e separazione
da tutto ciò che non è santo. Il numero 12 vuole esaltare la realtà perfetta
del popolo di Dio che vive in pienezza il progetto di Dio. I 12 angeli come i
cherubini dell’Eden, sono i custodi delle porte della città santa. La
descrizione delle 12 porte, simile alla descrizione del profeta Ez 48,30-35 sta
ad indicare che la comunità dei credenti si compone di uomini provenienti da
tutte le parti della terra. Questa comunità si fonda sugli Apostoli e ai loro
successori che custodiscono l’insegnamento di Gesù. Gli Apostoli sono insieme
porta e fondamento di questa città.
vv. 15-18 Colui che mi parlava aveva come misura una
canna d'oro per misurare la città, le sue porte e le sue mura. 16La città è a forma di quadrato: la sua lunghezza è uguale alla larghezza.
L'angelo misurò la città con la canna: sono dodicimila stadi; la lunghezza, la
larghezza e l'altezza sono uguali. 17Ne misurò anche le
mura: sono alte centoquarantaquattro braccia, secondo la misura in uso tra gli
uomini adoperata dall'angelo. 18Le mura sono costruite
con diaspro e la città è di oro puro, simile a terso cristallo.
Le misurazioni della
città vengono proposte secondo criteri umani e, tuttavia, corrispondono ad una
realtà angelica. I dodicimila stadi (12x1000) è la cifra d’Israele e degli
apostoli moltiplicata per il simbolo della potenza divina operante nella
storia. La forma a cibo richiama il Santo dei Santi, la parte più sacra del
tempio. Il diaspro e l’oro puro esprimono la trasparenza divina, dappertutto e
in tutto traspare la luce divina. I materiali del trono di Dio e della città
sono gli stessi. La nuova Gerusalemme non è altro che il riflesso della vita
divina.
vv. 19-21 I basamenti delle mura della città sono
adorni di ogni specie di pietre preziose. Il primo basamento è di diaspro, il
secondo di zaffìro, il terzo di calcedònio, il quarto di smeraldo, 20il quinto di sardònice, il sesto di cornalina, il settimo di crisòlito,
l'ottavo di berillo, il nono di topazio, il decimo di crisopazio, l'undicesimo
di giacinto, il dodicesimo di ametista. 21E le dodici porte sono
dodici perle; ciascuna porta era formata da una sola perla. E la piazza della
città è di oro puro, come cristallo trasparente.
Il riferimento alle
pietre preziose proviene dal profeta che annunciava la ricostruzione di
Gerusalemme dopo l’esilio (Is 54,11-12). I nomi delle pietre richiama il
pettorale del sommo sacerdote come simbolo sacro delle 12 tribù d’Israele, e
quindi allude alla natura sacerdotale della città Le dodici perle richiama la
realtà del paradiso, poiché la perla era il gioiello per antonomasia. La piazza
della città è di oro puro per indicare che lì è indicata la massima ricchezza:
l’albero della vita (cfr, Ap.22).
vv. 22-27 In
essa non vidi alcun tempio:
il Signore Dio, l'Onnipotente, e l'Agnello
sono il suo tempio.
23La città non ha bisogno della luce del sole,
né della luce della luna:
la gloria di Dio la illumina
e la sua lampada è l'Agnello.
24Le nazioni cammineranno
alla sua luce,
e i re della terra a lei porteranno il loro splendore.
25Le sue porte non si
chiuderanno mai durante il giorno,
perché non vi sarà più notte.
26E porteranno a lei la
gloria e l'onore delle nazioni.
27Non entrerà in essa nulla
d'impuro,
né chi commette orrori o falsità,
ma solo quelli che sono scritti
nel libro della vita dell'Agnello.
Non c’è più luogo sacro perché l’Agnello e il suo Dio sono il santuario
e la lampada. La città è tutta illuminata dalla gloria di Dio. La gloria delle
nazioni e la gloria divina rappresentano la possibilità della comunione tra Dio
e l’umanità. Le porte sono sempre aperte come segno di accoglienza per tutte le
nazioni che vorranno entrare nella comunione con Dio. Nella città non entrerà chi
commette empietà o menzogna, come nel Santo dei Santi entrava solo il sommo
sacerdote in uno stato di assoluta purità.
ma solo quelli che sono
scritti nel libro della vita dell'Agnello: entrano nella Gerusalemme
celeste solo i cristiani che hanno vissuto come l’Agnello, che hanno fatto
propria la redenzione di Cristo, che hanno perseverato nelle prove e nelle
stesse opere vissute da Gesù. Coloro che sono scritti nel libro della vita sono
i giusti al Giudizio universale dopo la fine del mondo.