Apertura del
settimo sigillo
1 Quando l'Agnello aprì il settimo sigillo,
si fece silenzio nel cielo per circa mezz'ora.2E vidi i sette angeli che stanno davanti a Dio, e a loro furono date sette
trombe. 3Poi venne un altro angelo e si fermò presso l'altare,
reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perché li
offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull'altare d'oro, posto
davanti al trono. 4E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi
salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi. 5Poi
l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò
sulla terra: ne seguirono tuoni, voci, fulmini e scosse di terremoto.
v.1
Quando
l'Agnello aprì il settimo sigillo, si fece silenzio nel cielo: Dopo l’apertura del settimo sigillo vi
è una sospensione, un silenzio. Poi
vengono date 7 trombe a 7
angeli. In tal modo, proprio quando si credeva di essere giunti alla fine, ci
si ritrova in realtà solo all’inizio di un nuovo settenario. Nei profeti dell’A.T. la venuta del Signore per
un giudizio è sempre introdotta con un riferimento al silenzio (cfr. Abacuc 2,20;
Sofonia 1,7; Zaccaria 2,13).
per circa mezz'ora: Giovanni non dice che
tale silenzio in cielo dura mezz’ora, ma dice che è un silenzio "come"
di mezz’ora, una metà di qualcosa. Il periodo dimezzato più importante nel
testo è la "mezza settimana" di giorni o di anni (tre anni e mezzo).
Tale periodo di tempo dimezzato deriva da Daniele, dove indica la durata della
persecuzione: nell’Apocalisse sembra fare riferimento ad un periodo di
sopraffazione dei santi sulla terra da parte delle forze del male. Il periodo di silenzio in cielo
corrisponderebbe al periodo di persecuzione sulla terra e dopo verrebbero date le trombe agli
angeli.
v.
2 vidi i sette angeli che stanno
davanti a Dio: Gli angeli qui sono i 7
arcangeli che la tradizione ebraica chiama angeli della faccia, angeli della presenza, cioè un gruppo di angeli, in
numero di sette, che erano a contatto diretto con Dio, stavano sempre alla presenza
di Dio (cfr. Tb 12,15; cfr. Lc 1,19).
a loro
furono date sette trombe: Il suono delle trombe[1]
presso gli Ebrei annunciavano la guerra (Ger 4,5), le feste (Num. 10,2 ecc.) e
nella Bibbia esse annunziano
i grandi avvenimenti. Le 7 trombe ripetono, in una sorta di
parallelismo, lo Stesso movimento dei 7 sigilli. Anche il contenuto è molto
simile. Ma non è pura ripetizione: le immagini variano e le sciagure sembrano
aumentare di intensità, é come se si avvicinano, a spirale, verso un centro.
v.
3 Poi venne un altro angelo e si fermò presso l'altare,
reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perché li
offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull'altare d'oro, posto
davanti al trono
Leggiamo in proposito Esodo 30,1 e 30,7-10 in cui si parla di
un altare che funge da luogo di lode perenne a Dio, con un incenso che brucia
sempre. Ma è anche il luogo dove una volta all'anno il sacerdote compie il rito
dell'espiazione per i peccati di tutto il popolo. L'incenso, mischiato ai profumi
e bruciato sull'altare d'oro e offerto insieme con le preghiere di tutti i
Santi, rappresenta una ripresa dei riti di espiazione e di perdono. Il contesto
è liturgico ma ben delimitato: prima c'era la lode, adesso ci sono l'espiazione
e il perdono. L’altare d’oro è quello degli aromi, situato nel Santo dei Santi,
si trovava immediatamente presso l’Arca, ritenuta a sua volta, il trono di Dio
(Es 25,22). Nel tempio terreno esistevano due altari: quello dei sacrifici,
cioè delle offerte cruente, rivestito di rame o bronzo (cfr. Es 27,2; 38,2) e
quello "degli incensi o aromi" usato esclusivamente per l’offerta
degli aromi, che era rivestito d’oro (cfr. Es 30,1-10; 37,25).
v. 4 dalla mano
dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei
santi: Giovanni sta
dicendo che il culto celeste, cioè la liturgia angelica che è il modello di quella terrena, comporta
un unico altare, dove ha luogo l’offerta perfetta, quella gradita a Dio, che è
l’offerta di profumi cioè di preghiere.
v. 5 Poi l'angelo prese l'incensiere, lo
riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò sulla terra: Probabilmente
questo angelo è uno di quelli che, come dice Raffaele a Tobia (12,15) sono
incaricati di offrire le preghiere dei santi. Il gesto dell’Angelo richiama quello
descritto in Ez 10,2, dove si dice che un angelo prese dei carboni accesi dal
carro dei Cherubini e li gettò su Gerusalemme per indicarne la distruzione
imminente. Il fatto che il fuoco
dell’altare viene "scagliato" sulla terra, contiene sicuramente una
valenza di punizione. Il gesto dell’angelo è la conseguenza di un giudizio
divino, che comporta tremende punizioni per i malvagi. Il profumo dell’incenso
che sale verso il Signore e poi il fuoco disceso sulla terra, significa che le
preghiere dei giusti perseguitati che supplicavano, sono state esaudite.
ne seguirono tuoni, voci, fulmini e scosse di terremoto: ecco la
risposta alle preghiere: sulla terra abbiamo le condizioni tipiche delle
teofanie, cioè della manifestazione del Signore: "scoppi di tuoni…”.Ciò
significa che esiste una comunicazione tra terra e cielo. Il Signore quindi
accetta le nostre preghiere e le purifica da tutti i nostri egoismi per farle
poi ricadere sulla terra, manifestando così la sua divina presenza.
[1]
La tromba ("shofar") era
ricavata da un grande corno d'ariete e il suo suono veniva udito a notevole
distanza. Nell'Antico Testamento serviva essenzialmente per due scopi: 1) liturgico. Infatti questo strumento era
usato per acclamare la regalità di Dio nelle liturgie solenni, tanto è vero che
nelle teofanie dell'Esodo, quando Dio si presentava, si udiva sempre il suono
delle trombe. Sappiamo anche che una grande tromba veniva adoperata per
convocare il popolo alla liturgia nelle maggiori solennità;
2) guerresco. Le trombe chiamavano all'adunata
e davano poi il segnale d'inizio dell'attacco. Abbiamo una commistione di uso
liturgico e guerresco in un episodio del'Antico Testamento che descrive la
caduta delle mura e la successiva conquista della città di Gerico. In proposito
è opportuno leggere Giosuè 6, 1-20.
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