Le prime
quattro trombe
6I sette
angeli, che avevano le sette trombe, si accinsero a suonarle.
7Il primo suonò la tromba: grandine e fuoco, mescolati a sangue, scrosciarono sulla terra. Un terzo della terra andò bruciato, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba verde andò bruciata.
8Il secondo angelo suonò la tromba: qualcosa come una grande montagna, tutta infuocata, fu scagliato nel mare. Un terzo del mare divenne sangue, 9un terzo delle creature che vivono nel mare morì e un terzo delle navi andò distrutto.
10Il terzo angelo suonò la tromba: cadde dal cielo una grande stella, ardente come una fiaccola, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. 11La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono a causa di quelle acque, che erano divenute amare.
12Il quarto angelo suonò la tromba: un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e così si oscurò un terzo degli astri; il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente.
13E vidi e udii un'aquila, che volava nell'alto del cielo e che gridava a gran voce: «Guai, guai, guai agli abitanti della terra, al suono degli ultimi squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare!».
7Il primo suonò la tromba: grandine e fuoco, mescolati a sangue, scrosciarono sulla terra. Un terzo della terra andò bruciato, un terzo degli alberi andò bruciato e ogni erba verde andò bruciata.
8Il secondo angelo suonò la tromba: qualcosa come una grande montagna, tutta infuocata, fu scagliato nel mare. Un terzo del mare divenne sangue, 9un terzo delle creature che vivono nel mare morì e un terzo delle navi andò distrutto.
10Il terzo angelo suonò la tromba: cadde dal cielo una grande stella, ardente come una fiaccola, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. 11La stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti uomini morirono a causa di quelle acque, che erano divenute amare.
12Il quarto angelo suonò la tromba: un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli astri fu colpito e così si oscurò un terzo degli astri; il giorno perse un terzo della sua luce e la notte ugualmente.
13E vidi e udii un'aquila, che volava nell'alto del cielo e che gridava a gran voce: «Guai, guai, guai agli abitanti della terra, al suono degli ultimi squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare!».
Il
settenario delle trombe
Le sette trombe, con
troppa evidenza richiamano l’analogia con le 10 piaghe d’Egitto e simboleggiano
il graduale cedimento dei nemici di Dio, seguito dalla sconfitta definitiva. Il
tema fondamentale delle trombe è l’annuncio di un prossimo intervento di Dio. Dio interviene in favore del suo popolo,
tendendo a distruggere il male che lo ostacola (cfr. Gioele 2,30), così ora,
finalmente, come in Isaia (14,12) questi interventi divini assumono,
nell’ambito della storia, nomi e forme concrete. Tutti sanno che le 10 piaghe
d’Egitto non furono affatto simboliche! S. IRENEO, a questo proposito, afferma:
"Tutto l’Esodo dall’Egitto del popolo di Dio, fu figura ed immagine
dell’Esodo della Chiesa fuori delle nazioni. D’altra parte, se si esamina con
attenzione quanto le profezie dicono della fine e ciò che Giovanni /.../ ha
visto nell’Apocalisse, si costata che tutte le nazioni subiranno quelle stesse
piaghe che un tempo colpirono il solo Egitto" (Adv. Haer., 4,30,4).
Le
prime 4 trombe
Nelle prime 4 trombe viene
colpita la natura inanimata, il cosmo fisico, gli elementi del mondo (terra,
mare, acque dolci, astri) e gli uomini sono lesi solo per contraccolpo,
indirettamente. Invece le ultime tre trombe colpiscono direttamente gli uomini.
v.
7 Il primo
suonò la tromba: grandine e fuoco, mescolati a sangue, scrosciarono sulla terra:
Il primo Angelo col suo
squillo introduce una sciagura planetaria che rimanda alla settima piaga
d’Egitto (cfr. Es 9,22-26), quella della grandine e dei fulmini a cui ora si
allega anche una pioggia di sangue, cosa che non si ebbe in Egitto. Secondo
qualcuno questo potrebbe significare che ciò cagionerà la morte di molti sulla
terra e così si spiegherebbe il "sangue"; ma si dimentica che quando
la grandine e il fuoco cadono - nel testo - essi sono già mescolati al sangue,
prima di colpire la terra! Grandine e
fuoco già costituivano la 7ª piaga d’Egitto. L’Apocalisse accentua la
severità del flagello, aggiungendo la menzione del sangue, forse sotto
l’influsso di Gl 3,3-4 (citato in At 2,19), che annuncia tra i segni della fine
quello della luna che si tramuterà in sangue.
Un terzo della terra andò bruciato, un terzo degli alberi andò bruciato
e ogni erba verde andò bruciata: La terza parte indica
che il castigo non è ancora definitivo. E’ un indizio di parzialità e
limitatezza (cfr. Zc 13,8), in parte legato alle speculazioni sul numero de gli
angeli caduti (cfr. 12,4).
v. 8 Il secondo angelo suonò la tromba: qualcosa come una grande
montagna, tutta infuocata, fu scagliato nel mare: Questo
giudizio divino è più severo del primo. Una massa simile ad una gran montagna
di fuoco fu scagliata nel mare. Si può trattare di una massa infuocata avente
le dimensioni di una montagna. Un meteorite? Bisogna intendere che dall’alto
cade un corpo celeste? Il castigo precedente colpisce la terra, questo invece
colpisce il mare, cambiato in sangue, come il Nilo al tempo della prima piaga
e, come allora, tutti i pesci muoiono. Il disastro, però, non tocca tutto il mare,
ma solo un terzo di esso "1/3 del mare diventò sangue".Richiama la
prima piaga d’Egitto (cfr. Es 7,20-21) le acque cambiate in sangue. Si può
notare che questo flagello (Ap 8,8) è proprio uguale alla 2ª Coppa: "Il
secondo angelo versò la sua coppa nel mare che diventò sangue come quello di un
morto e peri ogni essere vivente che si trovava nel mare" (Ap 16,3).
v.
10-11 Il terzo
angelo suonò la tromba: cadde dal cielo una grande stella,ardente come una
fiaccola, e colpì un terzo dei fiumi e le sorgenti delle acque. La
stella si chiama Assenzio; un terzo delle acque si mutò in assenzio e molti
uomini morirono a causa di quelle acque, che erano divenute amare.
Questo flagello colpisce i fiumi e le sorgenti d’acqua dolce. La causa di questo inquinamento è nella caduta di una specie di asteroide, denominato simbolicamente "Assenzio", un termine che indicava un liquore amaro (cfr. Geremia 9,14-16; 23,15) e che poteva essere sinonimo di "veleno". Qui si fa allusione piuttosto all’episodio delle "acque amare" che gli Ebrei incontrarono nel deserto durante la loro marcia verso la terra promessa (Es 15,23-26). Molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare, cioè velenose (cfr. Es 15,23; 2 Re 2,19). Il Nome Assenzio evoca un veleno mortale che Geremia minacciava di dare al popolo idolatra(cfr. Ger 9,14; 23,15). Le acque amare dovrebbero essere una ripresa delle acque di Mara (Es 15,23 e contesto). A conclusione dei fatti di Mara, Dio promette agli Israeliti, se osserveranno tutte le sue leggi, di non colpirli con le infermità che aveva rovesciato sugli Egiziani (Es 15,26). A proposito del fuoco che cade sulla terra, nel libro del profeta Isaia troviamo spiegato perché viene mandato il fuoco: "La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l’alleanza eterna. Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena; per questo sono bruciati gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini" (Is 24,5-6). Una dopo l’altra, le parti più stabili e più necessarie del cosmo vengono colpite. Ma il carattere parziale del castigo mostra che si tratta ancora dì un semplice preavviso. Al suono delle prime tre Trombe vi è sempre del "fuoco" o qualcosa di ardente che è gettato, ovvero, cade, sulla terra, nel mare, nei fiumi e sorgenti. Si sviluppa, quindi, l’immagine dei versetti precedenti, in cui l’Angelo getta fuoco sulla terra.
Questo flagello colpisce i fiumi e le sorgenti d’acqua dolce. La causa di questo inquinamento è nella caduta di una specie di asteroide, denominato simbolicamente "Assenzio", un termine che indicava un liquore amaro (cfr. Geremia 9,14-16; 23,15) e che poteva essere sinonimo di "veleno". Qui si fa allusione piuttosto all’episodio delle "acque amare" che gli Ebrei incontrarono nel deserto durante la loro marcia verso la terra promessa (Es 15,23-26). Molti uomini morirono per quelle acque, perché erano divenute amare, cioè velenose (cfr. Es 15,23; 2 Re 2,19). Il Nome Assenzio evoca un veleno mortale che Geremia minacciava di dare al popolo idolatra(cfr. Ger 9,14; 23,15). Le acque amare dovrebbero essere una ripresa delle acque di Mara (Es 15,23 e contesto). A conclusione dei fatti di Mara, Dio promette agli Israeliti, se osserveranno tutte le sue leggi, di non colpirli con le infermità che aveva rovesciato sugli Egiziani (Es 15,26). A proposito del fuoco che cade sulla terra, nel libro del profeta Isaia troviamo spiegato perché viene mandato il fuoco: "La terra è stata profanata dai suoi abitanti, perché hanno trasgredito le leggi, hanno disobbedito al decreto, hanno infranto l’alleanza eterna. Per questo la maledizione divora la terra, i suoi abitanti ne scontano la pena; per questo sono bruciati gli abitanti della terra e sono rimasti solo pochi uomini" (Is 24,5-6). Una dopo l’altra, le parti più stabili e più necessarie del cosmo vengono colpite. Ma il carattere parziale del castigo mostra che si tratta ancora dì un semplice preavviso. Al suono delle prime tre Trombe vi è sempre del "fuoco" o qualcosa di ardente che è gettato, ovvero, cade, sulla terra, nel mare, nei fiumi e sorgenti. Si sviluppa, quindi, l’immagine dei versetti precedenti, in cui l’Angelo getta fuoco sulla terra.
v.
12 Il quarto
angelo suonò la tromba: un terzo del sole, un terzo della luna e un terzo degli
astri fu colpito e così si oscurò un terzo degli astri; il giorno perse un
terzo della sua luce e la notte ugualmente: Questo giudizio
ricorda la nona piaga d’Egitto (cfr. Es 10,21-23; cfr. Salmo 104,28) che consisteva
in una notte di tre giorni (Es 10,21). Il tema dell’oscurarsi improvviso del
giorno si trova ben attestato nei testi profetici e apocalittici (cfr. Is
13,10; Ger 4,23; Ez 32,7; Gl 3,4; 4,15). Con la quarta tromba si passa dalla
terra al cielo. Qui però le tenebre non regnano ancora su tutto l’orizzonte:
solo un terzo della luce quotidiana è annientato. Abbiamo qui un anomalo
funzionamento dei corpi celesti. Il fatto richiama alla mente i profeti che
parlano spesso di oscuramento della luce del giorno (Amos 8,9; 5,20; Gioele
2,30-31; cfr. Atti 2,20); nel vangelo alla morte di Gesù (cfr. Lc 23,44). E)
C’è chi dà una interpretazione simbolica: l’eclissi straordinaria che oscura il
sole della Rivelazione cristiana, la luna della sapienza umana e le stelle (i
santi, i dottori, i pastori) della Chiesa cattolica. Comunque con la quarta
tromba c’è sicuramente l’accenno a un danneggiamento fisico subito da una
componente del cosmo, il cielo.
v.
13 E vidi e
udii un'aquila, che volava nell'alto del cielo e che gridava a gran voce: Per Giovanni l’aquila è
un animale con valore positivo (il quarto degli esseri viventi è un’aquila: le
due ali di aquila sono date alla Donna che si rifugia nel deserto). Visto poi
che sempre "nell’alto del cielo", cioè nello stesso mezzo, si
incontra anche un altro angelo (Ap 14,6) è possibile che quest’aquila in realtà
sia un angelo, o che simboleggi
un angelo. L’immagine dell’aquila è ricorrente nell’A.T. a significare la cura,
insieme forte e amorosa, dispiegata da Dio a favore di Israele, in particolare
proprio nella liberazione dall’Egitto (cfr. Es 19,4; Dt 32,11).
Guai, guai, guai agli abitanti della terra, al suono degli ultimi
squilli di tromba che i tre angeli stanno per suonare: L’aquila è anche un
uccello da preda (Mt 24,28). Essa è in genere l’emblema del giudizio divino che piomba
sugli uomini come l’aquila piomba sulla preda (cfr. Deut 28,29; Abacuc 1,8). Essa annuncia i tre restanti flagelli,
annunciati dalle tre restanti trombe; flagelli inauditi ad opera di potenze
demoniache.